Ambiguità e contraddizioni della nuova segretaria del Pd

 di Federico Giusti  

“Verso il partito unico del Grande centro”, “Ci vuole coraggio sulla guerra”, “La posizione del PD su Kiev sarà determinante per decidere se restare o uscire”.

Riportiamo, con parole nostre, alcune delle dichiarazioni successive all’elezione di Elly Schlein a segretaria del Partito Democratico.

Una vittoria non scontata ed emersa dalle primarie nelle quali i votanti non erano solo gli iscritti al PD, per i quali invece il segretario sarebbe stato il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini, uscito sconfitto dalle primarie con 80mila voti in meno della rivale.

Ma si tratta di reale ritorno all’impegno e alla politica di una parte del popolo di sinistra (mai definizione fu più generica e aclassista ) o piuttosto di un ultimo tentativo di tenere in vista quel soggetto politico uscito sconfitto da tutte le ultime elezioni politiche?

Per parlare di ritorno all’impegno dovremmo avere un aumento della partecipazione, mentre invece i votanti alle primarie sono di poco inferiori a un milione e centomila, circa 500mila in meno del 2019; un calo vistoso in linea con il numero degli astensionisti in continua crescita.

Il PD incassa due euro a votante e nelle casse del partito arriva un gruzzoletto non indifferente in tempi di magra.

La domanda dirimente è tuttavia un’altra: il PD potrà trasformarsi in un partito socialdemocratico di massa? La risposta è negativa perché i riferimenti culturali e ideologici della nuova segretaria sono ben altri. Lo sguardo è rivolto all’esperienza dei democratici liberal USA, presso i quali si è formata partecipando, giovanissima (provenendo da famiglia di docenti universitari benestanti poteva permettersi questa esperienza al contrario dei figli di famiglie proletarie che per mantenersi agli studi trascorrono il fine settimana negli ipermercati con contratti weekend o si improvvisano rider e baristi all’occorrenza per pagarsi le spese universitarie), alle due campagne elettorali di Obama.

E il richiamo continuo alla community dovrebbe indurre anche gli ottimisti a qualche riflessione perché non siamo in qualche college USA ma in un paese nel quale un tempo esisteva il conflitto di classe il quale invece non trova alcun riferimento nel retroterra culturale della Schlein.

Non è casuale che la nuova segretaria provenga, come il suo contendente di cui è stata vice alla guida della Regione Emilia Romagna, da un’area geografica nella quale si è consumata la liquidazione del PCI.

A noi, forse solo a noi, pare evidente che la candidatura Schlein sia stata studiata a tavolino, un po’ come la salvifica – si fa per dire – elezione di Romano Prodi, un ex DC invocato come ancora di salvezza da Berlusconi, che ha traghettato il centro-sinistra italiano al lido del sostegno della tecnocrazia europea, tra privatizzazioni, svendita del settore pubblico, tagli al welfare e precarizzazione del lavoro. 

Ritroviamo oggi, all’ombra della Schlein, sotto forma di comitati, lobby di intellettuali travestiti da popolo di sinistra, gli ambienti che 25 anni e passa fa sostennero Prodi. C’era bisogno di una immagine nuova sulla quale investire in antitesi alla Meloni (da qui la scelta di una donna, bisessuale e arcobaleno da contrapporre a una leader patria e famiglia).

Ma la difesa dei diritti sociali, nella storia italiana, non ha ricevuto la stessa attenzione di quella dei diritti civili. Basta guardare alla scelta del Partito Radicale, favorevole all’aborto e al divorzio ma con posizioni reazionarie in materia economica e sociale, posizioni di sostegno ante litteram delle privatizzazioni e assai vicine al modello neoliberista, fino all’aperto sostegno delle guerre dell’ultimo trentennio. 

non è casuale che proprio sulla guerra la Schlein abbia assunto posizioni di destra con il sostegno acritico all’invio di armi tanto da creare qualche imbarazzo anche tra i suoi stessi sostenitori.

Quando poi la Schein divenne vicepresidente della Giunta regionale Emilia Romagna, invocò un impegno ecologista (il partito trasversale della transizione ecologica…) senza mai rimettere in discussione il modello economico e sociale della Regione che si basa da tempo sui bassi salari delle cooperative, e ha ridotto ai minimi termini il ruolo del pubblico nella pianificazione territoriale.

Ancora silenzio sui prestiti del cosiddetto MES sanitario invocato invece da Bonaccini. Imbarazzante per una presunta ecologista sedere in Giunta regionale e non spendere una parola di critica sulle grandi opere che attraverseranno i territori emiliani prossimamente o sulla privatizzazione della sanità iniziata da molti anni con la presenza di cooperative e interinali preferiti a personale sanitario regolarmente assunto.

Se Bonaccini resta tra i grandi fautori dell’autonomia differenziata, non è errato sostenere che la Schlein sia favorevole alle grandi opere e alla precarizzazione del lavoro salvo poi ergersi a paladina del salario minimo.

Precarizzazione del lavoro e grandi opere restano tra gli obiettivi dichiarati della tecnocrazia UE….

Difficile, diremmo impossibile, per una ecologista stare nella Giunta che vuole il passante di mezzo di Bologna che prevede il potenziamento fino a 18 corsie di tangenziale e autostrada di Bologna o assume l’impegno, caro all’Unione Industriali, dell’allargamento dell’aeroporto di Parma da trasformare in cargo.

Come si potrà allora coniugare l’anima ecologista con le grandi opere? Invocare la lotta alla precarietà per il lavoro senza opporsi alle privatizzazioni?

Siano sufficienti queste riflessioni per gettare acqua sul fuoco dei facili entusiasmi di quanti si illudono sia sufficiente un nuovo segretario per rilanciare la sinistra; era già accaduto con Enrico Letta, uomo dei poteri forti europei, catapultato dalla Sorbona alla guida del PD con innumerevoli sconfitte sociali e posizioni arrendevoli su tutto, dal lavoro all’economia, dal welfare alle pensioni, allineato con la Bussola Europea e il sostegno alla guerra NATO in Ucraina.

Tuttavia al PD, in questa stagione che lo costringe all’opposizione, forse per un bel po’ di anni, fa comodo una verniciatura di sinistra che può far tornare alle urne un po’ di popolo abbagliato da questa “novità” costruita al tavolino e far rientrare un po’ di cespugli che erano insofferenti alle gestioni di Renzi e Letta. Pertanto sarà bene incalzare il PD sulle cose che contano veramente: guerra, lavoro, welfare, privatizzazioni per far emergere l’ennesimo inganno verso il popolo di sinistra.

https://www.lacittafutura.it/editoriali/il-grande-bluff-della-sinistra-liberal-italiana

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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