Al ballottaggio del prossimo 2 aprile, il presidente Milo Đukanović, alla ricerca di un terzo mandato alla guida del Montenegro, il secondo dall’indipendenza, sarà favorito nella sfida contro Jakov Milatović.

Il 19 marzo, gli elettori del Montenegro sono stati chiamati alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali, che vedevano la partecipazione di sette candidati. Tra questi, anche il presidente in carica Milo Đukanović, vero e proprio mattatore della politica montenegrina sin dai tempi della Jugoslavia.

Đukanović, infatti, vanta una lunga carriera politica, avendo ricoperto l’incarico di primo ministro del Montenegro per la prima volta nel 1991. Rimasto a capo del governo fino al 1998, quando il Paese faceva ancora parte della Repubblica Federale di Jugoslavia, Đukanović venne poi eletto presidente della Repubblica del Montenegro, sempre nell’ambito della federazione jugoslava. Terminato il mandato presidenziale, il nostro è tornato a ricoprire l’incarico di primo ministro a tre riprese tra il 2003 ed il 2016, passando per il fatidico 2006, anno del referendum per l’indipendenza del Montenegro, con il quale il 55,50% degli elettori si espresse a favore del distacco dall’ormai ex Jugoslavia (che era già stata ribattezzata in Serbia & Montenegro).

Nel 2018, Đukanović è tornato ad occupare la presidenza del Montenegro, questa volta come Stato indipendente. Leader indiscusso del Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro (Демократска Партија Социјалиста Црне Горе, ДПС; Demokratska Partija Socijalista Crne GoreDPS), di cui occupa la presidenza da venticinque anni, Đukanović non poteva che essere il candidato della coalizione di centro-sinsitra, denominata Montenegro Europeo (Европскa Црна Горa; Evropska Crna Gora).

Come previsto dai sondaggi, Đukanović ha ottenuto il primato nella tornata del 19 marzo, ma è rimasto lontano dalla fatidica soglia del 50%, ottenendo il 35,37% dei consensi. Questo lo costringerà a passare per il ballottaggio del 2 aprile, dove sfiderà l’ex ministro dell’Economia e attuale sindaco di Podgorica, Jakov Milatović, un indipendente entrato da poco in politica, che ha ottenuto il sostegno della formazione centrista denominata Movimento “Europa Adesso!” (Покрет “Европа сад!”; Pokret “Evropa sad!”, PES!). Milatović, che ha annunciato la propria candidatura poche settimane prima delle elezioni, ha rapidamente ribaltato tutti i sondaggi, divenendo il rivale più credibile di Đukanović con il 28,92% dei consensi ottenuti al primo turno.

Come dimostra il nome delle due formazioni che sostengono Đukanović e Milatović, entrambi seguono una linea fortemente europeista. La prima formazione antieuropeista è invece il Fronte Democratico (Демократски фронт; Demokratski Front, DF), compagine di destra considerata come russofila, che ha ottenuto il 19,32% delle preferenze con la candidatura di Andrija Mandić. La candidatura più schierata a sinistra era invece quella della giurista Draginja Vuksanović-Stanković, che già nel 2018 era divenuta la prima donna a concorrere per la presidenza del Montenegro. Anche in questo caso, la candidata del Partito Socialdemocratico del Montenegro (Социјалдемократска партија Црне Горе; Socijaldemokratska partija Crne GoreSDP) era l’unica donna presente, ma ha ottenuto solo il 3,15% delle preferenze, in calo rispetto all’8,20% di cinque anni fa.

Che si tratti di Đukanović o di Milatović, il nuovo presidente montenegrino avrà non poche gatte da pelare, vista la difficile situazione politica nella quale si trova il Paese. Dopo le elezioni del 2020, vinte dall’opposizione rispetto al DPS presidenziale, Zdravko Krivokapić aveva formato il nuovo governo, ma diatribe interne alla coalizione di destra hanno portato prima alla sfiducia nei confronti di Krivokapić e poi al crollo definitivo della coalizione, dopo che l’esecutivo era stato affidato alla guida di Dritan Abazović. Dopo la caduta del governo Abazović nell’agosto 2022, il presidente Đukanović ha cercato di mediare per la formazione di una nuova coalizione, ma 16 marzo non ha avuto altra scelta se non quella di sciogliere il parlamento di Podgorica e indire nuove elezioni. Secondo la Costituzione montenegrina, le nuove legislative dovrebbero tenersi entro giugno, ma fino ad ora non è ancora stata determinata la data precisa.

I vincitori delle elezioni, che attualmente non hanno la maggioranza per formare un nuovo governo, una parte del quale ha votato per caduta del precedente governo, stanno attualmente lavorando contro lo svolgimento delle elezioni, che si impongono come unica soluzione alla crisi”, ha commentato Petar Odžić, membro della dirigenza del SDP. “Ovvero, sebbene il Presidente dello Stato fosse obbligato a sciogliere l’Assemblea secondo la nuova legge, la presunta maggioranza parlamentare, che non ha la maggioranza, chiede che la Corte Costituzionale annulli la decisione del Presidente di sciogliere l’Assemblea, in base ad un legge politicamente orientata che loro stessi hanno proposto e votato”.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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