L’atlantismo tossico di Calenda contro i pacifisti è quello di chi non riesce a immaginare come uscirne con le armi. Criminalizza chi ha altre soluzioni perché soluzioni non ne ha.
Calenda e i suoi pacifisti immaginari
Carlo Calenda definisce “immorale” quel “pacifismo che mette tutti sullo stesso piano”, aggiungendo poi: “Non accetteremo alcuna collaborazione con chi sostiene queste tesi. In Italia e in Ue”.
Il leader di Azione finge di non sapere o dimentica che la pace si fa tra nemici, anche quando il sangue versato è terribile. La pace si fa perché è un bene supremo che non cancella ragioni e torti ma il più delle volte, anche se non ci piace, obbliga a una sospensione del giudizio morale.
E questo accade perchè l’alternativa è dichiarare guerra ed entrare direttamente nel conflitto. Vuole questo Calenda? Non ci sono alternative: o ci si adopera per la via diplomatica, o si entra come parte belligerante. Indignarsi è autoreferenziale, specialità di casa Calenda.
Pacifisti immaginari
Sull’improvvida uscita di Calenda, scrive Andrea Masala:
“Ogni mattina un atlantista si sveglia e comincia a descrivere un pacifista immaginario: amico di Putin (anche se i pacifisti da decenni sono contro Putin mentre europeisti e atlantisti ci facevano business), amico di Gasprom (anche se i pacifisti da decenni sono contro le multinazionali, i monopoli e i combustibili fossili mentre atlantisti ed europeisti irridevano e rallentavano le politiche di conversione energetica perché con Gasprom ci facevano e ci fanno i soldi), per la resa dell’Ucraina (anche se i pacifisti da decenni sono per l’autodeterminazione di tutti i popoli, siano essi ucraini, palestinesi, kurdi, uiguri…).
L’atlantista ogni mattina cerca di spiegarci chi siamo e cosa vogliamo, ma non si sogna minimamente di dirci come con la sua impostazione se ne esce fuori, come si smette di far morire ucraini e di distruggere il loro paese o come si scongiura una escalation.
Pur con tutta l’immaginazione e l‘inventiva che dimostrano nell’inventare pacifisti immaginari, non riescono proprio a immaginare come uscirne con le armi.
Criminalizzano chi ha altre soluzioni perché loro soluzioni non ne hanno.”