Tentato golpe in Bolivia, l’esercito irrompe nel palazzo del governo. Poi i militari mollano il generale Zuniga, organizzatore del blitz, e smobilitano. Arce nomina nuovi vertici nell’esercito. Il ministero degli esteri accusa gli USA di ingerenze.
Bolivia, fallito golpe. La Paz accusa l’ambasciata USA
Ore drammatiche in Bolivia nel pomeriggio di mercoledì 26 giugno: truppe armate dell’esercito al comando dell’ex comandante in capo, Juan José Zuñiga, hanno fatto irruzione nel palazzo di governo della capitale La Paz mentre il presidente Luis Arce era riunito con l’intero gabinetto.
Il generale golpista ha chiesto la liberazione dei prigionieri politici, tra cui l’ex presidente Janine Añez, che aveva sostituito per procura degli Stati Uniti il socialista Evo Morales, deposto ed esiliato dal Paese in Messico.
Il tentativo di colpo di Stato condotto da un centinaio di soldati armati è però terminato dopo poche ore, quando Arce ha nominato i nuovi vertici delle forze armate e il nuovo comandante dell’esercito, il generale Jose Wilson Sanchez Velasquez, ha ordinato a tutti i militari che si trovavano nelle strade del Paese a fare immediato ritorno nelle caserme, chiedendo al generale Zuñiga di “evitare lo spargimento di sangue”.
L’Unione europea con Josep Borrell ha “condannato qualsiasi tentativo di sconvolgere l’ordine costituzionale e di rovesciare i governi democraticamente eletti”. Immediata solidarietà da Cuba che ha condannato il “tentato golpe” tramite il presidente dell’isola, Miguel Díaz-Canel.
L’Italia, molto tiepidamente, si è limitata ad annotare che “con l’Unità di Crisi e l’Ambasciata d’Italia in Bolivia sta monitorando la situazione a La Paz” e che il ministro degli Esteri Antonio Tajani “ne segue l’evoluzione”.
Ancor più imbarazzante il silenzio da Washington. Ci sono volute diverse ore per una dichiarazione ufficiale degli USA che si è limitata a una nota di un funzionario: “La Casa Bianca segue gli sviluppi in Bolivia e lancia un appello alla calma.”
Con sospetto tempismo il ministero degli Esteri della Bolivia proprio ieri aveva convocato l’incaricata d’affari degli Stati Uniti, Debra Hevia, per manifestare preoccupazione per una serie di dichiarazioni e azioni del personale dell’ambasciata americana a La Paz “considerate interferenze negli affari interni“.
Nel comunicato del governo boliviano si sottolinea “lo stato plurinazionale della Bolivia promuove una politica estera basata sui principi di uguaglianza, non ingerenza e rispetto della sovranità, nel quadro delle norme del diritto internazionale che regolano le relazioni diplomatiche. In questo senso respinge qualsiasi tipo di azione che promuova l’ingerenza nel nostro paese”.
Ricordiamo che, all’inizio di giugno, il presidente della Bolivia ha parlato con Putin allo SPIEF e ad aprile il Paese ha annunciato l’intenzione di aderire ai BRICS