‘Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri‘, Gino Strada
Non sappiamo quali sono le ‘vere’ motivazioni che hanno indotto il presidente della Russia, Vladimir Putin, ad invadere l’Ucraina. E soprattutto non sappiamo fino a che punto sarà disposto a spingersi nell’escalation militare.
Quello che è certo è che dopo 77 anni di pace i fucili ed i cannoni sono tornati a sparare nel cuore dell’Europa. E non è giustificabile in alcun modo. ‘Il mondo – ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz – non sarà più lo stesso’.
È una questione di sicurezza nazionale? È l’ambizione di una potenza militare? Di un leader? Di certo è il risultato di una serie di errori politici e militari compiuti negli ultimi due decenni. L’espansione della Nato verso l’est europeo non poteva non creare squilibri geopolitici e militari.
Le responsabilità, del resto, non sono mai solo da una parte. La retorica nazionalista a cui stiamo assistendo in questi giorni renderà difficile una soluzione pacifica. L’alternativa, non dimentichiamolo, è la Terza Guerra Mondiale. Sarebbe un disastro.
Ma Vladimir Putin perché ha voluto questo conflitto? Forse la risposta è più semplice di quanto possa apparire. Maria Montessori una volta disse: ‘‘Tutti parlano di pace, ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l’inizio di ogni guerra’.
Il sistema economico e politico a cui ci vantiamo di appartenere è fondato proprio sulla competizione che spesso decade nel machismo, se poi sono gli altri a comportarsi alla stessa maniera ci sorprendiamo e gridiamo allo scandalo.
Intanto, decine di migliaia di uomini e donne sono vittime dell’ennesimo conflitto bellico. ‘Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri‘.
La storia si ripete ancora una volta, purtroppo.