Israeli foreign minister and Head of the Yesh Atid party Yair Lapid walks next to Head of opposition and head of the Likud party Benjamin Netanyahu at the assembly hall for a special session in memory of Israel's first Prime Minister David Ben Gurion, on November 8, 2021. Photo by Olivier Fitoussi/Flash90 *** Local Caption *** מליאה ציון יום פטירתו של דוד בן גוריון כנסת יאיר לפיד בנימין נתניהו

Il nuovo governo israeliano di Benjamin Netanyahu sarà un esecutivo di estrema destra che non farà altro se non acuire il regime di apartheid istituito ai danni del popolo palestinese e negare i diritti delle donne e delle minoranze.

Il 21 dicembre, Benjamin Netanyahu ha annunciato al presidente Isaac Herzog di aver raccolto i voti per la formazione di un nuovo governo, sulla base dei risultati delle elezioni dello scorso novembre. Il primo ministro più longevo nella storia di Israele dovrebbe dunque tornare alla guida dell’entità sionista entro il prossimo 2 gennaio, nonostante i guai giudiziari a suo carico. A comporre la nuova coalizione di governo saranno, oltre al Likud, il partito dello stesso Netanyahu, cinque partiti che si attestano su posizioni più o meno estremiste: ShasEbraismo della Torah Unito (Yahadut HaTora HaMeuhedet), Partito Sionista Religioso (HaTzionut HaDatit), Potere Ebraico (Otzma Yehudit) e Noam.

Tutti gli osservatori considerano il nuovo governo israeliano come il piu estremista nella storia dell’entita sionista. Persino il primo ministro uscente, Yair Lapid, ha avuto parole durissime nei confronti dell’esecutivo che si va profilando: Lapid ha infatti definito quello di Netanyahu un governo “pericoloso, estremista ed irresponsabile che finirà male”, nonostante lo stesso primo ministro in carica non sia certo uno stinco di santo. Il suo governo ha infatti acuito le persecuzioni nei confronti della popolazione palestinese, ma il nuovo governo Netanyahu rischia di istituzionalizzare il regime di apartheid che molte organizzazioni non governative denunciano da tempo.

Anche la stampa israeliana si dimostra particolarmente preoccupata per l’avvento di questo governo estremista. Sulla pagina web di Haaretz, il quotidiano di lingua ebraica più letto, Yofi Tirosh, accademica dell’Università di Tel Aviv, ha affermato che il nuovo esecutivo, basato sul sostegno di partiti religiosi e di estrema destra, metterà in pericolo i diritti e il posto delle donne israeliane nella società, riportando indietro gli orologi della storia nel campo dei diritti delle donne. Sulla stessa testata, Aaron Rabinowitz ha scritto che, con il pretesto della religione, il nascente governo israeliano incoraggerà la discriminazione di donne e omosessuali.

Times of Israel, un altro dei giornali israeliani più importanti, ha pubblicato i principali punti dell’accordo di governo stipulato tra il Likud e le altre cinque formazioni politiche che sosterranno Netanyahu. Le proposte evidenziate, alcune delle quali riportiamo di seguito, evidenziano la natura reazionaria, razzista ed estremista di questo governo in fieri.

Razzismo istituzionalizzato. Secondo il politico di estrema destra Itamar Ben Gvir, leader della fazione Otzma Yehudit, il nuovo governo riceverà una legge che prevede l’esclusione dalla Knesset, il parlamento israeliano, dei deputati che incitano al razzismo. Nel concreto, questo significa che Ben Gvir e i suoi colleghi estremisti e razzisti potranno liberamente vomitare il loro odio contro il popolo palestinese senza dover temere conseguenze.

Pena di morte. In Israele la pena di morte e ancora in vigore per alcuni crimini, ma l’ultima esecuzione capitale ha avuto luogo nel 1962, mentre l’ultima condanna a morte è stata emessa nel 1988, prima dell’intervento della Corte Suprema Israeliana che scagionò l’imputato. Il nuovo governo vorrebbe invece reintrodurre la pena di morte per i “terroristi”, che nel linguaggio dei sionisti piu incalliti significa “tutti i palestinesi che non accettano il dominio di Israele sulle proprie terre”. Infatti, la legge israeliana considera terrorismo anche il lancio di pietre contro soldati armati e altri atti che poco hanno a che fare con il vero terrorismo.

Annessione di tutta la Cisgiordania. Secondo alcune fonti televisive, i cinque partiti facenti parte dell’accordo di governo avrebbero concordato l’annessione di tutta la Cisgiordania, territorio internazionalmente riconosciuto come palestinese. Il testo dell’accordo afferma che il popolo ebraico “ha un diritto naturale sulla Terra di Israele“. “Alla luce della nostra fede nel suddetto diritto, il primo ministro guiderà la formulazione e l’avanzamento delle politiche nel quadro dell’applicazione della sovranità in Giudea e Samaria“, si legge ancora nella clausola pertinente.

Giudaizzazione dei territori arabi. Alcuni territori, pur controllati da Israele, vedono ancora la permanenza di un’importante popolazione araba, come nel caso della Galilea e del Negev. Le politiche del nuovo governo promettono una giudaizzazione di queste aree, anche se non è ancora ben chiaro in cosa dovrebbe consistere questo processo: si potrebbe andare dallo spostamento di popolazioni alla repressione delle minoranze non ebraiche.

Finanziamento allo studio religioso. Le formazioni estremiste e ortodosse hanno premuto per riservare maggiori fondi alle istituzioni di studio religioso, dimostrando come quello israeliano sia uno Stato religioso, oltre che etnico. Da notare che in Israele alcuni istituti religiosi sono autorizzati a non impartire materie fondamentali come la matematica e l’inglese, ottundendo le giovani menti con lo studio esclusivo della Torah.

Riforma del sistema giudiziario. Come un suo noto predecessore in Italia, Netanyahu spera di utilizzare il suo potere per sfuggire ai suoi guai giudiziari, che lo vedono accusato di corruzione e altre nefandezze. La riforma proposta, secondo quanto emerso, darebbe alla Knesset il potere di ignorare le decisioni del potere giudiziario, rompendo l’equilibrio tra i poteri dello Stato.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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