… chi ha paura di James Gordon Meek?

di Gianluca Cicinelli per Diogene

Il 27 aprile 2022. C’è un prima e un dopo quella data nella vita di James Gordon Meek. Quella mattina il giornalista apre la porta della sua abitazione all’Fbi, a Siena Park Apartments ad Arlington, in Virginia. Non sa che da quel momento la sua vita sta per cambiare completamente. E non in meglio, purtroppo.

James Gordon Meek non è un emulo di Julian Assange. Lui è un regolare, un cronista di punta della Abc News, un talento puro, nel 2021 ha ottenuto una nomination agli Emmy Awards con il film documentario “3212 Un-redacted”, che descriveva in dettaglio l’imboscata di Tongo Tongo, dove nel 2017 quattro statunitensi, parte di una squadra di 10 berretti verdi, furono uccisi a colpi di arma da fuoco in uno scontro di quattro ore nel Sahara, a causa di un’imboscata dell’Isis.

L’inchiesta dimostra che i soldati erano mal preparati, scarsamente addestrati e “non indicativi” dei loro coetanei ad alte prestazioni nel continente. Vennero uccisi mentre stavano cercando di localizzare un operatore umanitario americano, tenuto in ostaggio dal comandante terrorista che il gruppo caduto nell’imboscata stava cercando di uccidere.

Una storia da cui l’esercito statunitense non esce bene, questo è certo. Ma non era stato il primo lavoro d’inchiesta di Meek, che nel 2006, con un reportage per il Daily News, era stato il primo giornalista a riferire sul complotto della bomba sul fiume Hudson organizzato da Al Qaeda quell’anno.

Meek è anche stato consulente e investigatore senior dell’antiterrorismo per il Comitato per la sicurezza interna della Camera degli Stati Uniti, dove ha indagato, tra gli altri episodi di terrorismo, sull’attentato alla maratona di Boston. Un’altra sua inchiesta era stata sull’uccisione di Dave Sharrett II, soldato Usa ucciso durante una battaglia con i ribelli vicino a Balad, in Iraq, durante l’invasione del 2008, per cui scoprì che Sharrett era stato ucciso dal suo ufficiale in comando.

Un personaggio scomodo quindi, ma che è sparito dai radar della vita pubblica e da quelli dell’emittente per cui lavorava dal 27 aprile scorso, dopo il blitz dell’Fbi nella sua casa. Un minuto prima delle 5 del mattino del 27 aprile, James Gordon Meek di ABC News lanciato un tweet con una sola parola: ” FATTI “. Da quel momento nessuno sa più che fine abbia fatto. Meek stava rispondendo a una conversazione con l’ex agente della Cia Marc Polymeropoulos, parlando del mezzo fallimento militare della Russia in Ucraina.

Va anche detto che i denigratori di Meek lo definiscono un fanatico di tutto ciò che provenga dai militari Usa, un “fanboy”, quindi l’antitesi di un Julian Assange, una persona disposta a cooperare con le autorità Usa. Un giornalista però d’indubbio valore, con i suoi servizi sui complotti terroristici sventati a New York City e l’insabbiamento dell’esercito sulla morte di Sharrett in Iraq, al punto che anche il presidente Obama volle incontrarlo e ringraziarlo.

La cosa più strana è che nessuno lo cerca e i giornali, almeno in apparenza, non danno importanza a questa sparizione. Per trovare qualcuno che si preoccupi per James Meek bisogna leggere Rolling Stone, che ci racconta come sia stato difficile avere conferma dallo stesso Fbi del blitz nella residenza di Meek ad Arlington.

“La prima cosa che il vicino di Meek, John Antonelli, notò quella mattina fu il veicolo utilitario nero con i finestrini oscurati che bloccavano il traffico in entrambe le direzioni sulla Columbia Pike”, scrive Rolling Stone. Antonelli contò almeno 10 agenti Fbi all’opera, pesantemente armati e swenza identificativi addosso. “Un rappresentante dell’Fbi ha detto a Rolling Stone che i suoi agenti erano presenti la mattina del 27 aprile “al blocco 2300 di Columbia Pike, Arlington, Virginia, svolgendo attività delle forze dell’ordine autorizzate dal tribunale. L’FBI non può commentare ulteriormente a causa di un’indagine in corso”.

Meek non è stato accusato di nessun crimine. Secondo gli esperti indipendenti il raid è il primo su un giornalista dall’amministrazione Biden. Meek è libero ma si è reso irreperibile. L’appartamento sembra vuoto. I suoi colleghi di Abc News non hanno idea di cosa sia successo a Meek. Un rappresentante della Abc ha detto a Rolling Stone che Meek si è dimesso molto bruscamente e non lavora lì da mesi.

Mentre voci di corridoio sostengono che gli agenti federali avrebbero trovato informazioni riservate sul laptop di Meek durante il loro raid, il suo avvocato, Eugene Gorokhov, ha fatto sapere che Meek non è a conoscenza delle accuse che fonti anonime mettono in giro sul presunto possesso di documenti riservati. Fonti anonime che in realtà hanno una firma, sempre secondo Eugene Gorokhov, provengono cioè dal governo.

La pista più evidente, almeno in ordine cronologico, sembra essere legata al lavoro di Meek nel documentario nominato per gli Emmy, in quanto presentava le prove di un insabbiamento ai livelli più alti dell’esercito, secondo quanto annunciava lo stesso promo pubblicitario. Anche un altro personaggio legato a questo documentario, Brian Epstein, giornalista investigativo, ha improvvisamente lasciato Abc News senza dare spiegazioni qualche tempo prima che sparisse Meek.

Ma si affaccia un’altra pista sulla sparizione Di James Gordon Meek ad opera dell’Fbi, legata a un lavoro più recente del giornalista. Un libro in preparazione per l’editore Simon & Schuster, “Operation Pineapple Express: The Incredible Story of a Group of Americans Who Underto One Last Mission and Honored a Promise in Afghanistan” Letteralmente: Operazione Pineapple Express: l’incredibile storia di un gruppo di americani che ha intrapreso un’ultima missione e ha onorato una promessa in Afghanistan. Dopo aver pubblicato la copertina sui social questa è sparita insieme a Meek nel nulla dopo il 27 aprile.

L’unica certezza è che un giornalista molto saldamente legato all’establishment statunitense potrebbe essere venuto a conoscenza di segreti che quell’establishment non voleva venissero conosciuti dell’opinione pubblica. Per questo pur essendo la biografia di Meek esattamente opposta a quella di Julian Assange siamo di fronte a un nuovo caso di violazione della libertà di stampa negli Usa., Il silenzio tombale di giornali importanti come il New York Times sulla sparizione di James Meek è la conferma che la mano pesante di Washington si è chiusa di nuovo sul collo del diritto dei cittadini a conoscere la verità sulla loro amministrazione.

articolo in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/chi-ha-paura-di-james-gordon-meek-un-nuovo-caso-assange-scuote-gli-usa/ 

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Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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