Ciclicamente, soprattutto quando le cose al fronte non vanno benissimo per il nostro cavallo, torna fuori la storia delle “ondate umane” e dei “1000 morti al giorno”, ovviamente tra le fila russe. Per quanto riguarda noi, oggi ci pensa manco a dirlo Di Feo: “maggio di sangue” (vabbè, qui è il titolista, ok), e però appunto mille morti al giorno e ondate umane, ovviamente senza guadagnarci niente (https://www.repubblica.it/esteri/2024/06/29/news/ucraina_esercito_russo_mille_morti_al_giorno-423327413/?ref=RHLF-BG-P3-S1-T1). Se vi chiedete da dove Di Feo prenda questi numeri li prende ovviamente dai dati diffusi dal Ministero della Difesa ucraino, che fin dall’inizio del conflitto vengono considerati veritieri senza bisogno di verificarli in base al sillogismo l’Ucraina è una democrazia – le democrazie dicono la verità – l’Ucraina dice la verità. Li prende però indirettamente, perché il suo pezzo per Repubblica è, come dire, influenzato (questo è il termine che il mio avvocato mi consiglia di usare in queste occasioni) da questo del New York Times di due giorni fa (https://www.nytimes.com/2024/06/27/us/politics/russia-casualties-ukraine-war.html). E d è influenzato pure male, perché gli autori dell’articolo del NYT parlano di “killed or wounded”, uccisi o feriti mentre il nostro, o preso da troppo entusiasmo o molto poco competente in inglese, scrive di mille MORTI al giorno che, per il noto calcolo da noi più volte fatto, significherebbe dai 3 ai 5000 feriti, sempre al giorno – in pratica per Di Feo la Russia ha perso una brigata di fanteria motorizzata ogni 24 ore per trenta giorni, e non accenna a fermarsi. Lascio a chi legge ipotizzare se si tratta di cifre verosimili o meno.
Tre considerazioni.
La prima: è inutile dire che non vi è alcuna prova di perdite simili, né quelle ipotizzate da Di Feo né dal NYT. Che la Russia abbia perdite è palese, anche elevate in alcuni settori e in alcuni momenti, ma di numeri simili non vi sono prove se non le cifre fornite dal Ministero della Difesa ucraino sulle quali, lo ripeto, l’attività di fact-checking di Puente e compagna cantante non si applica perché, visto il sillogismo di cui sopra, non ce n’è bisogno.
La seconda: perdite così elevate sono attribuite all’unica tattica che i russi conoscono secondo i nostri commentatori, ossia le “ondate umane”. La fanteria avanza appunto a ondate, senza preoccuparsi dei caduti, e le ondate annichilite vengono sostituite all’infinito da altre finché o la posizione avversaria viene conquistata o non ci sono più soldati russi da mandare avanti e bisogna aspettare che ne arrivino altri. Al di là del fatto che anche qui non c’è, e non c’è mai stata, alcuna prova di un comportamento del genere, e la maggior parte degli scontri a fuoco avvengono a livello di squadra o al massimo di plotone, che come “ondate” sono un po’ scarsine, giova ricordare che questo è un vecchio topos razzista che risale ai tempi di Erodoto. Gli imperi asiatici contro i quali noi democrazie occidentali combattiamo mandano in guerra masse di schiavi poco addestrate e male armate, reclutate a forza e condotte in guerra sotto minaccia di atroci castighi – ma tanto sono talmente tanto scemi che manco se ne accorgono, e talmente tanto bestie che se vivono o muoiono è la stessa cosa. Per i nostri governi, invece, la vita dei soldati-cittadini è la cosa più importante ed è per questo che siamo meglio armati, meglio addestrati e soprattutto combattiamo di nostra spontanea volontà, per difendere i valori sui quali la nostra vita, che è quella dei veri esseri umani, è basata. Quindi ‘sta fregnaccia delle “ondate umane” non solo è una cretinata dal punto di vista tattico, vi qualifica pure come razzisti boccaloni.
La terza: ma mettiamo pure che i russi perdano mille uomini al giorno. Gli ucraini quanti ne perdono? Perché se ne perdessero dieci o cento, come ci raccontiamo da anni, dovrebbero avere ribaltato la situazione da parecchio; se ne perdessero lo stesso numero dovrebbero stare nelle stesse condizioni dei russi e la cosa non deporrebbe benissimo per le loro tattiche; ma se ne perdessero di più sarebbero nei guai, anche perché hanno un numero molto più ridotto di persone da mobilitare – e questo al di là del non trascurabile dettaglio che la Russia non sta mobilitando nessuno e ogni mese arruola circa 30.000 volontari (uh guarda, esattamente lo stesso numero dei morti!), come con gran dolore devono ammettere sia al NYT che al baretto che frequenta Di Feo. Perché tutto questo parlare di perdite russe serve solo a nascondere l’unico dato che sarebbe interessate sapere: quanti sono i morti ucraini? Quanti i feriti che non possono tornare al fronte, quanti i mutilati, eccetera? Perché non c’è stato UN SOLO articolo, sulla nostra stampa, che azzardasse una cifra, anche ridicolmente bassa? E sì che dovrebbe essere molto più facile per i nostri giornalisti sapere quanti ucraini sono morti piuttosto che quanti russi, e per di più il numero sarebbe assolutamente corretto perché, si sa, le democrazie non mentono. Forse, semplicemente, nessuno ha pensato di chiedere al Ministero della Difesa. Bastava pensarci.
Ci sta pensando invece, ancora una volta, Mariana Bezuhla, che da qualche tempo avete iniziato a conoscere su queste pagine. Lei, come abbiamo già detto, ha i suoi motivi per scrivere quello che scrive, e non sono sempre motivi specchiati: pure non sarebbe male se anche i nostri giornalisti la seguissero un po’, perché se avessero letto quello che ha postato ieri sul suo canale (https://t.me/marybezuhla/1706, https://t.me/marybezuhla/1707) forse avrebbero scritto cose un po’ diverse (naturalmente c’è anche da considerare che forse invece la seguono ed è PER QUESTO che parlano di ondate umane e amenità simili, altrimenti dovrebbero scrivere cose poco gradite agli sponsor). E cosa ha scritto, Mariana? Due post chilometrici, peggio dei miei, nei quali parla di “processi catastrofici” nelle forze armate ucraine, dell’attacco frontale (!!!!!) che il 10° corpo ha dovuto effettuare contro i russi nella scellerata controffensiva della scorsa estate, e di unità solo sulla carta a pieno organico ma in realtà al fronte con con il personale ridotto al 40-50% (chissà come mai…), e del fatto che invece di mandare le nuove reclute a rinforzare le unità al fronte il comando non fa altro che creare nuove brigate, che lei definisce “di zombi” perché composte solo da personale inesperto e senza ufficiali e sottufficiali veterani in grado di fargli capire velocemente come devono comportarsi. E quindi le brigate che avrebbero bisogno di lasciare il fronte per riorganizzarsi non possono farlo perché le nuove brigate di rinforzo non possono reggere da sole. La conseguenza, dice Bezuhla, sono perdite sempre più alte e un fronte composto da battaglioni e brigate con poco personale e senza nessuna coordinazione. E se per caso le brigate al fronte vengono spostate, è solo in altri settori del fronte dove la situazione è ancora più complicata: così la nuova brigata fugge o viene annientata, e la vecchia spostata in altri settori viene distrutta. Questo, dice lei, è quello che sta succedendo al fronte. “Una tragica trappola”, conclude: e continuo a chiedermi, ingenuo come sono, come mai ai nostri non interessi indagarla.
Francesco Dall’Aglio