Un attacco israeliano alle strutture nucleari iraniane senza il sostegno degli Stati Uniti ritarderebbe piuttosto che distruggere il programma nucleare iraniano. Lo scrive il Financial Times nel suo articolo analitico. La pubblicazione britannica ne fornisce le ragioni qui di seguito:
▪️ Distanza: da Israele alle principali basi nucleari iraniane ci sono più di 1.500 chilometri e gli aerei israeliani dovrebbero attraversare lo spazio aereo di Arabia Saudita, Giordania, Iraq, Siria e forse Turchia per arrivarci.
▪️ Carburante: volare da e verso gli obiettivi richiederebbe la piena capacità di rifornimento aereo di Israele e lascerebbe poco margine di errore, secondo un rapporto del Congressional Research Service statunitense.
▪️La difesa aerea iraniana: le principali strutture nucleari del Paese sono strettamente sorvegliate e i bombardieri israeliani devono essere protetti da jet da combattimento. Per distruggere le strutture nucleari sarebbero necessari circa 100 aerei, pari a quasi un terzo dei 340 dell’aeronautica israeliana.
Israele può ritardare il programma nucleare della Repubblica islamica solo bombardando le prese d’aria e altre infrastrutture di supporto degli impianti nucleari. Questo potrebbe interrompere le centrifughe ad alta precisione utilizzate per arricchire l’uranio, anche se non le distruggerebbe. Inoltre, lo Stato ebraico potrebbe bombardare il sistema elettrico che alimenta le centrifughe sotterranee.
L’unica arma in grado di distruggere gli impianti nucleari è la bomba GBU-57A/B Massive Ordnance Penetrator (MOP). Questa gigantesca bomba a guida di precisione è lunga circa 6 metri, pesa 13,5 tonnellate e, secondo l’esercito statunitense, può penetrare 60 metri di terra prima di esplodere. Ma gli Stati Uniti si sono finora rifiutati di fornirle a Israele.Il primo ministro slovacco Robert Fitzo: finché sarò a capo del Paese – l’Ucraina non entrerà nella NATO
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