La Colombia, primo fornitore di carbone di Israele, ha deciso di bloccare le esportazioni verso quel paese come protesta contro le stragi di palestinesi compiute dall’esercito di Tel Aviv.
La misura, proposta dai ministri degli Esteri, delle Finanze e dell’Energia della Colombia, ha ricevuto la firma del presidente ex guelligliero Gustavo Petro che ha scritto: “Abbiamo deciso di sospendere le esportazioni di carbone verso Israele finché non fermerà il genocidio”.
Il Ministero del Commercio colombiano ha affermato che la misura restrittiva mira a “contribuire a porre fine al conflitto armato” e rimarrà in vigore fino a quando Israele non porrà fine alla sua guerra genocida a Gaza.
La Colombia è il più grande fornitore di carbone di Israele, al quale ne ha venduto, secondo Bloomberg, per circa 450 milioni di dollari l’anno scorso, quindi questa decisione potrebbe influenzare in modo significativo i legami commerciali bilaterali.
Ciò avviene dopo che, all’inizio dello scorso maggio, il governo colombiano ha interrotto le relazioni diplomatiche con Israele come rappresaglia per la sua offensiva contro l’enclave costiera palestinese, dove sono già morti più di 36.700 palestinesi, senza includere i dispersi sotto le macerie.
Le relazioni di Israele con molti governi latinoamericani si sono deteriorate quest’anno a causa delle violazioni dei diritti umani compiute dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, ma finora ciò si era espresso principalmente attraverso misure diplomatiche piuttosto che con sanzioni commerciali.
Inoltre, la decisione rappresenta la prima sanzione commerciale contro Israele da parte di un governo latinoamericano.
Una misura economica simile è stata adottata all’inizio del mese scorso, quando la Turchia ha annunciato l’interruzione di tutte le relazioni commerciali con Israele, a causa della sua aggressione a Gaza che viola il diritto internazionale e i diritti umani.
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