Sul fi­ni­re del­l’an­no 2022 i dati della in­fla­zio­ne erano im­pla­ca­bi­li viag­gian­do sopra l’11 per cento con pic­co­le oscil­la­zio­ni tra Ot­to­bre e No­vem­bre. Cre­scen­do l’in­fla­zio­ne si sa che il po­te­re di ac­qui­sto di sa­la­ri e pen­sio­ni di­mi­nui­sce. La spin­ta in­fla­zio­ni­sti­ca è una delle con­se­guen­ze della guer­ra in corso in Ucrai­na e di tutte le po­li­ti­che eco­no­mi­che, san­zio­ni e nuove rotte ener­ge­ti­che in­clu­se, de­ter­mi­na­te­si in que­sti ul­ti­mi mesi.

Il con­te­ni­men­to della in­fla­zio­ne con le po­li­ti­che di au­ste­ri­tà non ha tut­ta­via pre­ser­va­to i sa­la­ri dalla per­di­ta di po­te­re di ac­qui­sto tanto che sono i sa­la­ri ita­lia­ni ad es­se­re cre­sciu­ti meno in tutta l’a­rea Ue.

Da qui la ne­ces­si­tà di stu­dia­re e com­pren­de­re quan­to ac­ca­du­to negli ul­ti­mi tren­ta anni e non li­mi­tar­si solo alla in­fla­zio­ne ma tener conto del­l’an­da­men­to di sa­la­ri e pen­sio­ni.

In­fat­ti, ri­du­cen­do l’in­fla­zio­ne non è au­to­ma­ti­ca la te­nu­ta del po­te­re di ac­qui­sto spe­cie se pre­ca­riz­zi i rap­por­ti di la­vo­ro o co­strui­sci mec­ca­ni­smi che pre­ve­da­no au­men­ti con­trat­tua­li al di sotto del costo della vita. I due aspet­ti, in­fla­zio­ne e di­na­mi­che sa­la­ria­li, vanno letti in­sie­me e so­prat­tut­to in una ot­ti­ca di­ver­sa da quel­la li­be­ri­sta senza di­men­ti­ca­re il ruolo dello Stato e i suoi in­ter­ven­ti che pos­so­no far pe­sa­re la bi­lan­cia o a fa­vo­re dei pa­dro­ni e del ca­pi­ta­le (come av­vie­ne ormai da de­cen­ni) o sce­glie­re, in de­ter­mi­na­ti pe­rio­di sto­ri­ci, in­ve­ce una sorta di bi­lan­cia­men­to degli in­te­res­si op­po­sti (ca­pi­ta­le e la­vo­ro)

Nel 1980 il picco della in­fla­zio­ne pari al 21,2 per cento, per il 2023 la pre­vi­sio­ne sem­bra sia at­tor­no al­l’au­men­to del­l’8 per cento.

Sgom­be­ria­mo il campo da un equi­vo­co: se man­tie­ni bassa l’in­fla­zio­ne sal­va­guar­di solo in parte il po­te­re di ac­qui­sto, devi in­ter­ve­ni­re con altre mi­su­re come l’a­de­gua­men­to dei sa­la­ri e delle pen­sio­ni al costo della vita, re­go­le in ma­te­ria di con­trat­ti e la­vo­ro non alla in­se­gna della pre­ca­rie­tà. Ma negli ul­ti­mi anni è ac­ca­du­to l’e­sat­to con­tra­rio e le mi­su­re del Go­ver­no Me­lo­ni guar­da­no alle im­pre­se e solo in mi­su­ra mar­gi­na­le a fa­mi­glie e la­vo­ra­to­ri.

 L’Inps parla di au­men­to della spesa pre­vi­den­zia­le pari a 24 mi­liar­di di euro per il 2023 e su que­sta spesa grava anche l’au­men­to della in­fla­zio­ne. Ma at­ten­zio­ne: l’età media della po­po­la­zio­ne ita­lia­na è sem­pre più alta e il nu­me­ro dei pen­sio­na­ti in au­men­to per so­prag­giun­ti li­mi­ti di età, se si vuole ri­dur­re la spesa pre­vi­den­zia­le com­ples­si­va do­vran­no in­ter­ve­ni­re per ab­bas­sa­re in pro­spet­ti­va l’as­se­gno pen­sio­ni­sti­co visto che in­nal­za­re ul­te­rior­men­te l’età pen­sio­na­bi­le (l’a­spet­ta­ti­va di vita sta ca­lan­do da al­me­no 3 anni) non sem­bre­reb­be pos­si­bi­le.  

Prima della Legge di Bi­lan­cio il Def par­la­va di au­men­to della spesa pen­sio­ni­sti­ca di circa 23 mi­liar­di di euro, da qui sca­tu­ri­sco­no i re­cen­ti in­ter­ven­ti del Go­ver­no. Cosa è ac­ca­du­to? La en­ne­si­ma cor­ti­na di fumo at­tor­no al­l’au­men­to delle pen­sio­ni mi­ni­me ri­du­cen­do l’a­de­gua­men­to al costo della vita per tutte le altre. 

La spesa pre­vi­den­zia­le è de­sti­na­ta a di­mi­nui­re con il cal­co­lo at­tra­ver­so il si­ste­ma con­tri­bu­ti­vo, ora, per il Go­ver­no, si trat­ta di raf­for­zar­lo evi­tan­do di cal­co­la­re anche pochi anni di an­zia­ni­tà con il vec­chio re­tri­bu­ti­vo che poi sa­reb­be van­tag­gio­so per i la­vo­ra­to­ri ma di­spen­dio­so per le casse sta­ta­li. Il re­tri­bu­ti­vo, cal­co­la­re l’as­se­gno pre­vi­den­zia­le in base alle buste paga degli ul­ti­mi anni la­vo­ra­ti­vi, è ve­nu­to meno a par­ti­re dagli anni No­van­ta con il tra­mon­to del­l’o­biet­ti­vo sta­ta­le di una oc­cu­pa­zio­ne sta­bi­le con con­trat­ti di­gni­to­si. Da al­lo­ra entra nel vivo l’of­fen­si­va con­tro il po­te­re di ac­qui­sto e di con­trat­ta­zio­ne della forza la­vo­ro.

Stan­no già par­lan­do di in­so­ste­ni­bi­le si­ste­ma pre­vi­den­zia­le per ri­dur­re l’im­por­to della spesa pen­sio­ni­sti­ca, can­cel­la­re in toto il si­ste­ma re­tri­bu­ti­vo (anche se cir­co­scrit­to ormai a pochi anni e per una pla­tea assai cir­co­scrit­ta), sgan­cia­re le pen­sio­ni da re­cu­pe­ri ef­fet­ti­vi di po­te­re di ac­qui­sto, fa­vo­ri­re la pre­vi­den­za in­te­gra­ti­va, ri­tar­da­re l’u­sci­ta dal mondo del la­vo­ro.

In que­sti sce­na­ri ogni go­ver­no si muove in per­fet­ta con­ti­nui­tà con l’E­se­cu­ti­vo pre­ce­den­te e Me­lo­ni non fa ec­ce­zio­ni

E sotto at­tac­co po­trem­mo ri­tro­va­re anche l’ar­ti­co­lo 38 della Co­sti­tu­zio­ne che in teo­ria ob­bli­ghe­reb­be lo Stato a ga­ran­ti­re ai pen­sio­na­ti stru­men­ti e as­se­gni ade­gua­ti alle esi­gen­ze di vita. Ma anche que­sto Prin­ci­pio è stato di­sat­te­so, basta guar­da­re gli as­se­gni pre­vi­den­zia­li da fame di quan­ti hanno vuoti con­tri­bu­ti­vi per lun­ghi pe­rio­di di di­soc­cu­pa­zio­ne o di la­vo­ri sal­tua­ri e pre­ca­ri.

L’o­biet­ti­vo pra­ti­ca­bi­le per ri­dur­re la spesa pre­vi­den­zia­le com­ples­si­va po­treb­be resta pro­prio la re­vi­sio­ne del mec­ca­ni­smo che ade­gua l’as­se­gno in base al­l’au­men­to dei prez­zi al con­su­mo delle fa­mi­glie, il co­sid­det­to in­di­ce Foi ( Istat.​it FOI) ed è quan­to la Me­lo­ni ha già ini­zia­to a fare.

Il tutto in con­ti­nui­tà con il pas­sa­to se ri­cor­dia­mo che nella Fi­nan­zia­ria del 1998 ve­ni­va esclu­so dal­l’a­de­gua­men­to al­l’in­di­ce Istat per le pen­sio­ni su­pe­rio­ri a 5 volte il trat­ta­men­to mi­ni­mo salvo poi, in anni re­cen­ti, ab­bas­sa­re la so­glia dei man­ca­ti ade­gua­men­ti per ri­spar­mia­re altri soldi.

Qui si apro­no sce­na­ri di vario ge­ne­re, ad esem­pio, se sia Co­sti­tu­zio­na­le un in­ter­ven­to per ar­re­sta­re l’a­de­gua­men­to delle pen­sio­ni al costo della vita ma i vari pro­nun­cia­men­ti hanno solo li­mi­ta­to gli in­ter­ven­ti fa­cen­do va­le­re il prin­ci­pio della ri­du­zio­ne di spesa. Ora per le pen­sio­ni ele­va­te il man­ca­to ade­gua­men­to del­l’as­se­gno al costo della vita non do­vreb­be es­se­re un pro­ble­ma ma al­lo­ra per­ché non im­por­re ai red­di­ti alti una sorta di Pa­tri­mo­nia­le

Non sa­reb­be più equo e cor­ret­to la­scia­re inal­te­ra­to il mec­ca­ni­smo di ade­gua­men­to delle pen­sio­ni e dei sa­la­ri al costo della vita e al con­tem­po ac­cre­sce­re il nu­me­ro di ali­quo­te (la co­sid­det­ta pro­gres­si­vi­tà) e fa­cen­do ri­cor­so alla Pa­tri­mo­nia­le? Con la ri­du­zio­ne delle ali­quo­te il si­ste­ma fi­sca­le è di­ve­nu­to re­gres­si­vo fa­cen­do pa­ga­re meno tasse ai red­di­ti ele­va­ti

Ma qui entra in gioco la te­nu­ta della in­fla­zio­ne per­ché evi­tan­do­ne la cre­sci­ta non si in­ter­vie­ne sul po­te­re di ac­qui­sto reale di pen­sio­ni e sa­la­ri o lo si fa in un’ot­ti­ca er­ra­ta come quel­la di pen­sa­re che la pre­vi­den­za in­te­gra­ti­va sia una sorta di sal­vez­za per le pen­sio­ni di do­ma­ni. 

Per con­clu­de­re non può esi­ste­re solo una po­li­ti­ca di te­nu­ta della in­fla­zio­ne, alla lunga l’au­ste­ri­tà ri­sul­ta in­so­ste­ni­bi­le spe­cie nei pe­rio­di di crisi del si­ste­ma eco­no­mi­co. 

Al con­tem­po una Legge Pa­tri­mo­nia­le scon­ten­te­reb­be il pa­dro­na­to e fa­reb­be per­de­re con­sen­si alle de­stre

E al­lo­ra la so­lu­zio­ne po­treb­be es­se­re una sorta di tem­po­ra­nea so­spen­sio­ne del­l’a­de­gua­men­to per i red­di­ti più ele­va­ti, poi si trat­te­rà di tro­va­re una in­te­sa con le parti so­cia­li per sta­bi­li­re il tetto di que­sti red­di­ti.  

Ma così fa­cen­do per­dia­mo di vista la real­tà fatta di bassi sa­la­ri, as­se­gni pre­vi­den­zia­li in­fe­rio­ri a 800 euro men­si­li (sono quasi un quar­to del to­ta­le) e l’im­po­ve­ri­men­to di in­te­ri set­to­ri della so­cie­tà senza di­men­ti­ca­re le con­se­guen­ze de­ri­van­ti dalla ri­du­zio­ne prima, e can­cel­la­zio­ne poi, del red­di­to di cit­ta­di­nan­za. 

A cura della re­da­zio­ne pi­sa­na di Lotta Con­ti­nua.

Da: https://​delegati-​lavoratori-​ind​ipen​dent​i-​pisa.​blogspot.​com

https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=933&Itemid=319

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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