Alexandro Sabetti

Dovremmo aprire gli occhi su come la parola libertà sia stata svuotata di ogni significato declinandola solamente in chiave individuale. Così come il diritto alla democrazia proclamato da chi permette che pochi miliardari possiedano ricchezze più ampie di quelle degli Stati.

La libertà individuale: dal bene comune al bene privato

Cos’è davvero la libertà? Non è certo una virtù, ma piuttosto un diritto, come la felicità e la vita, sanciti nella Dichiarazione d’Indipendenza americana e poi riaffermati dalla Rivoluzione francese.

Tuttavia, la concezione moderna della libertà individuale si è trasformata in un mito, un’illusione che nasconde una realtà ben diversa da quella propagandata dai sostenitori del capitalismo e del liberalismo.

L’ascesa del capitalismo ha segnato una svolta decisiva nel modo in cui la società concepisce la libertà. In precedenza, agli individui veniva richiesto di agire per il bene comune, di sacrificarsi per la collettività.

Questo concetto di virtù era centrale nel mondo pre-capitalista: la giustizia, la temperanza, il coraggio e altre virtù cardinali erano considerate fondamentali per la costruzione di una società equilibrata e giusta. Con il trionfo del capitalismo, però, questa concezione morale è stata ribaltata.

La libertà è diventata un diritto individuale che sancisce non tanto l’obbligo di fare qualcosa per gli altri, quanto il diritto di ottenere qualcosa dagli altri.

Questa trasformazione ha portato alla creazione di una società in cui l’interesse personale prevale su quello collettivo, in cui l’amoralità del perseguimento del proprio benessere è stata elevata a principio fondante.

La libertà individuale è un illusione: un diritto senza sostanza

Ma cosa significa davvero avere un diritto alla libertà? Se non è sancito dalla legge o dalla consuetudine e non esiste uno Stato o una comunità in grado di farlo rispettare, il concetto di libertà si riduce a una vuota promessa.

Quando si parla di libertà come diritto “universale” o “umano”, spesso si tratta di uno slogan propagandistico, di un dogma ideologico mascherato da caratteristica innata della natura umana.

Affermare che uno schiavo, un servo o un consumatore compulsivo hanno diritto alla libertà appare quasi ipocrita. È inutile proclamare un diritto astratto senza prima lottare contro le condizioni che lo rendono irraggiungibile.

La vera libertà si conquista con la consapevolezza e la forza; solo una volta ottenuta, non ci sarà più bisogno di proclamarla un diritto, perché diventerà un fatto concreto.

La libertà e la democrazia: condizioni da praticare

La libertà, come la democrazia, non è uno stato permanente che può essere semplicemente rivendicato. È una condizione che deve essere continuamente praticata e difesa. Se non viene concretamente esercitata, smette di esistere.

È una menzogna proclamare il diritto alla democrazia in una società dove pochi miliardari possiedono ricchezze superiori a quelle di interi Stati, comprandosi giornali, politici e istituzioni. Una tale realtà rende la democrazia vuota di significato, riducendola a un’illusione manipolata da interessi privati.

Allo stesso modo, è falso proclamare la libertà di essere ciò che si vuole quando i mezzi di produzione e di persuasione sono saldamente nelle mani di pochi potenti. In un mondo dominato dalle multinazionali e dai loro apparati, l’idea di una libertà individuale anarchica ed egoistica appare semplicemente una facciata dietro cui si nasconde il potere concentrato nelle mani di pochi.

L’abbandono delle virtù: una società senza doveri

In questa visione distorta della libertà, i doveri verso la collettività e la giustizia sono stati progressivamente abbandonati. Concetti come la giustizia, la temperanza, la prudenza e il coraggio — le virtù cardinali — sono ormai considerati desueti. Anche le virtù teologali, come la carità, la speranza e la fede, e quelle etiche, come la generosità e il coraggio, sono state dimenticate.

La società moderna ha scelto di abbracciare una libertà individuale priva di obblighi verso gli altri. Invece di una libertà fondata sulla responsabilità e sull’impegno verso la collettività, ci si accontenta di proclamarsi liberi senza dover rispettare alcun dovere morale o sociale.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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