Copertina di Marsiglia 73
Francesco Cecchini
La città di Marsiglia 73 non è quella solare, nonostante i crimini, della trilogia di Jean-Claude Izzo, ma un luogo grigio oscuro infestato dal razzismo.
In Francia stanno accadendo omicidi, innanzitutto di arabi, in particolare algerini. Sparano loro a vista, gli spaccano il cranio. In sei mesi ne vengono uccisi una cinquantina, di cui venti a Marsiglia, epicentro del terrorismo razzista.

La Marsiglia di Marsiglia 73
A undici anni dalla fine della guerra d’Algeria, ai delinquenti dell’OAS, Organisation Armée Secrète, è stata concessa l’amnistia, molti di loro si sono integrati nell’apparato statale e nella polizia, il Fronte Nazionale è appena nato. I revanscisti voglio dinamitare le moschee, i bar frequentati da arabi, le imprese arabe.
Il giovane comissario Daquin, ventisettenne, è stato recentemente nominato al Vescovado, la questura di Marsiglia, luogo di tutti i compromessi, dove tutto si sa e nulla esce. Daquin è l’ eroe del romanzo. Dopo l’omicidio di un giovane algerino, Malek Khider, davanti a un bar, il commissario Daquin e la sua équipe indagano in una città dove si confrontano e cospirano forze e interessi forti. L’indagine si svolge nei circoli corsi e pied-noir, si insinua nei misteri amministrativi e giudiziari. Marseille 73 è un’indagine illuminante che racconta la società francese degli anni ’70. Anche gli immigrati si organizzano con la nascita del Mouvement des Travailleurs Arabes MTA. Daquin è in azione, le indagini avanzano con l’aiuto di Cipriani, il giornalista, e Berger, l’avvocato.
Marsiglia 73 offre almeno un triplo interesse. Innanzitutto la drammaturgia, perfettamente oliata, ricca di colpi di scena e suspense, portata avanti da tanti personaggi, spesso complessi, a cominciare da Daquin, ma anche Nadia Mohtari, la segretaria dell’Unione dei Francesi ritirata dall’Algeria, o il padre Khider , il padre della vittima. Interesse storico quindi. L’autore, storico di formazione, mostra la riqualificazione di ex funzionari dell’Algeria coloniale nella polizia repubblicana dell’ex metropoli. Descrive i legami mantenuti, i circoli di influenza, l’ideologia razzista ancora forte, la morsa su questo o quel servizio o questura, infine la follia paramilitare: non contenti di ambire a dettar legge in Francia, immaginano uno sbarco… in Algeria! Rimpatrio per alcuni e ritorno per altri.
Dominique Manotti è stata una militante politica e sindacale, e insegna storia economica alluniversità. Dal 1995, con lintento esplicito di continuare il suo impegno sociale per altre vie, ha scritto una decina di noir con al centro cospirazioni economico-finanziarie. In Francia, ha ottenuto i principali premi letterari per il giallo: il Prix Mystère de la critique (2002 e 2007) e il Grand Prix de la Littérature Policière (2011). Con questa casa editrice ha pubblicato Oro nero (2015), Il sentiero della speranza (2016), Le mani su Parigi (2017), Vite bruciate (2018), Il bicchiere della staffa (2020) e Marsiglia 73 (2022).
CARTA D’ IDENTITA’. Titolo: Marsiglia 73. Titolo originale: Marseille 73 Autore: Dominique Manotti. Traduttore dal francese:Francesco Bruno. Editore: Sellerio. Prezzo: 15 Euro.

Domique Manotti