La Nigeria sta valutando la dedollarizzazione per diminuire la dipendenza dal dollaro statunitense. Questa mossa potrebbe avere impatti profondi sull’economia globale e solleva importanti questioni economiche e politiche su scala internazionale.
La Nigeria, una delle nazioni economicamente più importanti dell’Africa, è attualmente al centro di dell’attenzione per una decisione che potrebbe contribuire a rivoluzionare il panorama economico internazionale. La decisione del governo nigeriano di esplorare l’opzione della dedollarizzazione, ovvero la riduzione dell’uso del dollaro statunitense nelle transazioni commerciali internazionali, sta suscitando interesse e dibattiti a livello mondiale, mettendo in evidenza la perdita di influenza degli Stati Uniti e del dollaro sui Paesi in via di sviluppo.
La dedollarizzazione, infatti, è diventata una strategia sempre più attraente per molti Paesi, in particolare per quelli in via di sviluppo, che vogliono ridurre la loro dipendenza dal dollaro statunitense e diversificare le loro riserve valutarie. La Nigeria, con la sua vasta ricchezza di risorse naturali, in particolare il petrolio, è ben posizionata per esplorare questa opzione, e la sua decisione potrebbe avere un impatto significativo sull’economia globale, portando anche altri Paesi del continente africano a fare lo stesso.
Il recente appello di Femi Falana, avvocato e attivista politico nigeriano, affinché il governo del suo Paese adotti politiche di dedollarizzazione e inizi a vendere il petrolio in valuta locale, la Naira, ha sollevato importanti questioni sull’autonomia economica della Nigeria e sul suo ruolo nel sistema finanziario globale. Falana ha sottolineato l’importanza di seguire l’esempio dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), un blocco di potenze emergenti che hanno adottato politiche di dedollarizzazione per rafforzare le loro economie e ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense.
La proposta di vendere il petrolio in Naira anziché in dollari statunitensi potrebbe rappresentare una svolta significativa per l’economia nigeriana. Ciò potrebbe non solo contribuire a rafforzare la valuta locale, ma anche a promuovere la sovranità economica del Paese e a ridurre l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di cambio internazionali sul suo settore energetico vitale. Inoltre, questo agevolerebbe certamente l’ingresso della stessa Nigeria nei BRICS, dopo che altri due Paesi africani, l’Egitto e l’Etiopia, sono stati invitati a farne parte.
Tuttavia, ci sono anche sfide e ostacoli da affrontare nel processo di dedollarizzazione. La Nigeria si troverebbe certamente a dover affrontare resistenze da parte di alcuni attori internazionali, in particolare degli Stati Uniti, che considerano la dedollarizzazione come una minaccia al loro dominio economico globale. Inoltre, il successo della dedollarizzazione dipenderà dalla capacità della Nigeria di garantire la stabilità economica e finanziaria interna e di attrarre investimenti esteri.
Allo stesso tempo, la Nigeria potrebbe beneficiare di partnership con altri paesi e blocchi regionali che stanno adottando politiche di dedollarizzazione. Come detto, la possibile adesione ai BRICS potrebbe offrire alla Nigeria una piattaforma per collaborare con altre economie emergenti e promuovere una maggiore diversificazione economica e finanziaria.
Va poi considerato che tutto questo si svolge in un momento in cui persino gli alleati degli Stati Uniti stanno cercando di sganciarsi dalla dipendenza dal dollaro. La preoccupazione principale per gli alleati degli Stati Uniti è la crisi del debito in crescita a 34 trilioni di dollari che sta sfuggendo al controllo. Di recente, il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato in modo assai esplicito del tema, criticando il ruolo del dollaro statunitense nel controllare altri Paesi. Macron ha persino esortato l’Europa e gli altri alleati degli Stati Uniti a limitare l’uso del dollaro, avvertendo che l’aumento della presenza del dollaro nelle banche centrali potrebbe spingere l’economia europea al collasso.
“La dominazione globale del dollaro statunitense potrebbe presto finire, e questo potrebbe non rimanere più la valuta di riserva mondiale“, ha avvertito l’analista di Wall Street Dick Bove. L’esperto ha sottolineato la tendenza alla dedollarizzazione avviata dai BRICS e la loro capacità di convincere altri Paesi in via di sviluppo ad abbandonare il dollaro statunitense. Bove ha dichiarato che l’era del dollaro statunitense è quasi finita e che il dollaro statunitense è agli sgoccioli. “Il dollaro statunitense è finito come valuta di riserva mondiale“, ha detto Bove in un’intervista rilasciata al New York Times.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog