Il nuovo ministro delle Finanze britannico Kwasi Kwarteng © Pippa Fowles / No 10 Downing Street

Convinto neoliberista, pronto a tagliare le tasse e alzare i bonus ai banchieri. Chi è Kwasi Kwarteng, braccio destro di Liz Truss

Valentina Neri

Probabilmente il nome di Kwasi Kwarteng a noi italiani non dice molto, ma è il caso di iniziare a prenderci confidenza. Perché il Cancelliere dello Scacchiere del nuovo governo britannico guidato da Liz Truss, l’equivalente del nostro ministro del Tesoro, ha una personalità ingombrante e una visione molto chiara dell’economia. Una visione spiccatamente conservatrice e neoliberista.

Chi è Kwasi Kwarteng, il Cancelliere dello Scacchiere di Liz Truss

Il nome e l’aspetto fisico (è il primo Cancelliere dello Scacchiere nero della storia) tradiscono le origini ghanesi, ma Kwasi Kwarteng è inglese fino al midollo. Nato nel 1975 a nord di Londra, ha frequentato il prestigioso college di Eton per poi studiare Lettere classiche a Cambridge, vincere una borsa di studio per Harvard e tornare a Cambridge per conseguire un dottorato in Storia economica. Sempre con brillanti risultati.

A trent’anni era già considerato l’astro nascente del partito conservatore del Regno Unito, e così è stato. È entrato in Parlamento nel 2010, ha guidato il dipartimento per le Imprese, l’energia e la strategia industriale durante l’esecutivo di Boris Johnson e ora è stato scelto da Liz Truss – sua amica, coetanea e vicina di casa – per un ruolo chiave. Il Cancelliere dello Scacchiere, di fatto, è la figura più potente dopo quella del premier

Un nuovo governo all’insegna del liberismo più sfrenato

Se Liz Truss si è fatta notare per le sue posizioni ultra-liberiste, Kwasi Kwarteng non è da meno. I due, insieme ad altri parlamentari conservatori, sono co-autori di Britannia Unchained: Global Lessons for Growth and Prosperity, un pamphlet pubblicato nel 2012 che suona come lista dei desideri puramente neo-thatcheriana.

Una volta insediatosi, Kwarteng non ha perso tempo. Nelle giornate di lutto nazionale per la morte della regina Elisabetta II ha limato gli ultimi dettagli di una manovra finanziaria il cui punto di forza sarà un taglio delle tasse da 30 miliardi di sterline (circa 34 miliardi di euro). Attese anche varie riforme, tutte in ottica di deregulation. L’ufficialità è arrivata venerdì 23 settembre: la sterlina è immediatamente crollata. E sembra plausibile che una misura del genere porti a infrangere la regola secondo cui il rapporto tra debito e prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe scendere tra il 2024 e il 2025. A mancare, inoltre, è stata una valutazione indipendente da parte dell’agenzia preposta, chiamata Office for Budget Responsibility

Liz Truss
Liz Truss arriva al numero 10 di Downing Street © Prime Minister’s Office/Wikimedia Commons

Ma non è detto che la deregulation sia la ricetta giusta

Secondo Larry Elliott, redattore economico del quotidiano The Guardian, «Truss e Kwarteng sono frustrati dalla mancanza di vitalità dell’economia nei 15 anni trascorsi dallo scoppio della crisi finanziaria globale nel 2007 e sono pronti a consentire un aumento del deficit di bilancio. La teoria è che i tagli alle tasse più la deregolamentazione garantiranno una crescita più rapida che, alla fine, porterà a un disavanzo minore. Verrà fissato infatti un target di crescita del 2,5%».

Un obiettivo modesto per gli standard storici, ma monumentale se paragonato all’ultimo biennio. La produttività, in particolare, appare stagnante. E nemmeno l’ampliamento della forza lavoro è servito a ridarle vigore; il tasso di disoccupazione è al 3,6%, il valore più basso dell’ultimo mezzo secolo. A conti fatti, dunque, l’economia d’Oltremanica marcia a un ritmo dell’1-1,5% annuo.

«Il problema della Gran Bretagna non è che sia tassata oltre misura né eccessivamente gravata dalle normative (anzi, il mercato del lavoro è uno dei più flessibili dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, OCSE), ma che gli investimenti sono così bassi. Un conto è fissare un obiettivo di crescita, un conto è raggiungerlo», chiosa Larry Elliott.

Il primo pensiero di Kwasi Kwarteng: largo ai bonus per i banchieri

È curioso notare come, in uno dei periodi più instabili che la storia recente ricordi, con la guerra in Ucraina che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di cibo ed energia e le supply chain nella confusione più totale da due anni, Kwasi Kwarteng abbia subito messo bene in chiaro una delle sue priorità. bonus dei banchieri.

Ex-dipendente di JP Morgan Chase, il neo-ministro avrebbe già in mente di eliminare il tetto che era stato imposto nel 2014 dall’Unione europea, di cui all’epoca anche il Regno Unito faceva parte. La crisi finanziaria globale infatti aveva acceso i riflettori sui comportamenti sconsiderati di chi, pur di intascare lauti compensi, gonfiava le performance di breve periodo senza curarsi dei potenziali rischi per la stabilità del sistema. Da qui la nuova regola: i banchieri possono guadagnare un premio equivalente al salario fisso, con la possibilità di raddoppiarlo previa approvazione degli azionisti

Ora Kwasi Kwarteng vorrebbe eliminarla, per rendere la City londinese più attrattiva agli occhi dei grandi gruppi bancari e dei talenti intenzionati a lavorare per loro. L’indiscrezione è stata diffusa dal Financial Times e poi confermata da svariate fonti vicine al ministro. La reazione dell’opinione pubblica è tiepida. Mentre l’inflazione sfiora il 10% e numerosi cittadini si rifiutano di pagare le bollette (ora calmierate a un massimo di 2.500 sterline l’anno per famiglia per iniziativa del governo Truss), tutta questa premura verso i lauti guadagni dei manager appare quanto meno intempestiva.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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