Grazie alla vittoria in Pennsylvania, il Partito Democratico potrebbe conservare il controllo del Senato, anche se bisognerà attendere il ballottaggio in Georgia, previsto per il 6 dicembre.

Le midterm election statunitensi sono storicamente un difficile scoglio da superare per il partito del presidente in carica, in questo caso il democratico Joe Biden. Molti si aspettavano dunque una netta vittoria repubblicana nell’election day dell’8 novembre, ma in realtà i candidati presidenziali si sono difesi positivamente nella maggioranza dei casi. Mentre scriviamo, i risultati non sono ancora stati confermati come definitivi, e quindi le cose potrebbero cambiare repentinamente, ma una prima situazione sembra essersi delineata.

La House of Representatives, la camera bassa del parlamento statunitense, dovrebbe effettivamente passare in mano repubblicana. Dei 435 seggi della Camera dei Rappresentanti, 207 sono già stati attribuiti ai candidati dell’opposizione, mentre i Dem sono fermi a quota 184, avendo certamente perso otto dei seggi che detenevano in precedenza. I numeri definitivi verranno confermati nei prossimi giorni, ma il GOP non sembra avere più nulla da temere, anche se la sua maggioranza si annuncia meno netta di quella prevista alla vigilia.

I democratici potrebbero invece mantenere il controllo del Senato, grazie soprattutto all’importante vittoria ottenuta in Pennsylvania. Lo Stato di Pittsburgh, infatti, metteva in palio il seggio repubblicano conquistato da Pat Toomey sin dalle elezioni del 2010. Con il ritiro di Toomey, il GOP ha puntato sul turco-americano Mehmet Öz, che però ha perso la propria corsa contro John Fetterman (50,6%). Il successo di Fetterman ha dato un buon motivo di soddisfazione ai democratici, che nel Senato in carica possono contare su un vantaggio minimo di 51 seggi a 49.

Dei 35 seggi in palio al Senato, dunque, venti sono stati assegnati ai repubblicani e dodici ai democratici, con tre che restano ancora vacanti. Attualmente, vige una situazione di pareggio tra i seggi complessivi, di 48 a 48. Gli scranni ancora da assegnare provengono dagli Stati di ArizonaNevada Georgia, il cui esito sarà dunque decisivo.

In Arizona, sebbene i risultati non siano ancora definitivi, il democratico Mark Kelly dovrebbe conservare il proprio seggio, visto che al momento gli viene attribuito un vantaggio di cinque punti percentuali sul suo rivale, Blake Masters. I repubblicani potrebbero invece strappare il Nevada alla senatrice in carica, Catherine Cortez Masto, che al momento si ritrova con uno svantaggio di un paio di punti rispetto allo sfidante Adam Laxalt. A questo punto, risulterebbe decisivo il ballottaggio del 6 dicembre in Georgia, dove il democratico Raphael Warnock (in foto) partirebbe con un vantaggio dello 0,8% rispetto al repubblicano Herschel Walker.

Ancora una volta, la Georgia, Stato che diede vita alle prime rimostranze di Donald Trump in occasione delle ultime presidenziali, potrebbe quindi determinare l’esito delle elezioni per qualche migliaio di voti di differenza.

Nell’election day dell’8 novembre, si sono tenute anche le elezioni per i governatori di ben 36 Stati. Al momento, i democratici hanno assicurato due importanti vittorie in Maryland e Massachusetts, precedentemente controllati dai repubblicani. In Maryland, con il governatore in carica, Larry Hogan, che non si è ripresentato, Wes Moore (59,8%) ha avuto vita abbastanza facile contro Dan Cox; scenario simile in Massachusetts, dove Maura Healey (63,2%) ha battuto Geoff Diehl, incapace di mantenere l’incarico precedentemente occupato dal repubblicano Charlie Baker.

Anche in questo caso, restano degli Stati in bilico. I democratici dovrebbero confermarsi in Oregon e Arizona, mentre i repubblicani dovrebbero avere vita facile in Alaska, mantenendo anche il governo del Nevada. Se questi risultati dovessero essere confermati, avremmo 26 Stati sotto governo repubblicano e 24 sotto controllo dei democratici, ai quali va aggiunta la conferma di Muriel Bowser (77,3%) come sindaco di Washington, D.C.

Nei prossimi giorni forniremo ulteriori aggiornamenti circa le elezioni di midterm negli Stati Uniti, non appena verranno resi noti i risultati definitivi.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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