di Fabrizio Poggi per l’AntiDiplomatico


Sull’edizione di RT in lingua tedesca, Anastasija Prikazcikova ricorda come appena un anno fa la coalizione occidentale avesse condotto difficili negoziati, anche se per pura ipocrisia, sulla fornitura di armi letali a Kiev e infatti, fino a un certo punto, gli invii hanno riguardato (quantomeno ufficialmente) mezzi non letali, come medicinali, giubbotti antiproiettile, ottiche e veicoli di supporto. Poi il vento è cambiato: sono arrivati missili antiaerei, carri armati, mezzi anticarro, ecc. Ora, al G7 di Hiroshima, «gli Stati Uniti e le loro sei marionette hanno deciso di consegnare all’Ucraina aerei da combattimento F-16».

La cosa, non potrebbe essere altrimenti, preoccupa Mosca, anche se vari esperti militari, mettono in luce diversi problemi legati all’impiego vero e proprio di tali velivoli in Ucraina.

Ancora il 16 maggio scorso, la russa Vzgljad aveva pubblicato un servizio all’interno del quale alcuni specialisti cercavano di spiegare come mai i paesi NATO «non inviassero all’Ucraina i caccia F-16», motivando la decisione con il timore USA di «rovinare l’immagine» di quei velivoli, se avessero dovuto affrontare i Su-30 o MiG-35 russi. Perché, la guerra è guerra, ma gli aerei devono essere venduti e non possono fare figure cacine.

Come sappiamo, la questione è sorpassata e ora, da un lato, gli “alleati” si contendono i piloti ucraini da addestrare nei propri paesi, la qual cosa è semplificata dalla relativa affinità degli F-16 coi MiG-29, in dotazione all’Ucraina, anche se, dicono a Mosca, sei mesi di addestramento sono il minimo appena sufficiente. Ci sono inoltre da tener presenti altri fattori: oltre agli equipaggi, si dovrà istruire anche il personale di terra (1 ora di volo richiede 16 ore di assistenza a terra) e, momento non secondario, si dovranno allungare molte piste di volo, assestarne la stabilità del fondo, oppure far decollare gli aerei con carico di armi ridotto; anche se, su questo, ci sono a Mosca opinioni discordi – gli F-16 possono tranquillamente decollare e atterrare su tratti autostradali – mentre si rilevano altri possibili problemi, ad esempio coi cavi di alimentazione elettrica e il rifornimento di azoto, ossigeno e, in alcuni casi, idrogeno.

Dall’altro lato, sui media russi, sono all’ordine del giorno altri ragionamenti, relativi a chi piloterà le previste 3-4 squadriglie di F-16, quali compiti verranno loro affidati, dove saranno dislocati gli aerei negli intervalli di volo (si ipotizza, fuori dell’Ucraina, in Polonia, Romania o Slovacchia: serbatoi supplementari possono allargare il raggio di azione fino a 2,5 mila km) quali siano i mezzi più efficaci per tirarli giù. Tutto questo, tenuto anche conto che, già oggi, a detta di alcuni piloti russi, molti velivoli ucraini sono manovrati da contrattisti stranieri, data la penuria di ucraini e che, comunque, anche 40-50 F-16 difficilmente saranno in grado di contrastare la superiorità aerea russa.

Secondo Avija.ru, a preoccupare non sono tanto le caratteristiche in sé dell’aereo, che non superano in nulla i velivoli russi, quanto la loro capacità di portare determinati armamenti, in particolare missili come i franco-britannici “Storm Shadow”, o le bombe guidate americane GBU-39. Per quanto riguarda il loro abbattimento, Avija.ru ricorda l’efficacia dimostrata in Siria dagli S-200, ma anche dai caccia Su-30 e MiG-35. Se per caratteristiche tecniche F-16 e Su-35 non si distinguono troppo, dice a Vzgljad un maggiore-istruttore russo, a livello invece di manovrabilità e velocità, l’equivalente russo è superiore.

Su “Servizio analitico del Donbass”, Boris Džerelievskij nota che il lato “forte” degli F-16 in mano ai banderisti di Kiev, è la possibilità di dotarli di tutto l’armamento aereo e il sistema informatico NATO, il che semplifica enormemente le forniture. L’aspetto negativo per la Russia è che, con ogni probabilità, tali velivoli verranno dislocati fuori dell’Ucraina, dunque senza possibilità di colpirli al suolo, pena l’aperto intervento NATO, che del resto Kiev tende a provocare.

Partendo per missioni di combattimento da Polonia orientale o Romania, si ipotizza, gli F-16 «faranno scalo in Ucraina occidentale, col pretesto, diciamo, di fare rifornimento; in realtà, per fingere di partire dal territorio ucraino. Dopo di che, a missione conclusa, torneranno in territorio sicuro». Ciò, nonostante che il Segretario all’aeronautica USA, Frank Kendall – che pure ha dichiarato che «i caccia F-16 aiuteranno gli ucraini. Tuttavia, questo non cambierà radicalmente» la situazione – abbia giurato che i velivoli stazioneranno proprio in Ucraina.

Su News Front, Vladimir Karasev riporta le considerazioni di Stephen Brien, Senior Fellow presso lo Yorktown Institute Center for Security Policy USA, sulle implicazioni delle consegne di F-16 a Kiev, a partire dal fatto che, con ogni probabilità, si tratterà di modelli della generazione degli anni ’70-’80, (F-16A/B) solo parzialmente modernizzati, provenienti dall’Olanda e il cui termine di utilizzo scade quest’anno. Brien afferma che la realizzazione di una base di riparazioni (software del radar, computer e altri sistemi) in Ucraina potrebbe richiedere più di un anno e la formazione del personale anche di più; per cui, anche per questo aspetto, la scelta potrebbe ricadere sull’Olanda, dove già sono attive tali basi. Brien conclude la nota rilevando potenza ed efficacia dei sistemi russi di guerra elettronica, che possono agevolmente bloccare il radar AIM-120 del F-16; senza dimenticare che i sistemi russi di difesa aerea sono considerati i migliori al mondo.

Il maggior-generale della riserva Vladimir Popov ha dichiarato a Vzgljad che se l’Ucraina ricorrerà a tattiche di fuoco intensivo con massicci gruppi di aerei, allora Mosca risponderà con «lanci di “Kinžal” e “Tsirkon” ipersonici che, esplodendo in aria, creeranno una zona di limitazione di volo». Siamo consapevoli, ha dichiarato Popov, che gli F-16 rappresentano una seria minaccia, dato che, tra i caccia leggeri, questo è uno dei migliori modelli mondiali», anche se si dice convinto che Kiev li possa ricevere non prima dell’autunno.

E anche l’esperto militare Jurij Knutov Knutov è convinto che sia improbabile che Mosca assista senza reagire all’utilizzo dell’aviazione da parte NATO» e, per contrastare gli F-16, può ricorrere sia ai Su-30 e Su-35, come anche ai sistemi antiaerei S-300PM-2, S-350 “Vitjaz”, S-400 e S-400V4. Circa sei mesi fa, ricorda Knutov, i sistemi missilistici russi a lungo raggio hanno abbattuto un Su-27 ucraino a una distanza di circa 300 chilometri: un record nella distruzione di aerei da guerra».

Insomma, di fronte ai disperati, ma oltremodo pericolosi, tentativi euro-atlantici di conservare il proprio mondo unipolare, mandando allo sbaraglio i banderisti di Kiev e anche a costo di una guerra atomica, vien da pensare che oggi, Dante ripeterebbe ai nazisti ucraini e ai loro manovratori, il monito di Ercole a Cerbero nell’inferno: «che giova ne le fata dar di cozzo?»

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-f16_a_kiev_considerazioni_tecnicotattiche_russe/45289_49789/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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