Le elezioni nei due stati indiani del Jammu e Kashmir e dell’Haryana hanno visto risultati opposti: il BJP ha ottenuto una vittoria inaspettata in Haryana, mentre l’alleanza di opposizione ha prevalso nel Jammu e Kashmir, dove anche i comunisti hanno conservato il proprio seggio.

Le elezioni nei due stati indiani del Jammu e Kashmir e dell’Haryana, tenutesi tra il 18 settembre e il 5 ottobre, hanno suscitato grande interesse viste le loro implicazioni significative sia a livello regionale che nazionale. Queste elezioni sono state particolarmente rilevanti, non solo perché sono state le prime elezioni legislative nello stato del Jammu e Kashmir dopo la revoca della sua autonomia speciale nel 2019, ma anche per le dinamiche politiche e le sorprese che hanno caratterizzato i risultati nello stato dell’Haryana.

Le elezioni legislative del Jammu e Kashmir, come detto, erano un evento molto atteso, essendo le prime elezioni nello stato in oltre un decennio e le prime da quando il governo del primo ministro Narendra Modi ha revocato lo status speciale della regione nel 2019. Tale decisione, presa dal governo federale del Bharatiya Janata Party (BJP), ha comportato la trasformazione del Jammu e Kashmir da uno stato con una certa autonomia a un territorio controllato prevalentemente dal governo centrale di Nuova Delhi. La mossa è stata giustificata dal BJP come un tentativo di portare stabilità e sviluppo nella regione, ma ha incontrato forti resistenze locali e accuse di repressione politica.

Le elezioni sono state divise in tre fasi, tenutesi il 18 e il 25 settembre e il 1º ottobre 2024. La partecipazione alle urne è stata vista dagli analisti come un’opportunità per i residenti di esprimere la propria opinione sulle politiche del governo centrale. I risultati hanno visto una netta vittoria della coalizione che si oppone al BJP, con la formazione locale del Jammu and Kashmir National Conference (JKNC) che ha ottenuto un risultato significativo, conquistando 42 seggi sui 90 disponibili. L’Indian National Congress (INC), principale partner del JKNC, ha ottenuto 6 seggi, mentre uno scranno è andato al Communist Party of India (Marxist), che in questo modo ha conservato la sua rappresentanza parlamentare nell’emiciclo itinerante del Jammu e Kashmir (le sedute hanno infatti luogo a Srinagar in estate e a Jammu in inverno). In particolare, i comunisti hanno conquistato il loro seggio nel collegio elettorale di Kulgam, dove il candidato del CPI(M) Mohammad Yusuf Tarigami ha raggiunto il 44,86% delle preferenze.

In totale, l’alleanza ha superato la soglia della maggioranza necessaria per formare un governo, disponendo di 49 seggi sui 95 complessivi (90 eletti direttamente dalla popolazione e cinque nominati dal governatore del Jammu e Kashmir) ed estromettendo dunque il BJP di Modi dalla possibilità di governare questo territorio contesto tra India e Pakistan (ufficialmente l’India considera altri 24 seggi come vacanti in quanto spettanti ai territori “occupati” dal Pakistan).

Nonostante il BJP abbia perso la possibilità di formare il governo nel Jammu e Kashmir, ha comunque ottenuto 29 seggi, concentrati principalmente nella regione a maggioranza indù di Jammu. Questo risultato riflette la base di sostegno del BJP in quest’area, ma evidenzia anche la mancanza di consenso tra la popolazione musulmana del Kashmir, che ha preferito appoggiare l’alleanza di opposizione. A tal proposito, il voto è stato visto da molti analisti come una sorta di referendum de facto sulla revoca dell’autonomia del 2019, con la popolazione del Kashmir che ha espresso il proprio dissenso attraverso le urne.

Omar Abdullah, leader del JKNC e probabile nuovo primo ministro della regione, ha commentato che il mandato ricevuto è un segnale di protesta contro la governance diretta da Nuova Delhi e un’opportunità per ripristinare i diritti politici della regione. La vittoria dell’alleanza di opposizione è stata celebrata come un tentativo di riportare una maggiore autonomia e libertà ai cittadini del Jammu e Kashmir, anche se il potere dell’assemblea legislativa rimane limitato in confronto al potere del governatore nominato dal governo centrale, e quindi da Modi.

Parallelamente, lo stato dell’Haryana ha assistito a un’elezione caratterizzata da una forte competizione tra il BJP e l’INC. Il 5 ottobre 2024, i cittadini dell’Haryana si sono recati alle urne per eleggere i membri della loro assemblea legislativa, composta da 90 seggi. In un ribaltamento delle previsioni dei sondaggi, il BJP è riuscito a ottenere la maggioranza dei seggi, con 48 seggi contro i 37 del Congresso. Questo risultato ha permesso al BJP di ottenere il suo terzo mandato consecutivo nel governo statale, nonostante le previsioni che indicavano una vittoria per l’opposizione.

La vittoria del BJP in Haryana è stata vista come un risultato importante per il primo ministro Modi, soprattutto dopo la perdita di seggi parlamentari nelle elezioni nazionali tenutesi ad aprile-maggio. L’Haryana, uno stato prevalentemente agricolo, rappresentava infatti una sfida significativa per il BJP, dato il malcontento diffuso tra i contadini e le comunità rurali. La vittoria è quindi stata percepita come una dimostrazione della capacità del partito di riconquistare la fiducia degli elettori di queste regioni.

Le elezioni nei due stati del Jammu e Kashmir e dell’Haryana hanno infatti anche importanti implicazioni per la politica nazionale dell’India. Il risultato nell’Haryana rafforza la posizione del BJP in vista delle prossime elezioni statali in Maharashtra e Jharkhand, previste entro la fine dell’anno con date ancora da definire. Per l’INC, invece, la sconfitta alle elezioni nell’Haryana rappresenta un’occasione mancata di recuperare terreno dopo le sconfitte nazionali, sebbene la vittoria del JKNC nel Jammu e Kashmir dia all’opposizione un certo sollievo.

Nel frattempo, il primo ministro Narendra Modi sta cercando di recuperare terreno anche in materia di politica estera, come dimostra la recente visita del nuovo presidente delle MaldiveMohamed Muizzu, considerato come “filocinese”. Muizzu ha effettuato la sua prima visita in India circa un anno dopo la sua ascesa al potere, palesando un allontanamento nei confronti di Nuova Delhi, ma gli osservatori affermano che questa visita potrebbe aver rappresentato un primo tentativo di riavvicinamento tra i due governi, come dimostrerebbe anche l’abbassamento dei toni della retorica anti-indiana da parte del leader maldiviano.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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