In Francia si è svolta ieri la quinta giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal governo di Emmanuel Macron che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni e la cancellazione del regime “speciale” per alcune categorie di lavoratori che attualmente possono usufruire della pensione anticipata. Le proteste e gli scioperi proseguono dalla fine di gennaio quando il governo ha cominciato l’iter parlamentare per approvare la riforma. Da mesi tra i sindacati e il governo sono in corso trattative per una possibile accordo, senza riuscire a raggiungere finora alcun compromesso. Così da settimane si susseguono scioperi in tutti i settori e, per la prima volta in dodici anni, tutte e otto le principali sigle sindacali hanno indetto proteste congiunte, con il sostegno dei principali partiti di opposizione. Gli scioperi hanno comportato la sospensione del 30% dei voli dell’aeroporto parigino di Orly e consistenti tagli alla produzione di elettricità: in nottata i lavoratori dell’Agenzia nazionale di elettricità, EDF, hanno diminuito l’erogazione di oltre 3000 MW, pari a un blocco di tre reattori nucleari. Si sono aggiunti, inoltre, atti di sabotaggio da parte dei tecnici che manomettono i contatori del gas per aiutare le famiglie a pagare di meno o per ripristinare l’accesso a luce e gas dove le forniture sono state tagliate a causa del mancato pagamento delle bollette.

Si tratterebbe comunque solo dell’inizio delle contestazioni: quella di ieri, infatti, è stata l’ultima giornata di mobilitazione prima del 7 marzo, quando i sindacati – in assenza di un ritiro della riforma da parte del governo o di una sua modifica sostanziale – minacciano di bloccare il Paese con scioperi a oltranza: «Oggi è l’ultimo segnale, dal 7 marzo blocchiamo tutto», ha detto il leader della sinistra radicale de La France Insoumise (LFI), Jean-Luc Mélenchon, in apertura delle manifestazioni della quinta giornata di mobilitazione. Da parte sua, il presidente francese ha duramente attaccato le opposizioni, definendole «allo sbando» e incapaci di «mettere i francesi al centro delle loro preoccupazioni». Macron aveva comunque già ribadito la sua determinazione a portare avanti la riforma del sistema pensionistico che, del resto, era stata un pilastro della sua campagna elettorale, pur definendo «legittime» le contestazioni popolari.

Il sito francese Mediapart ha raccontato come alcuni tecnici delle principali società francesi di distribuzione del gas e dell’energia elettrica, oltre a partecipare alle manifestazioni di piazza, stiano manomettendo i contatori di gas e energia elettrica in modo che gli utenti paghino solo la metà del loro consumo effettivo, oppure non lo paghino affatto. Queste pratiche sono state soprannominate “azioni Robin Hood”. Il media francese ha intervistato due tecnici rimasti anonimi: «Le persone ci prestano la loro macchina quando facciamo queste azioni in modo da non venire con i nostri veicoli ed essere riconosciuti», ha spiegato uno di loro, aggiungendo anche che dopo la manomissione e la successiva chiusura delle cabine dei contatori lasciano un adesivo blu con la scritta «Elettricità e gas aumentati! Potere d’acquisto amputato! Tecnici arrabbiati!». I tecnici, inoltre, ripristinano gli accessi a elettricità o gas nelle case dove le forniture sono state tagliate o ridotte a causa del mancato pagamento delle bollette. Operazioni del genere sono state effettuate in tutto il paese negli asili nido, nelle piscine e nei centri sportivi pubblici, nelle biblioteche o nelle mense.

Parallelamente alle azioni di protesta, procedono lentamente i lavori parlamentari sulla riforma: per accelerare i tempi di discussione verso l’articolo 7 (quello che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile), negli ultimi giorni i deputati della coalizione di sinistra NUPES hanno ritirato circa 3000 emendamenti, pari al 90% di quelli inizialmente depositati; mentre Marine Le Pen, presidente del gruppo RN, ha depositato martedì una mozione «affinché i deputati contrari» alla riforma delle pensioni «possano esprimere il loro rifiuto di questo testo» e che potrebbe essere esaminata già questo venerdì sera. Il ministro dell’azione e dei conti pubblici Grabiel Attal ha criticato aspramente LFI per via del ritiro degli emendamenti: «Non sei più la Francia “insoumise” (indomita), sei la Francia indecisa» ha affermato rivolgendosi al partito d’opposizione. Una critica condivisa anche dai manifestanti che hanno esternato il loro disappunto nei confronti del governo, ma anche la sfiducia nei confronti dell’opposizione.

Durante la quinta giornata di proteste a Marsiglia, infatti, i manifestanti hanno spiegato di contare più sulla propria mobilitazione che sui dibattiti parlamentari per fermare la riforma delle pensioni. Secondo la CGT (Confédération générale du travail) – una delle più importanti sigle sindacali francesi – durante il quinto giorno di proteste 1,3 milioni di persone hanno preso parte alle manifestazioni in tutta la Francia, pur essendo il giorno in cui si è registrata la partecipazione più bassa dall’inizio delle contestazioni quasi un mese fa. «I funzionari eletti non possono essere indifferenti quando c’è così tanta gente per strada», ha affermato il Segretario generale della CGT, Philippe Martinez. Ma nei cortei si conta ben poco sui deputati per far retrocedere il governo. Con ogni probabilità, dunque, si assisterà al blocco del Paese con scioperi a oltranza a partire dal prossimo sette marzo, salvo un eclatante e inaspettato passo indietro da parte del governo ultraliberista di Macron.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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