Aveva trent’anni nel 2014 Andrea Rocchelli, giornalista vero e libero, e stava documentando, assieme al collega ed amico Andrej Mironov, la guerra delle milizie ucraine contro il Donbass. Stavano raccogliendo immagini e notizie sui bombardamenti contro le popolazioni civili, per questo divennero il bersaglio dei soldati fascisti. Che li inseguirono con colpi di mortaio e di mitragliatrice, fino a che riuscirono ad ucciderli .
Un omicidio cercato e voluto dalle truppe di un regime, quello di Kiev, che da anni persegue la pulizia etnica verso i civili, ma che non vuole testimoni.
Per Andrea Rocchelli in Italia c’è stata una congiura del silenzio e delle complicità del potere perfino superiore a quella per Patrizio Regeni.
I nostri governi con le autorità ucraine non hanno neppure fatto la recita svolta con quelle egiziane. Così, l’ufficiale responsabile del reparto che fece il tiro a segno su Andrea e Andrej ha fatto carriera e oggi da deputato è proprio uno degli interlocutori delle autorità italiane. Il miliziano accusato di essere il materiale responsabile dell’omicidio è considerato un eroe dalle milizie fasciste ucraine.
Ricordiamo in questi giorni Andrea Rocchelli, morto per la verità e la libertà d’informazione. Ricordiamolo ad una stampa italiana in gran parte vile e guerrafondaia, che diffonde senza vergogna tutte le bugie della CIA e dei fascisti ucraini.
Giorgio Cremaschi PaP