Dopo un processo durato 17 anni, con una sentenza storica, una giurida dello Stato della Florida ha costretto Chiquita Brands International a risarcire le famiglie di nove delle vittime del gruppo paramilitare colombiano AUC (Forze di Autodifesa Unite della Colombia), che la multinazionale ha ammesso di aver finanziato per circa 13 anni. Tra di essi vi erano lavoratori, sindacalisti, attivisti e altri cittadini colombiani torturati e brutalmente uccisi (alcuni furono ritrovati decapitati e smembrati) dalle AUC. Tra il 1994 e il 2007 Chiquita, l’azienda leader nel commercio di banane, ha infatti elargito alle AUC un centinaio di pagamenti, per un valore complessivo di 1,7 milioni di dollari, nella piena consapevolezza del loro ruolo nel massacrare e violare i diritti umani della popolazione civile. Grazie a questo verdetto, le famiglie di nove delle centinaia di vittime delle AUC riceveranno compensazioni per l’ammontare complessivo di 38,3 milioni di dollari. La sentenza è storica anche perchè si tratta, secondo quanto riferito da EarthRights (la ONG impegnata nella difesa dei diritti umani e dell’ambiente che ha supportato le famiglie), della prima volta in cui una giuria americana condanna un’azienda statunitense per complicità in gravi violazioni dei diritti umani in un altro Paese. «Questo verdetto invia un messaggio forte alle aziende di tutto il mondo: chi trae profitto dalle violazioni dei diritti umani non resterà impunito. Queste famiglie, vittime di gruppi armati e multinazionali, hanno fatto valere il loro potere e hanno prevalso nel processo giudiziario» ha dichiarato Marc Simmons, consigliere generale di EarthRights International.

Era il 1928 quando, nella città di Ciénaga, nei pressi di Santa Marta, si consumava quello che rimase impresso nella memoria storica come il “Masacre de las Bananeras”, letteralmente il massacro delle produttrici di banane. Allora, il governo colombiano, sotto pressione della United Fruit Company e degli Stati Uniti, massacrò un numero imprecisato (si parlerà di svariate centinaia) di operai in sciopero dal 12 novembre precedente per chiedere condizioni lavorative dignitose. Il tempo è trascorso, ma le modalità di tutelare gli interessi capitalistici e predatori della multinazionale non sono cambiate. Nemmeno 80 anni dopo, infatti, nel 2004, Chiquita Brands International (nata dalle ceneri della United Fruit Company) ha ammesso di aver effettuato pagamenti per 1,7 milioni di dollari a un gruppo paramilitare armato di destra, incaricato, tra il 1994 e il 2007, di massacrare chiunque si frapponesse con gli interessi economici dell’azienda.

A partire dagli anni ’80, infatti, il lucroso commercio delle banane, in Colombia, è stato accompagnato da un sanguinoso conflitto a fuoco, che vide coinvolte le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e l’ELN (l’Esercito di Liberazione Nazionale) contro l’amministrazione locale colombiana. Le FARC, autoproclamatesi un’organizzazione agraria e antimperialista di ispirazione bolivariana e matrice marxista-leninista, intendevano rappresentare i lavoratori poveri delle campagne in lotta contro le classi agiate colombiane, opponendosi all’imperialismo statunitense, alla monopolizzazione delle risorse da parte delle multinazionali e alla violenza paramilitare e governativa. Su di una linea simile operava l’ELN, gruppo marxista attivo in Colombia dal 1964 e considerato un gruppo terroristico dall’Unione Europea. Nel 1997, per contrastare questi gruppi – che mettevano a repentaglio gli interessi delle multinazionali attive nel Paese – vennero create le AUC, Autodefensas Unidas de Colombia, composte di vari gruppi paramilitari e di estrema destra colombiani. Tanto gli Stati Uniti quanto l’Unione europea hanno inserito le AUC nella lista delle organizzazioni terroristiche. Nel 2000, l’ex leader di AUC Carlos Castaño Gil dichiarò che il 70% dei proventi del gruppo provenivano dalla cocaina, il resto da «donazioni» degli sponsor – tra i quali, per l’appunto, Chiquita. Il gruppo fu smantellato del tutto nel 2006.

Il denaro elargito, ha sostenuto l’azienda, sarebbe servito per proteggere i lavoratori dalle violenze dei gruppi locali. Tuttavia, tra le vittime delle violenze omicide delle AUC vi sono gli stessi dipendenti della multinazionale (una cinquantina in tutto). In questo modo, infatti, il gruppo paramilitare si assicurava i pagamenti da parte dell’azienda. Secondo la Commissione per la verità colombiana, il legame tra le due parti era poi molto più stretto, arrivando al punto in cui i paramilitari utilizzavano i container aziendali che trasportavano le banane per nascondere le partite di droga. Tali accuse sono sempre state negate da Chiquita, ma sarebbero state confermate dalle indagini di alcune organizzazioni giudiziarie e da testimonianze interne.

Ora, un contenzioso durato 17 anni, i familiari di alcune delle vittime potranno finalmente ricevere una compensazione in denaro. Tuttavia, nel procedimento contro dirigenti e amministratori di alto profilo dell’azienda, incriminati per associazione a delinquere, nulla si muove da almeno cinque anni: segno di come la strada per ottenere piena giustizia sia ancora lunga.

[di Valeria Casolaro]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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