Era abbastanza probabile che l’attacco di droni huthi su Tel Aviv, uno dei quali ha colpito un palazzo, avrebbe avuto conseguenze. Poco fa F-35 israeliani hanno colpito il porto di Al-Hudaya (spesso scritto Hodeidah), sulla costa occidentale dello Yemen, con le conseguenze che si vedono nella foto che allego. Sono stati colpiti i serbatoi di carburante, parte del quale si sta riversano in mare, in fiamme. Sembra ci siano vittime, non è chiaro quante e se vi siano anche dei morti. Non è chiaro nemmeno se al raid hanno partecipato anche aerei USA e UK. Aerei da combattimento è improbabile, ma è invece possibile che il raid sia stato assistito da aerei cisterna, uno dei quali è stato fotografato in zona. E in zona, ma anche qui non è chiaro con che compito, c’era anche un aereo cisterna italiano partito da Djibouti (foto 2, una schermata di flightradar presa alle 18.20. L’aereo continua a fare rotta verso nord al momento in cui pubblico questo post).
Ad ogni modo, credo si possa dire senza timore di smentite che finora la grande operazione navale/aerea che doveva spezzare le reni agli huthi e ripristinare la libertà di navigazione nel Mar Rosso non ha avuto particolare successo. Non solo gli attacchi ai mercantili e alle navi cisterna continuano, non solo è stato addirittura attaccato direttamente Israele, ma Erik Kurilla, il comandante del CentCom, ha scritto ieri una lettera a Lloyd Austin per dire, sostanzialmente, che la missione navale così come è congegnata non serve a niente e che il rischio che la Russia decida di fornire agli huthi missili da crociera antinave c’è sempre, anche se pare che almeno per il momento i buoni uffici dell’Arabia Saudita abbiano sventato la minaccia (https://www.middleeasteye.net/news/top-us-commander-calls-more-powerful-response-houthi-attacks-report).
Francesco Dall’Aglio
