Media e tecnologia a braccetto per il potere attraverso le vuote ma seguitissime “breaking news”, le sparate degli “influencer”, meglio se adolescenti, nonché le bufale che infiammano l’arena dei “social”.
Potere, media e tecnologia
Nell’epoca contemporanea, i media e la tecnologia sono diventati strumenti imprescindibili nelle mani del potere, plasmandosi a vicenda per amplificare la loro influenza sulle masse.
Questo legame tra informazione e high tech ha permesso alle classi dirigenti di sfruttare dinamiche sociali, economiche e politiche in modo mai visto prima.
Il controllo delle narrative attraverso la diffusione di notizie in tempo reale, spesso veicolate come “breaking news“, gli interventi amplificati degli influencer, e la propagazione di bufale attraverso i social network, dimostrano la capacità di manipolazione esercitata su larga scala.
Media e tecnologia: una sinergia col potere
I media tradizionali, già potentissimi nel XX secolo, si sono evoluti parallelamente alle tecnologie digitali, abbracciando piattaforme come i social media, streaming e la televisione on demand.
Tuttavia, questa espansione ha avuto un prezzo. Le informazioni sono diventate sempre più frammentarie e decontestualizzate, come dimostrano le continue “breaking news”, che, pur essendo spesso vuote di significato, sono in grado di polarizzare l’attenzione di milioni di persone in pochi istanti.
Questo tipo di informazione immediata, priva di profondità analitica, non serve solo a informare, ma a dirigere l’opinione pubblica verso specifici obiettivi, creando un ciclo di reazioni emotive che genera passività anziché consapevolezza.
La rapidità con cui gli eventi vengono presentati e poi dimenticati non permette una riflessione critica, ma alimenta un perpetuo stato di allerta, utile per chi detiene il potere.
Gli influencer, soprattutto quelli giovani e con un vasto seguito, rappresentano un ulteriore strumento di controllo. Attraverso le loro piattaforme, spesso in apparenza innocue, veicolano idee, prodotti e comportamenti che vengono percepiti come autentici e naturali, ma che in realtà sono costruiti per alimentare un sistema di consumismo sfrenato e di conformismo ideologico.
Gli adolescenti, in particolare, sono diventati figure centrali per il mercato e la politica: la loro capacità di influenzare milioni di coetanei rende gli influencer adolescenti strumenti strategici per chi vuole manipolare le tendenze sociali e culturali.
Bufale e senso di comunità illusoria
Un altro fenomeno strettamente legato al potere è la diffusione delle bufale, che trovano terreno fertile nelle “sette digitali” che proliferano sui social network.
Queste comunità online, spesso costruite attorno a teorie del complotto o false notizie, forniscono un’illusione di appartenenza e partecipazione collettiva. Tuttavia, queste realtà sono manipolate da chi ha interesse a dividere l’opinione pubblica, creando un clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni democratiche e scientifiche.
La tecnologia, in questo contesto, non è solo un mezzo di comunicazione, ma diventa essa stessa un agente di manipolazione.
Gli algoritmi che governano le piattaforme sociali amplificano le bufale e i contenuti più controversi, perché essi generano più interazioni, e quindi più profitto. Così facendo, la tecnologia non solo veicola, ma intensifica le distorsioni della realtà, rendendo il confine tra verità e menzogna sempre più labile.
La logica del potere: abituarsi alla sconfitta
Di fronte a questo scenario, la risposta più comune è la rassegnazione o l’accettazione passiva della sconfitta. Le persone, sopraffatte dall’incessante flusso di informazioni e manipolazioni, tendono a ritirarsi o addirittura a conformarsi alle dinamiche di potere.
L’alternativa più difficile, ma necessaria, è riconoscere la propria debolezza di fronte al sistema e cercare di comprendere i meccanismi con cui il potere agisce.
Occorrerebbe smettere di combattere singoli episodi mediatici e di focalizzarsi piuttosto su una critica strutturale, aprendo le “scatole nere” della tecnologia per comprenderne il funzionamento e i fini nascosti.
Ad esempio, e facciamo un esempio popolare e sportivo, pensiamo all’applicazione del VAR (Video Assistant Referee) nel calcio, che continua a favorire le squadre più potenti.
La tecnologia dovrebbe limitare le polemiche in questo caso ma, paradossalmente, rafforza la logica del potere che mira a sostituire il giudizio umano, imperfetto ma ancora critico, con l’intelligenza artificiale, neutrale solo in apparenza, ma controllata comunque da élite economiche.
Questa logica di precisione millimetrica, come nel caso del fuorigioco calcistico, è emblematica del tentativo di ridurre la giustizia e la competizione a un freddo calcolo tecnico, lasciando fuori dalla porta il senso più ampio di equità sociale e politica.
Le squadre più ricche, come nella società, continueranno a vincere perché il sistema è costruito per favorirle. Come in qualsiasi altro ambito della società