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Un terremoto politico in Romania: il successo inaspettato al primo turno delle Presidenziali di Calin Georgescu, candidato nazionalista, anti NATO e sostenitore della Russia.
Romania, vince Calin Georgescu
Il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania ha segnato un risultato sorprendente e potenzialmente dirompente per il panorama politico del paese. Calin Georgescu, candidato nazionalista e considerato un outsider filoputiniano, ha ottenuto il 22,3% dei voti, qualificandosi per il ballottaggio dell’8 dicembre contro Elena Lasconi, esponente del partito di centro-destra Unione per la Salvezza della Romania (USR). La liberal-democratica Lasconi, con il 19,16%, ha superato di un soffio il premier in carica Marcel Ciolacu, leader del Partito Socialdemocratico, che si è fermato al terzo posto.
Il profilo controverso di Georgescu
Calin Georgescu, 62 anni, è un ingegnere ed esperto ambientale con un passato da consulente per le Nazioni Unite e per governi di destra e sinistra. Tuttavia, la sua carriera politica è segnata da posizioni radicali e nostalgiche: ha lodato figure controverse della storia romena come Ion Antonescu e Corneliu Zelea Codreanu e ha criticato la rivoluzione del 1989 che destituì Nicolae Ceaușescu, definendola un “colpo di Stato”. Georgescu si oppone apertamente alla NATO e sostiene una politica estera neutrale rispetto al conflitto in Ucraina, arrivando a descrivere il presidente russo Vladimir Putin come un “uomo che ama il suo paese”.
Social media e campagna elettorale
Nonostante i sondaggi lo dessero al sesto posto con un modesto 5,4%, Georgescu è riuscito a ribaltare le previsioni grazie a una strategia di comunicazione mirata sui social media, in particolare su TikTok. I suoi video, alcuni dei quali hanno superato i 4 milioni di visualizzazioni, hanno catturato l’attenzione di un elettorato disilluso e alla ricerca di alternative al sistema politico tradizionale. Con quasi 300.000 follower, Georgescu ha utilizzato la piattaforma per diffondere messaggi semplici ma potenti contro la guerra e per una Romania autonoma dalle pressioni occidentali.
Un ballottaggio cruciale
L’avanzata di Georgescu al ballottaggio rappresenta una sfida per l’equilibrio politico ed economico della Romania. La sua eventuale elezione potrebbe segnare un netto cambio di rotta nelle relazioni internazionali del paese, tradizionalmente allineato all’Occidente e alla NATO. In un contesto geopolitico già teso a causa della guerra in Ucraina, la prospettiva di una Romania più vicina a Mosca preoccupa non solo gli alleati occidentali, ma anche una parte significativa dell’elettorato interno.
Elena Lasconi, giornalista e sindaca popolare di una cittadina romena, si presenta invece come la candidata del rinnovamento democratico e della stabilità filo-occidentale. La sua sfida sarà mobilitare un fronte ampio contro un avversario che ha saputo intercettare il malcontento e canalizzarlo in un messaggio populista e nazionalista.
Un segnale per l’Europa Orientale
Il risultato delle elezioni romene non può essere considerato un caso isolato. L’ondata di radicalizzazione politica che sta investendo l’Europa orientale, innescata anche dalla crisi ucraina, sta alimentando movimenti nazionalisti e filorussi. La Romania, da sempre crocevia tra Est e Ovest, potrebbe diventare un terreno di scontro tra queste due visioni opposte, con implicazioni rilevanti per l’intera regione.
L’8 dicembre non si deciderà solo il prossimo presidente della Romania, ma anche la direzione futura di un paese strategico per la stabilità dell’Europa orientale.