Il piccolo Stato himalayano si trova in una difficile situazione che lo costringe a scendere a compromessi tra le due potenze che lo circondano, la Cina e l’India.
Il Regno del Bhutan (o Druk Yul, in lingua dzongkha) è un piccolo Stato asiatico situato sulla catena montuosa dell’Himalaya, incastonato tra due giganti come Cina ed India. Il Paese conta poco più di 750.000 abitanti distribuiti su 46.500 km², una superficie quasi doppia rispetto a quella della Lombardia, ma in gran parte inabitabile a causa delle altitudini e dei terreni impervi.
Il 20 aprile, i cittadini della piccola monarchia sono stati chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio Nazionale (Gyelyong Tshogde), la camera alta del Paese, composta, a partire dalla nuova legislatura, da appena venti seggi (in precedenza erano venticinque). Nella camera alta, i partiti sono severamente vietati e tutti i candidati concorrono da indipendenti, al contrario di quanto avviene nella camera bassa, l’Assemblea Nazionale (Gyelyong Tshogdu), dove la formazione di partiti politici è stata concessa per la prima volta dal 2008 da parte del Re Drago (o meglio, Druk Gyalpo) Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, salito al trono nel 2006, dopo l’abdicazione del padre Jigme Singye Wangchuck.
L’attuale sovrano, infatti, è considerato un riformatore democratico: nel 2007, ha varato una nuova costituzione, cambiando la forma di governo da monarchia assoluta a monarchia costituzionale; nel 2008, poi, ha indetto le prime elezioni dirette per le due camere, ammettendo, appunto, la formazione di partiti politici, ma solo per l’Assemblea Nazionale. Quella di quest’anno è dunque solamente la quarta tornata elettorale nella storia del Paese.
La politica estera bhutanese è principalmente caratterizzata dalla necessità di trovare il giusto compromesso nei rapporti con Cina e India, Paesi dai quali dipende la sopravvivenza stessa del Bhutan, che altrimenti non avrebbe abbastanza risorse per essere autosufficiente. Nella regione himalayana, come noto, esistono anche diverse dispute di confine, le più intricate delle quali riguardano proprio la Repubblica Popolare Cinese e l’Unione Indiana, ma anche lo stesso Bhutan non è esente dalle dispute internazionali. Tuttavia, ufficialmente Pechino e Timphu non intrattengono relazioni diplomatiche, il che ha permesso all’India di avere campo libero in Bhutan per molti decenni. Di fronte a questa situazione, Pechino sta compiendo grandi sforzi per migliorare i propri rapporti con il governo bhutanese.
Nel mese di gennaio, la città cinese di Kunming ha ospitato un incontro tra esperti cinesi e bhutanesi, l’undicesimo di questo tipo, al termine del quale le parti hanno concordato di attuare tutte le misure incluse nella tabella di marcia in tre fasi per accelerare i colloqui sui confini e di mantenere i contatti attraverso i canali diplomatici. “Le due parti, in un’atmosfera franca, cordiale e costruttiva, hanno avuto un approfondito scambio di opinioni sull’attuazione del protocollo d’intesa sulla tabella di marcia in tre fasi per accelerare i negoziati sui confini tra Cina e Bhutan, raggiungendo un consenso positivo. Le due parti hanno convenuto di portare avanti contemporaneamente l’attuazione di tutte le fasi della tabella di marcia in tre fasi”, riportava allora il Global Times. Il protocollo d’intesa al quale fa riferimento l’articolo è stato firmato nel 2022 da Cina e Bhutan per accelerare la risoluzione delle dispute di confine. “In segno di buona volontà e amicizia, il governo cinese ha donato una serie di forniture al Bhutan, per le quali la parte bhutanese ha espresso apprezzamento”, si leggeva nello stesso articolo.
Secondo gli esperti cinesi, tuttavia, la risoluzione delle dispute di confine nella regione himalayana è rallentata dal continuo ostruzionismo del governo indiano. Il Bhutan, infatti, faceva parte del territorio colonizzato dai britannici, generalmente denominato India. Dopo l’indipendenza, il governo di Nuova Delhi ha insistito per ereditare lo status coloniale del Bhutan nei confronti dell’Impero britannico, e ha stabilito una “relazione speciale” ineguale con il Bhutan, controllando la difesa nazionale e l’economia del Bhutan, interferendo con vari mezzi negli affari interni e negli affari esteri del Bhutan.
“La cosiddetta relazione speciale tra India e Bhutan è la base politica del controllo dell’India sul Paese. Nasce dall’insistenza dell’India per acquisire l’eredità coloniale dell’Impero britannico e dal concetto indiano di egemonia regionale, e prende come base giuridica i trattati ineguali firmati dai due Paesi”, ha scritto Sun Xihui sul Global Times. L’8 agosto 1949 India e Bhutan firmarono il Trattato di amicizia tra India e Bhutan. L’articolo 2 del trattato affermava: “Il governo indiano si impegna a non esercitare alcuna interferenza nell’amministrazione interna del Bhutan. Da parte sua il governo del Bhutan accetta di essere guidato dai consigli del governo indiano per quanto riguarda le sue relazioni esterne“. Invero, questa disposizione è stata eliminata in seguito alla revisione del trattato avvenuta nel febbraio del 2007, che ha permesso al Bhutan di riprendere parte della sua sovranità e ottenere una maggiore autonomia. Tuttavia, secondo Sun Xihui, la revisione “non ha cambiato il fondamento e la situazione del controllo dell’India sul Bhutan”.
Come ricordato, a causa dell’assenza di relazioni diplomatiche tra Cina e Bhutan, le relazioni economiche e commerciali sono diventate un mezzo importante per l’India per influenzare le politiche del Bhutan. Ad oggi, l’India è l’unico canale commerciale ufficiale di transito del Bhutan e il partner commerciale più importante del Paese himalayano. Le relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi sono regolate da un trattato bilaterale firmato nel 1972. Inoltre, l’India controlla la più importante fonte di reddito del Bhutan, l’industria idroelettrica, grazie alla quale la piccola monarchia può esportare energia elettrica nel Paese vicino.
“La Cina ha risolto la maggior parte dei suoi problemi di confini terrestri attraverso negoziati a partire dagli anni ’50, ma non ha completato i colloqui di confine con il Bhutan perché l’India insiste nel rappresentare il Bhutan nei negoziati, mentre la Cina spera di impegnarsi direttamente con il Bhutan”, ha analizzato Sun Xihui. In effetti, sin dall’indipendenza, il governo di Nuova Delhi vede il Bhutan come un cuscinetto tra Cina e India e include il Bhutan nella sua strategia di difesa nazionale a causa della sua posizione strategica.
Ad oggi, la politica estera del Bhutan resta eccessivamente influenzata dall’India, il che ha creato non pochi svantaggi alla monarchia himalayana. Infatti, attualmente solo 54 Paesi sui 193 membri delle Nazioni Unite intrattengono relazioni diplomatiche con il Bhutan.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog