Dopo le elezioni dello scorso 13 ottobre, il parlamento ha scelto Ishmael Kalsakau per ricoprire l’incarico di primo ministro.

Dallo scorso 4 novembre, Alatoi Ishmael Kalsakau ha assunto ufficialmente la carica di primo ministro di Vanuatu, piccolo Stato arcipelagico dell’Oceano Pacifico indipendente dal 1980. L’elezione di Kalsakau è avvenuta dopo lo svolgimento delle elezioni legislative lo scorso 13 ottobre, che avevano disegnato un parlamento molto frammentato.

Vice primo ministro nel precedente governo guidato da Bob Loughman, Kalsakau ha abbandonato la coalizione guidata dal Vanua’aku Pati (“Il Partito della mia Terra”) dello stesso Loughman. Quest’ultimo sperava di ottenere un nuovo mandato alla guida del governo, ma alla fine Kalsakau ha saputo organizzare una nuova coalizione guidata dalla sua Unione dei Partiti Moderati (Union des partis moderés), permettendo in questo modo di formare una maggioranza composta da cinque partiti e sostenuta da trenta parlamentari su 52. In questo modo, Kalsakau ha potuto tenere a bada le velleità di governo del leader dell’opposizione, Ralph Regenvanu, capo del Partito Terra e Giustizia (Graon mo Jastis Pati), che sperava di poter formare una nuova maggioranza.

Nel suo discorso d’insediamento, il nuovo primo ministro ha riconosciuto la “conoscenza e saggezza” del governo precedente che ha guidato Vanuatu attraverso la pandemia di Covid-19 e le conseguenti turbolenze economiche. Ha inoltre ringraziato l’Australia per aver fornito velivoli ed elicotteri delle forze di difesa durante le elezioni anticipate.

La nascita del governo Kalsakau deve sicuramente aver suscitato la soddisfazione della stessa Australia e degli Stati Uniti, visto che il nuovo primo ministro è noto soprattutto per le sue posizioni contrarie all’influenza cinese nell’Oceano Pacifico. Tuttavia, i suoi oppositori lo accusano di sbandierare la sua posizione contro l’interventismo cinese per poi accettare ciecamente quello australiano e statunitense. Al governo, ad esempio, Kalsakau ha condotto controversi tentativi di riformare le leggi fondiarie di Vanuatu ampliando i poteri dei ministri del governo di affittare terre indigene, cosa che avrebbe permesso maggiori investimenti stranieri provenienti da quei Paesi.

Nonostante la posizione di Kalsakau, la Cina è un importante partner di Vanuatu a partire dall’inizio degli anni ‘90, e persino l’edificio del parlamento di Port Vila è stato costruito grazie al sostegno cinese. I due Paesi sono anche legati da un accordo economico firmato nel 2006, che prevede che la Cina assista l’arcipelago nel suo sviluppo.

Nel frattempo, Vanuatu continua a farsi portavoce della questione del cambiamento climatico, che sta mettendo a repentaglio l’esistenza stessa delle isole del Pacifico. Alla vigilia della della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, comunemente nota come COP27, iniziata domenica in Egitto, l’inviato di Vanuatu, Bakoa Kaltongga, ha denunciato che la questione climatica dovrebbe essere inquadrata all’interno dei diritti umani.

La nostra è una preoccupazione universale. La voce di Vanuatu è la voce delle comunità in tutto il mondo“, ha detto Kaltongga alla testata Nikkei Asia. “Dobbiamo agire e credo che il modo giusto per affrontare questo non sia quello di essere conflittuali e non essere aggressivi. […] Gli Stati membri devono capire che abbiamo una capacità economica inferiore e prima o poi non saremo in grado di sostenere questo tipo di frequenza nelle sfide del cambiamento climatico“, ha affermato ancora il diplomatico.

Nel 2020, ad esempio, il ciclone Harold ha devastato gran parte del Paese, distruggendo scuole e altri edifici, rovinando i raccolti e provocando danni per oltre 600 milioni di dollari, equivalenti a oltre il 60% del prodotto interno lordo di Vanuatu. L’arcipelago, come gli altri Paesi dell’Oceano Pacifico, subisce le gravi conseguenze del cambiamento climatico nonostante rappresenti una frazione minima delle emissioni di gas serra nel mondo, e nei prossimi decenni potrebbe completamente finire al di sotto del livello del mare.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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