La questione ucraina ha creato una netta spaccatura tra il punto di vista occidentale e quello russo, al punto che in Occidente molti hanno definitivamente rinunciato a comprendere le ragioni di Mosca, chiudendo le porte ad una soluzione pacifica.

Comprendere le ragioni del nemico rappresenta il primo presupposto per raggiungere un compromesso. Proprio la mancanza di un atteggiamento di questo tipo da parte dell’Occidente si trova alla base della drammatica situazione che sta vivendo da mesi l’Ucraina, utilizzata dall’imperialismo statunitense come pedina antirussa. Ma soprattutto, i mass media e i leader politici occidentali continuano a rifiutarsi di comprendere le ragioni di Mosca, rendendo impossibile un processo di pace.

Comprendere le ragioni del nemico, è bene sottolinearlo, non significa condividerle, bensì analizzarne gli obiettivi al fine di trovare un compromesso nel quale entrambe le parti possano effettuare delle concessioni al fine di evitare conseguenze potenzialmente molto peggiori per tutti. Fu in questo modo, ad esempio, che John F. Kennedy e Nikita Chruščëv risolsero la crisi dei missili a Cuba, evitando conseguenze molto più gravi per l’intero pianeta: i sovietici accettarono di rimuovere le installazioni missilistiche sull’isola caraibica, mentre gli USA disarmarono segretamente quelle presenti in Turchia.

Oggi, la propaganda occidentale continua a descrivere il governo russo come composto da invasati che hanno scatenato una guerra senza ragioni, nascondendo le preoccupazioni per la propria sicurezza che la Russia ha espresso almeno dal colpo di Stato ucraino del 2014, senza voler risalire agli accordi tra Michail Gorbačëv e Geroge W. H. Bush sul non espansionismo della NATO verso est, accordi palesemente disattesi pochi anni dopo da Washington. Ma, così facendo, agli occhi dei russi e della maggioranza dei popoli degli altri continenti sono proprio nordamericani ed europei ad apparire come guerrafondai invasati, per non parlare del presidente ucraino, il tragicomico Volodymyr Zelens’kyj, arrivato addirittura a chiedere alla NATO di “sferrare un attacco preventivo” contro la Russia.

Un esempio su tutti: ogni volta che i leader russi mettono in guardia sui pericoli di una guerra nucleare con l’obiettivo di scongiurarla, le televisioni e i giornali nostrani travisano la notizia, attribuendo presunte minacce di guerra nucleare al governo russo. Proprio a causa di questo atteggiamento, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, lo spagnolo Josep Borrell, si è guadagnato a pieno titolo l’epiteto di “paranoico” da parte di Dmitrij Medvedev.

Le affermazioni sulla possibilità di un attacco nucleare russo contro l’Ucraina, fatte da Borrell, non sono altro che “paranoia”, ha scritto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa attraverso i social network. “Lasciamo alla sua coscienza la paranoia sull’attacco nucleare russo“, ha scritto Medvedev, commentando l’osservazione di Borrell secondo cui l’Occidente darebbe una risposta militare potente, ma non nucleare, in caso di attacco nucleare russo all’Ucraina. “A proposito, ho scritto di recente che gli Stati occidentali non si preoccupano realmente per l’Ucraina e per il suo regime banderista. Non vogliono offrire loro un sostegno totale. Inoltre, i demagoghi europei e d’oltremare sicuramente non andranno a morire per loro in un’apocalisse nucleare. Ecco perché la loro risposta sarà attenta ed equilibrata. E questo è il secondo significato dell’osservazione di Borrell“, ha aggiunto Medvedev.

A tal proposito, Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha sottolineato in una conferenza stampa che gli esercizi di retorica nucleare dei leader occidentali sono dannosi e provocatori: “Riteniamo che questa sia una pratica molto dannosa e un modo di fare provocatorio“, ha affermato. “La Russia non vuole prendere parte a queste pratiche e non vi partecipa“.

Anche il vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Aleksandr Venediktov, ha sottolineato che, a differenza delle loro controparti occidentali, i funzionari russi non hanno mai minacciato pubblicamente di usare armi nucleari o qualsiasi altra arma di distruzione di massa. Secondo la dottrina nucleare russa, infatti, l’uso di armi nucleari da parte della Russia è possibile solo se il nemico utilizza questo o altri tipi di armi di distruzione di massa contro la Federazione Russa e i suoi alleati, se ci sono informazioni affidabili sul lancio di missili balistici per attaccare la Russia e i suoi alleati, oppure in altre situazioni nelle quali l’esistenza stessa dello Stato russo è minacciata.

All’accusa di “paranoia” rivolta all’Unione Europea ha fatto seguito quella di “glorificatori del nazismo” rivolta agli Stati Uniti da parte di Anatolij Antonov, ambasciatore russo a Washington. Secondo Antonov, gli Stati Uniti sembrano essere sempre più dimentichi del passato e ora sono pronti persino a glorificare il nazismo nel loro desiderio maniacale di denigrare la Russia: “Sembra che nel desiderio maniacale di denigrare e abolire la Russia, gli Stati Uniti siano pronti persino a glorificare il nazismo, contro il quale i popoli dei nostri Paesi hanno combattuto eroicamente durante la seconda guerra mondiale“, si legge nella nota dell’ambasciatore.

La dichiarazione dell’ambasciatore Antonov è giunta in risposta alla visita dei membri del battaglione neonazista Azov negli Stati Uniti, dove sono ufficialmente impegnati in “attività educative”: “Abbiamo preso nota dei resoconti dei media sugli incontri dei combattenti del battaglione Azov (riconosciuto in Russia come organizzazione terroristica) con studenti delle migliori università statunitensi. Rappresentanti dell’organizzazione paramilitare neonazista hanno parlato davanti a un pubblico alla Stanford University“, ha sottolineato Antonov.

Non c’è dubbio sul tipo di idee che i terroristi ucraini – con le mani insanguinate per l’uccisione di civili – stanno diffondendo tra i giovani“, ha detto. “Ricordiamo i martiri di Odessa bruciati vivi nella Casa dei Sindacati nel maggio 2014, gli anziani, le donne ei bambini del Donbass uccisi in atroci e barbari bombardamenti dai neonazisti“, prosegue la nota dell’ambasciatore. “Vorremmo ricordare che i legislatori statunitensi hanno fatto appello al Segretario di Stato americano nel 2019 per includere il battaglione Azov nell’elenco delle organizzazioni terroristiche straniere. Allora si diceva che i membri del Congresso fossero scioccati dal rapporto del Soufan Center secondo cui il battaglione Azov era stato trasformato in un’agenzia per il reclutamento e la formazione dei radicali di estrema destra in tutto il mondo“, ha aggiunto il diplomatico.

Evidentemente, per la loro smania di dominio mondiale, gli Stati Uniti sono pronti a sostenere anche i neonazisti, come del resto fanno da tempo con le organizzazioni fondamentaliste islamiche in Medio Oriente.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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