In Moldavia continuano le tensioni tra il governo centrale di Chişinău – guidato dall’atlantista ed europeista Sanda Maiu e dal primo ministro Dorin Recean – e le componenti definite “filorusse” della popolazione. Dopo i contrasti con la Transnistria, infatti, è ora la volta della Gagauzia, una piccola regione autonoma della Moldavia vicina culturalmente e linguisticamente alla Russia. Tra il 30 aprile e il 14 maggio, si sono svolte in due turni le elezioni locali per eleggere il nuovo başkan – il governatore – che hanno visto la vittoria del partito di opposizione Sor, rappresentato da Eugenia Gutsul e considerato “filoputiniano” dal governo centrale. Gutsul ha vinto con il 52% delle preferenze: così, l’amministrazione centrale ha deciso di non riconoscere l’esito delle consultazioni, adducendo come motivazione il fatto che i candidati hanno ricevuto donazioni da persone fisiche superiori al tetto massimo stabilito dalla legge. La Commissione Elettorale Centrale (CEC) ha dunque annunciato di aver avviato otto processi contravvenzionali sui fatti di finanziamento illecito di concorrenti elettorali. Inoltre, sarebbe sorto il sospetto che alcuni elettori siano stati portati da altre circoscrizioni in modo organizzato per votare per il candidato di Sor, ma anche che alcuni di essi si trovassero fuori dai confini della Repubblica di Moldova oppure che si tratti di persone decedute. Per questo, il Centro Nazionale Anticorruzione (CNA), insieme all’Ispettorato Nazionale Investigativo, sotto la guida dell Procura Anticorruzione, il 14 maggio ha raccolto le liste dei votanti dal Tribunale di Comrat, la capitale della piccola regione. Il governo centrale ha anche inviato la polizia per sequestrare le schede elettorali.

Respingono decisamente le accuse gli abitanti della Gagauzia e il partito d’opposizione, secondo i quali Chişinău starebbe cercando di ribaltare l’esito elettorale con dei pretesti per non dare spazio politico ai partiti che si oppongono alla guerra con la Russia e che cercano con quest’ultima un rapporto di collaborazione: il territorio della piccola provincia composta da circa 157.000 abitanti, infatti, è considerato estremamente importante per arginare o bloccare la possibile influenza russa sul territorio moldavo che terrorizza tanto i rappresentanti locali filoccidentali, quanto gli Stati Uniti per la possibile “destabilizzazione” che può comportare. Per questo – sebbene i media mainstream non ne parlino quasi – le elezioni a Comrat sono state oggetto di una grande attenzione da parte degli osservatori internazionali: i numeri parlano della presenza di ottanta osservatori internazionali. Da notare, tuttavia, che le autorità moldave non hanno autorizzato la presenza di osservatori russi, il che ha comportato le proteste di Mosca e desta qualche sospetto relativamente alla condotta del governo moldavo.

«Hanno deciso semplicemente di confiscare i documenti elettorali per impedire la loro approvazione da parte della Corte d’Appello di Comrat. Rendendosi conto che non riusciranno a fare pressione sui giudici per non riconoscere le elezioni, l’attuale governo ha deciso di intraprendere queste azioni illegali, che confermano che il presidente Maia Sandu e il partito al governo, il cui indice di gradimento sta scendendo, sono pronti a qualsiasi crimine pur di rimanere al potere», ha commentato Igor Dodon, ex presidente della Repubblica di Moldavia. Da parte sua, Eugenia Gutsul, che ha vinto le elezioni, ha dichiarato che «vogliamo continuare ad essere amici della Federazione Russa, ad essere amici di altri Paesi. Non vogliamo alcun conflitto». Mentre la governatrice gagauza Irina Vlah ha esortato Maia Sandu a smettere di fare pressione sulla Gagauzia e ha chiesto ai partner stranieri di intervenire in questa situazione. Una richiesta che certamente non sarà accolta dai Paesi europei, in quanto il partito che ha vinto le elezioni non è europeista né atlantista.

Gli elettori della regione sono scesi in piazza nella capitale per manifestare contro il governo di Chişinău che non ha riconosciuto i risultati elettorali compiendo un atto incostituzionale. I dimostranti hanno quindi chiesto alle autorità centrali di non interferire nelle elezioni della regione e hanno scandito slogan antigovernativi: “Abbasso Maia Sandu”, “La Gagauzia ha scelto il Bashkan”, “Giù le mani dalla Gagauzia”.
In risposta alle azioni di Chisinau, a Comrat si è tenuta una riunione d’emergenza dell’Assemblea popolare della Gagauzia per confermare anticipatamente Gutsul come capo dell’autonomia. L’Assemblea ha inoltre adottato un appello alle autorità moldave e ai partner stranieri affinché cessino le pressioni sulla regione autonoma e rispettino la volontà della popolazione, russofona e vicina a Mosca sin dai tempi del crollo dell’Unione Sovietica.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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