Karan Thapar e Arundhati Roy


Francesco Cecchini


“Il nazionalismo indù potrebbe distruggere l’India ma la gente resisterà al fascismo di Modi” Arundhati Roy
In un’ intervista a Karan Thapar per The Wire Arundhati Roy afferma che la situazione attuale in Inda è “estremamente deprimente”, ma crede che vi siano segnali che il popolo indiano stia uscendo dal buco in cui è caduto. Ha detto che ha fiducia nel popolo indiano e crede che il paese emergerà dal tunnel oscuro in cui si trova attualmente.
Il link con la nota su The Wire è il seguente:
https://thewire.in/communalism/watch-karan-thapar-arundhati-roy
“Tra la confusione, il caos e la cacofonia della politica indiana, che tipo di paese stiamo diventando?” A questa domanda Arundhati Roy, scrittice, vincitrice di un premio Booker Prize per Il Dio delle Piccole Cose e militante politica, risponde affermando che il nazionalismo induista, intollerante di ciò che non è indù, potrebbe spezzare l’ India in piccoli pezzi, come è successo in precedenza con la Jugoslavia e la Russia, ma aggiunge che alla fine il popolo indiano resisterà a Narendra Modi e al fascismo del suo partito il BJP, Indian People’s Party. Arundhati Roy ha paragonato l’ impatto del nazionalismo induista sull’ India al tentativo di spremere un oceano in una bottiglia Bisleri (Bisleri, acqua minerale indiana).
Ha sollevato delle domande critiche. Per prima cosa, ha chiesto: Cosa abbiamo fatto alla democrazia? In cosa l’abbiamo trasformato? Cosa succede… quando è stato svuotato e svuotato di significato? Cosa succede quando ciascuna delle sue istituzioni si trasformata in qualcosa di pericoloso? Altra riguarda il tipo di paese che l’ India è diventata. Negli ultimi cinque anni, l’ India si è distinta come nazione che lincia. Musulmani e dalit sono stati pubblicamente fustigati e picchiati a morte dalla folla indù vigilante in pieno giorno, e i video del linciaggio sono stati poi caricati allegramente su YouTube”. Ancora più importante è la seguente affermazione: ” Il fascismo ci sta fissando in faccia… eppure esitiamo a chiamarlo con il suo nome”.
Nell’intervista a The Wire, Roy ha parlato anche del Kashmir. Spiega cosa intendeva quando nella sua recente Jonathan Schell Memorial Lecture ha detto del popolo del Kashmir: Perché dovrebbero voler far parte dell’India? Per quale motivo terreno? Se la libertà è ciò che vogliono, la libertà è ciò che dovrebbero avere. Roy spiega anche il modo in cui vede la relazione tra il Kashmir e il resto dell’India quando dice: “Il Kashmir potrebbe non sconfiggere l’India, ma consumerà l’India”. Questa opinione è ripresa anche da uno dei personaggi del suo libro Il Ministero della Massima Felicità, Musa Yeswi, che dice qualcosa di molto simile. “Un giorno il Kashmir costringerà l’ India ad autodistruggersi allo stesso modo… Non ci state distruggendo, ci state costruendo. Quelli che che state distruggendo siete voi stessi”. Quando le è stato chiesto da Karan Thapar per The Wire se la campana che suona in Kashmir sta effettivamente suonando per l’ India, Arundhati Roy ha pienamente concordato e spiegato perché. Ha detto che il modo in cui i valori, i principi e gli impegni costituzionali dell’ India vengono minati dal suo comportamento in Kashmir finirà per corrodere e consumare il resto del paese.

Arundhati Roy in Kashmir

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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