Negli ultimi trent’anni più della metà dei grandi laghi ha registrato significative perdite d’acqua. Un risultato emerso dopo un’analisi condotta su quasi 2mila bacini, al cui interno è stoccata la quasi totalità di acqua dolce di tutta la Terra. Servendosi di 250mila istantanee catturate dai satelliti tra il 1992 e il 2020, combinate e confrontate con i dati storici sui livelli dell’acqua, gli scienziati dell’Istituto cooperativo per la ricerca in scienze ambientali (CIRES) dell’Università del Colorado Boulder hanno scoperto che le costruzioni di dighe e altre opere, i cambiamenti nelle precipitazioni, la sedimentazione e l’aumento delle temperature hanno portato il 53% dei laghi più grandi al mondo a perdere, nell’arco temporale analizzato, buona parte della propria portata. All’appello mancherebbero circa 22 miliardi di tonnellate di acqua all’anno, pari a 17 volte il Lago Mead, il più grande bacino idrico degli Stati Uniti. Traducendo il dato su un metro di paragone italiano, è come dire che a livello mondiale ogni anno si perde l’acqua che basterebbe a riempire 30 volte il lago di Garda.

L’idrologo Fangfang Yao, che ha guidato lo studio, ha specificato che il 56% delle cause del declino dei laghi è da ricercare nel riscaldamento climatico. Quest’ultimo può infatti impattare sui bacini in diversi modi. Il primo, forse il più ovvio, è l’aumento dell’evaporazione, che causa problemi soprattutto nelle parti più fredde del mondo. Qui, le temperature più calde sciolgono il ghiaccio che solitamente ricopre la superficie del lago, lasciando l’acqua ‘esposta’ all’atmosfera. Un cambiamento che può portare ad una diminuzione della qualità dell’acqua per via dell’aumento di batteri tossici, che possono tra l’altro compromettere la fauna marina. Non solo: «Tale peggioramento mette sotto stress anche l’approvvigionamento idrico delle comunità che ne fanno affidamento», ha commentato Yao.

Il cambiamento climatico incide anche sulla sedimentazione: i detriti, molti dei quali residui di grosse aree boschive devastate dagli incendi – riducono lo spazio a disposizione per il normale flusso dell’acqua, e spesso si depositano sul fondale. Il lago Powell, ad esempio, il secondo bacino artificiale più grande degli Stati Uniti, ha perso quasi il 7% della sua capacità di stoccaggio a causa dell’accumulo di sedimenti.

Anche se i laghi coprono solo il 3% della superficie del Pianeta, hanno una funzione vitale per la vita sulla Terra. Contengono infatti quasi il 90% dell’acqua dolce di cui disponiamo, e di cui ci serviamo per bere, irrigare, generare energia e così via. Ma non tutti i laghi sono in declino: alcuni sono addirittura in crescita (circa il 24%). Questi si trovano soprattutto nelle regioni meno popolate, come le Grandi Pianure settentrionali del Nord America e l’altopiano tibetano interno. Tuttavia «fa comunque paura sapere che i sistemi di acqua dolce non sono in grado di immagazzinare la stessa quantità di acqua del passato».

[di Gloria Ferrari]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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