Luka Petrilli

La vittoria di Donald Trump non dovrebbe essere letta come un evento isolato o eccezionale, ma come il prodotto di una trasformazione profonda che attraversa l’Occidente, una metamorfosi culturale, politica ed economica di cui bisogna comprendere i meccanismi e le implicazioni. Al centro di questa trasformazione si trova una nuova narrazione della destra, capace di raccogliere il consenso di chi si sente escluso dalle promesse del progresso e della globalizzazione, ma anche di proporre un mito alternativo che sfida le fondamenta delle democrazie liberali moderne.

In questo contesto, il libro Elegia Americana[1], di J.D. Vance, – vicepresidente della futura amministrazione Trump – assume un significato che va oltre il suo semplice contenuto autobiografico. Il libro, manifesto dell’America dimenticata, rappresenta uno strumento per comprendere l’ascesa di Trump e la direzione verso cui la nuova destra sta orientando il dibattito culturale. Ma la questione non si limita al racconto di Vance: è necessario analizzare anche il substrato intellettuale e strategico che alimenta questa destra, incarnato da figure come Peter Thiel, Curtis Yarvin (alias Mencius Moldbug) e Nick Land.

Solo così è possibile tracciare un quadro critico e delineare la necessità di una narrazione alternativa.

“Elegia Americana”: il racconto degli ultimi

L’America raccontata da Vance è quella della Rust Belt, la “cintura di ruggine,” un tempo cuore pulsante dell’industria statunitense e oggi simbolo del declino economico e sociale. Qui vive gran parte di quel proletariato bianco di origini irlandesi e scozzesi chiamato hillbilly (che potremmo tradurre come “montanaro“), o white trash (“spazzatura bianca”), una fetta di popolazione abbandonata dalla politica tradizionale, schiacciata tra la mancanza di lavoro, la dipendenza dalle droghe e il disfacimento del tessuto sociale e familiare. Quella della Rust Belt è un’America dimenticata, privata del sogno americano, ma anche della possibilità di articolare soluzioni concrete alla decadenza, che non si limitino a manifestare rabbia e indignazione.

Nel suo libro, Vance racconta la sua storia personale come parabola di riscatto: nato a Middletwon nel Midwest, cresce tra Kentucky e Ohio, all’ombra dei monti Appalachi. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza in un ambiente di degrado economico e culturale, che non gli impedisce però di diventare prima un veterano di guerra e poi di laurearsi a Yale, fino a entrare in politica e a diventare oggi una figura di riferimento per quella stessa classe sociale a cui apparteneva.

Elegia Americana non è solo una denuncia, ma un manifesto politico implicito che parla direttamente a milioni di persone che si sentono tradite e invisibili.

La Rust Belt, tradizionalmente roccaforte democratica, si è trasformata in un baluardo del trumpismo, un fenomeno che va interpretato non come un tradimento, ma come una risposta logica a un sistema che ha smesso di ascoltare[2]. Trump ha vinto anche perché ha saputo parlare a quest’America esclusa, a milioni di persone che sentono di essere state abbandonate e che vedono in J.D. Vance e nella nuova destra una possibilità di riscatto.

Nuovo vento a destra: Thiel, Moldbug e Land

Per analizzare a fondo questa vittoria non basta parlare di Vance e del suo racconto intimo e potente. Per comprendere davvero bisogna analizzare il vento culturale che da anni soffia sulla destra americana; un’aria nuova e radicale alimentata da imprenditori come Peter Thiel, pensatori come Curtis Yarvin (alias Mencius Moldbug) e filosofi come Nick Land.

Peter Thiel – Il “duro” della Silicon Valley

“Non credo più che democrazia e libertà siano compatibili”[3]

Peter Thiel, figura centrale della Silicon Valley, è un simbolo lampante di questa destra che unisce potere economico e visione anti-sistemica. Collaboratore di Elon Musk nella creazione e vendita multimilionaria di PayPal, fra i primi investitori in Facebook e fondatore di Palantir – società specializzata nello sviluppo di piattaforme dati e software di analisi per agenzie governative e aziende private – Thiel si è sempre più esposto verso una critica radicale alla democrazia liberale, considerata incapace di rispondere alle sfide del mondo contemporaneo. La democrazia liberale è un sistema di governo lento nel prendere decisioni, inefficiente e antimeritocratico. Secondo Thiel tecnici, manager e imprenditori sarebbero molto più efficaci come gestori del potere statale.

La sua influenza si estende ben oltre il mondo delle industrie tecnologiche californiane: Thiel è stato il principale sostenitore di Vance, finanziandone la carriera, facendogli da mentore e sostenendone fortemente l’ascesa politica, meritandosi un ringraziamento personale all’interno di Elegia americana.

Mencius Moldbug – Il Blogger Anti-Democratico

“La democrazia sta al potere come la lotteria sta al denaro. È un meccanismo sociale che consente a un gran numero di ominidi di avere la sensazione che le loro opinioni individuali influenzino il mondo, anche quando la possibilità di un tale effetto è trascurabile.”[4]

Mencius Moldbug è lo pseudonimo di Curtis Yarvin, ex programmatore informatico divenuto blogger e teorico di punta del cosiddetto neoreazionarismo. Per Yarvin, la democrazia è una trappola inefficiente che promuove clientelismo, corruzione e decadenza; il vero progresso può avvenire solo attraverso un governo forte e tecnocratico, in grado di prendere decisioni senza essere rallentato da dibattiti e mediazioni. Lo Stato, preferibilmente piccolo o suddiviso in micro-stati, va gestito come una società per azioni, dove i cittadini sono clienti e le industrie azionisti. Questa visione monarchico-tecnocratica sta guadagnando terreno tra coloro che vedono la crisi della democrazia come strutturale e cercano un’alternativa capace di garantire stabilità e ordine. Lo stesso J.D. Vance ha citato Moldbug come fonte di ispirazione.

Nick Land – L’Accelerazionismo

“Come si può impedire che il potere sovrano divori la società? Ritengo che le “soluzioni” democratiche a questo problema siano, nella migliore delle ipotesi, ridicole”[5]

A questa corrente si affianca Nick Land, filosofo britannico e padre dell’accelerazionismo. Land condivide con Moldbug una visione pessimistica della democrazia moderna, ma la sua soluzione è ancora più radicale. Crede che il capitalismo tecnologico debba essere spinto al suo estremo, lasciando che il suo dinamismo sfrenato distrugga tutto ciò che è vecchio e obsoleto, inclusi l’attuale assetto sociale e politico e probabilmente la stessa concezione di essere umano.

Questa visione ha attratto una nuova generazione di giovani che vedono nella decadenza delle istituzioni democratiche un’opportunità di rinnovamento attraverso una rottura con il passato.

La necessità di un mito alternativo

Vance, Thiel, Moldbug e Land – a cui si può aggiungere Elon Musk, simbolo dell’imprenditore visionario a difesa della libertà di parola e col sogno di trasformare l’umanità in una civiltà interplanetaria – sono figure che offrono nuovi miti e narrazioni capaci di animare e mobilitare. Tutte queste figure sono accomunate dalla convinzione che il sistema attuale, avviato verso una fase di estrema decadenza, abbia bisogno di una scossa.

Mentre la destra sta trovando la sua nuova rotta, con risvolti più o meno distopici e autoritari – verso un nuovo ordine contro la decadenza, verso la stabilità e l’efficienza di una tecnocrazia illuminata – a sinistra si rimane senza un mito capace di ispirare e unire. Negli ultimi decenni, la sinistra si è rintanata dietro una visione di progresso stantia. Privata di una visione unificante, si è rifugiata in battaglie settoriali o in una difesa sterile dello status quo. Questo vuoto di senso è ciò che permette alla nuova destra di emergere come unica alternativa.

La sinistra ha smesso di offrire un futuro in cui credere. Le sue narrazioni non parlano più a chi si sente escluso, ma solo a una minoranza cosmopolita e privilegiata. Di fronte a una destra che promette ordine, identità e riscatto, la sinistra deve tornare a costruire un mito capace di ispirare, un progetto che non si limiti a resistere, ma che sappia immaginare un futuro diverso.

Alle persone serve qualcosa in cui credere. Una storia. Un mito. Una visione. Un nuovo orizzonte da ammirare. Non paure, pericoli e nuove emergenze da combattere, ma la creazione di un futuro possibile in cui far crescere fruttuosamente le generazioni di domani.

La vittoria di Trump non è un’anomalia, ma il prodotto di una crisi sistemica che attraversa l’Occidente. Vance, Thiel, Moldbug e Land rappresentano le voci di una destra che ha saputo trasformare questa crisi in opportunità, offrendo una visione del mondo che parla direttamente ai “dimenticati.”

Se vogliamo comprendere e, soprattutto, contrastare questa trasformazione, è necessario costruire una narrazione alternativa, capace di sfidare il mito della nuova destra con una visione altrettanto potente e ambiziosa. Non basta resistere: è tempo di immaginare un futuro che restituisca senso e speranza a chi oggi non ne ha.


Nota per i lettori: Questo articolo non intende giustificare o condannare, ma porsi le giuste domande. Solo mettendo in discussione ciò che crediamo di sapere possiamo costruire una nuova visione del presente e soprattutto costruire insieme i miti del futuro.


[1] J.D. Vance, Elegia americana (Garzanti, 2017)

[2] Ipotesi supportata dall’analisi di Michael McQuarrie, “The revolt of the Rust Belt: place and politics in the age of anger”, pubblicata su “The British Journal of Sociology” (8 novembre 2017)

[3] Estratto da un articolo dello stesso Peter Thiel, dal titolo “The Education of a Libertarian”, pubblicato su Cato Unbound (13 Aprile, 2009)

[4] Curtis Yarvin, Mencius Moldbug, estratto dal suo pezzo “The Price of Muscle-Flexing”, comparso sul blog 2Blowhards (30 Gennaio, 2007).

[5] Nick Land, estratto da “The Dark Enlightenment” (2012/2013), saggio pubblicato per la prima volta a puntate su un piccolo blog, ripubblicato in italiano col titolo “Illuminismo Oscuro”

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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