Jorge Néstor Troccoli e immagini delle sue vittime

Jorge Néstor Troccoli  è già stato condannato all’ ergastolo in un primo processo, a carico di una trentina di sudamericani coinvolti in reati contro cittadini italiani ed è in prigione, nel  carcere di Fuorni, a Salerno,
Scappato da Montevideo nel 2007, per sfuggire ai processi nel suo Paese, Troccoli è stato condannato nel “processo Condor” di Roma ed ora sta scontando l’ergastolo. Attualmente, sempre a Roma, e sempre all’aula bunker di Rebibbia Troccoli è imputato in un altro processo riguardante gli anni in cui era ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei fucilieri navali della Marina uruguayana. Nello specifico viene giudicato per la morte di una giovane coppia di militanti, l’italiana Raffaella Filippazzi, l’argentino José Potenza e l’insegnante uruguaiana Elena Quinteros. Tutti si opponevano alla dittatura, e per questo vennero sequestrati, torturati e uccisi. Quello della Quinteros fu un caso di grande spessore mediatico al tempo. La maestra di scuola elementare era iscritta al partito marxista “Victoria del pueblo” e per questo venne arrestata e torturata dalla giunta, poi rilasciata con la condizione di condurre i militari all’arresto dei suoi compagni marxisti. Nonostante fosse sorvegliata, però, il 28 giugno 1976 la Quinteros riuscì a beffarli cercando asilo nell’ambasciata del Venezuela a Montevideo. Una volta entrata nel giardino della sede diplomatica, i funzionari tentarono di proteggerla ma i suoi aguzzini uruguaiani, tra i quali, si pensa lo stesso Troccoli, riuscirono a portarla via, violando il territorio dell’ambasciata, per rinchiuderla nuovamente in un centro di detenzione clandestino da dove non uscì più. La vicenda fece esplodere un caso diplomatico. L’ex deputato uruguayano, Luis Puig, ha raccontato a Spotlight di aver visto un documento della Presidenza della Repubblica dell’Uruguay sulla vicenda del sequestro. “Contiene la dichiarazione di un marinaio uruguaiano che afferma che Troccoli e un altro ufficiale parteciparono al sequestro di Elena Quinteros e che Elena fu portata nel quartier generale dei Fucilieri della Marina per poi essere trasferita in un altro centro clandestino, dove trascorse mesi subendo torture impensabili”. Secondo Puig, i processi sugli anni della dittatura sono urgenti e necessari: “Nessuna società sana può essere governata con la menzogna e l’impunità, la verità e la giustizia sono fondamentali per costruire la democrazia”.
Oltre a Troccoli sono imputati don Reverberi, il sacerdote che assisteva alle torture, l’agente del SIDE Cherruti e il tenente colonnello Carlos Luis Malatto
Le morti del Piano Condor pesano ancora, le ferite dei suoi artigli sono ancora aperte. Ni perdon, ni olvido! Non bisogna perdonare, non bisogna dimenticare!

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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