Luciana Castellina critica il PD perchè non ha perseguito una coalizione larga contro la destra, ma di fatto propone come unico destino della sinistra l’alleanza col Pd.
La tesi di Luciana non è nuova. Uscì da Rifondazione nel 1994 perchè non votammo il governo Dini con la sua riforma delle pensioni che introduceva in Italia il sistema contributivo contro cui in Francia si sciopera anche in questi giorni.

E’ evidente che la critica di Luciana al PD è fondata. Se quel partito invoca l’antifascismo contro il governo è giusto far notare che ha consegnato l’Italia alla destra rifiutando l’alleanza con M5S (va detto che neanche Calenda e Renzi la volevano). Bisognerebbe non pigramente interrogarsi sulle ragioni per cui un partito preferisce perdere le elezioni piuttosto che apparire poco draghiano e non allineato con la NATO come un soldato.

Qual’è la ricetta di Luciana? “si è antifascisti, la prima cosa da
fare è organizzare un comitato di liberazione nazionale. Con i 5Stelle e perfino con Calenda. Lui ha posizioni più simili a
quelle di Berlusconi ma è antifascista, e pur di fermare le destre va
bene anche il campo largo, anzi larghissimo.”

In sintesi la ricetta sarebbe 1) ricostruire quel “campo largo” che si è rotto con la nascita del governo Draghi 2) riproporre la coalizione per battere la destra che funesta l’Italia dal 1994 quando entrò in vigore la legge maggioritaria sciaguratamente sostenuta dal PDS, da Repubblica, MicroMega, Massimo Cacciari e Michele Santoro, ecc. (solo Rifondazione, Il Manifesto, Ingrao, Rodotà e i costituzionalisti ecc. si schierarono contro).

Quando il tema diventa il campo larghissimo i contenuti della politica vengono completamente meno. Infatti nessuno può pensare di fare una politica di pace, disarmo, diritti sociali e del lavoro, ecologia, rilancio del pubblico a partire dalla sanità e dalla scuola, ripubblicizzazione dei beni comuni, ecc. ecc. con una coalizione del genere.

Non è un caso che la riforma di sinistra più percepita a livello di massa da tanto tempo a questa parte – parlo del reddito di cittadinanza – l’abbia fatta il M5S con la Lega con il voto contrario del PD di Zingaretti e di Renzi.

Inoltre se l’Italia è l’unico paese europeo in cui è diventato primo partito quello che è diretto erede del fascismo e lo ostenta persino nel simbolo, non sarà forse conseguenza delle precedenti vittorie del campo larghissimo “per battere la destra”?

Se FdI è il primo partito persino tra gli operai non sarà che questo campo larghissimo è stato talmente odiosamente antipopolare che persino i (post)fascisti sono diventati popolari.

Ricordo che prima del bipolarismo e finchè vi furono partiti di sinistra forti come il PCI, o anche semplicemente popolari come la DC, per i nostalgici del duce le percentuali non superavano nei momenti più fortunati il 4/5% nonostante le capacità oratorie di Almirante.

Tralascio di segnalare che se pensiamo che al governo ci sia il fascismo degli anni ’20 dovremmo prendere i fucili come il CLN (da questo punto di vista dovremmo essere ancora in tempo per armarci visto che uomini del PD sono ai vertici dell’industria bellica).

Non sottovaluto certo la matrice del governo anzi critico il centrosinistra e il PD anche per aver svenduto storia, memoria e cultura dell’antifascismo essendo corresponsabile di operazioni di revisionismo storico e presunta “pacificazione” oltre che di un’attiva diffusione dell’anticomunismo.

Ammetto che magari questo campo larghissimo invocato da Luciana potrebbe anche ottenere successo elettorale, come accaduto in passato perchè c’è una parte d’Italia che trova repellente la destra.

Ma dubito che ne venga nulla di buono come dimostra la stessa Regione Lazio dove la sanità privata spadroneggia e le leggi urbanistico-edilizie sono confezionate per palazzinari e immobiliaristi.

Possiamo continuare all’infinito a proporre campi larghissimi che hanno prodotto non solo lo spostamento a destra dei settori popolari, ma la crescita mai vista dell’astensionismo?

Possiamo continuare all’infinito a proporre campi larghissimi che hanno contribuito a fare del nostro paese l’unico del G20 in cui i salari sono diminuiti del 12% e l’età pensionabile la più alta d’Europa?

Alla domanda noi abbiamo risposto dal 2008 decidendo di non far parte più di coalizioni neoliberiste e guerrafondaie. E abbiamo pagato un prezzo enorme in termini di oscuramento e isolamento. Una strada giusta ma difficilissima perchè il bipolarismo spinge anche le/i migliori, come Luciana, ad accettarne la logica.

Ma la nostra sconfitta non dimostra mica che avevano ragione quelle/i che hanno seguito la strada opposta visti i risultati.

La realtà le compagne e i compagni che hanno firmato con Luciana l’appello per la Regione Lazio la conoscono come me. Tutte/i hanno scritto tonnellate di articoli di critica all’operato dei governi con dentro il PD. Purtroppo quando arrivano le elezioni pare che una sindrome del “meno peggio” (che spesso non è stato neanche tale) li assale e scatta una sorta di amnesia.

Non sarebbe ora di mettere in discussione proprio il bipolarismo e smontare un gioco truccato che ha cancellato la sinistra nel nostro paese?

Invece di inseguire vittorie effimere non sarebbe il caso di costruire uno schieramento del fronte pacifista, ambientalista e di sinistra su un programma popolare per l’attuazione della Costituzione e di ricostruzione del paese dopo trenta anni di guasti del neoliberismo?

Invece di spingere M5S di nuovo col Pd non è il caso di proporre loro un’interlocuzione in tal senso? Non sarebbe il caso di riunire le formazioni di sinistra su questa prospettiva restituendo a lavoratrici e lavoratori una prospettiva politica?

E soprattutto non sarebbe il caso di darsi come obiettivo imprescindibile quello del ritorno al proporzionale, unica vera barriera alle involuzioni autoritarie (che per ora sono state realizzate sempre con il concorso del centrosinistra) e ai rischi di fascismo?

Non sarebbe ora di fare un CLN per promuovere un referendum sulla legge elettorale?

Perché continuare a farsi imprigionare dal bipolarismo? Perché continuare a portare acqua in maniera subalterna al partito della guerra, del precariato, del cemento e delle privatizzazioni?

L’antifascismo, quello vero, si presentò come rottura e rinnovamento verso le classi dirigenti liberali che al fascismo aprirono la strada.

Maurizio Acerbo PRC UP

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