Il nuovo governo spagnolo ha ottenuto il sostegno della sinistra radicale promettendo l’immediato riconoscimento della Palestina, mentre sul piano interno si attende la legge di amnistia per gli indipendentisti catalani.

Quasi quattro mesi dopo le elezioni dello scorso 23 luglio, la Spagna ha un nuovo governo guidato per la terza volta dal leader socialista Pedro Sánchez. A nulla sono infatti serviti i due tentativi del Partido Popular di ottenere la fiducia per un esecutivo di destra con Alberto Núñez Feijóo, bocciato dal parlamento il 27 e 29 settembre. Al contrario, nel voto del 16 novembre, Sánchez ha ottenuto il via libera con 179 voti favorevoli e 171 contrari, questi ultimi tutti provenienti dal PP, dal partito di estrema destra Vox e dall’unico rappresentante dell’Unión del Pueblo Navarro (UPN).

Tra le formazioni che hanno permesso a Sánchez di ottenere la fiducia figura anche la coalizione della sinistra radicale Sumar, che con i suoi 31 deputati rappresenta la seconda forza di maggioranza dopo il PSOE (Partido Socialista Obrero Español) del primo ministro. Sumar che ha posto come condizione alla propria partecipazione al nuovo governo il riconoscimento dello Stato di Palestina come indipendente, il che rappresenterebbe un passo storico per la politica estera di Madrid.

Lo stesso capo del governo ha annunciato che il suo nuovo governo lavorerà a livello nazionale e europeo per “riconoscere lo Stato della Palestina“. Questa dichiarazione è stata fatta durante il dibattito prima della votazione per la fiducia al nuovo governo. Sánchez ha inoltre sottolineato che questo impegno e sforzo diplomatico sono il “primo impegno di questa legislatura“. La comunità internazionale, secondo Sánchez, deve riconoscere lo stato palestinese poiché rappresenta una “soluzione” giustamente richiesta dal popolo palestinese da tempo. Nel suo intervento, ha anche chiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza, il rispetto rigoroso del diritto umanitario e ha esortato le autorità israeliane a consentire l’arrivo di aiuti internazionali alla popolazione assediata.

Nel suo discorso, Sánchez ha condannato fermamente l’attacco di Ḥamās contro Israele dell’7 ottobre e ha chiesto il rilascio immediato degli ostaggi. Tuttavia, ha altrettanto chiaramente respinto il massacro indiscriminato dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Infine, ha sottolineato l’importanza della via diplomatica per il raggiungimento di una soluzione condivisa e l’urgente necessità di una conferenza per la pace.

La ministra dell’Uguaglianza in carica, Irene Montero, proveniente dalle fila di Podemos, a sua volta facente parte della coalizione Sumar, ha sostenuto il discorso di Sanchez, ma ha aggiunto che la Spagna dovrebbe imporre sanzioni al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e interrompere i legami diplomatici con Israele. La leader di Podemos e ministro dei Diritti Sociali, Ione Belarra, ha twittato che servono azioni concrete per fermare il genocidio pianificato in Palestina, andando oltre le parole pronunciate durante il dibattito.

Le dichiarazioni del primo ministro spagnolo e di altri rappresentanti del governo di Madrid sulla condanna delle uccisioni indiscriminate da parte di Israele si inseriscono in un contesto europeo in cui cresce la critica alle azioni di Tel Aviv, andando ad infrangere quel sostegno unanime di cui Israele aveva quasi sempre goduto in passato da parte dei governi occidentali. Anche il Belgio ha espresso preoccupazioni sulla questione, con la vice premier Petra De Sutter che ha chiesto al governo di Bruxelles di adottare sanzioni contro Israele e indagare sugli attacchi a ospedali e campi profughi a Gaza.

Oltre alla questione palestinese, l’altro argomento che ha tenuto banco nei giorni precedenti la nascita del nuovo governo iberico è quella dell’accordo raggiunto con i separatisti catalani per l’amnistia. In cambio del sostegno al governo, infatti, i partiti catalani hanno ottenuto l’impegno da parte di Sánchezper una legge di amnistia che concederebbe il perdono a coloro legati al fallito tentativo di indipendenza catalano sei anni fa, quando nella comunità autonoma si tenne addirittura un referendum per l’indipendenza senza il consenso del governo centrale. Più di 300 persone accusate di reati legati all’indipendenza catalana potrebbero beneficiare di questa misura. Questa misura ha naturalmente fatto rizzare i capelli alla destra, secondo la quale metterebbe a repentaglio la tenuta della democrazia spagnola.

Ora Pedro Sánchez e il suo governo sono chiamati a dimostrare di poter andare oltre le parole, realizzando queste due importanti promesse: il riconoscimento della Palestina come Stato indipendente sul frotne della politica estera, e l’amnistia nei confronti degli indipendentisti catalani su quello interno. In caso contrario, la sinistra radicale e i partiti catalani farebbero quasi certamente mancare il loro sostegno all’esecutivo, portando alla sua fine.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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