Le elezioni legislative in Islanda hanno segnato una svolta storica: l’Alleanza Socialdemocratica, guidata da Kristrún Frostadóttir, ha superato il Partito dell’Indipendenza, ma l’assenza di una maggioranza apre a complessi scenari di coalizione.

Le elezioni legislative svoltesi in Islanda lo scorso 30 novembre, convocate dopo il collasso del governo di coalizione guidato dal primo ministro conservatore Bjarni Benediktsson, hanno portato alla ribalta il principale partito di opposizione, l’Alleanza Socialdemocratica (Samfylkingin – jafnaðarflokkur Íslands), guidata da Kristrún Frostadóttir. Con una vittoria che ha garantito 15 seggi all’Althing, il parlamento unicamerale islandese, il partito ha ottenuto un risultato storico, surclassando il Partito dell’Indipendenza (Sjálfstæðisflokkurinn), che ha ottenuto 14 seggi. Tuttavia, l’assenza di una maggioranza assoluta ha aperto la strada a negoziati che si annunciano assai complessi per la formazione del prossimo governo.

Contesto e risultati

Come anticipato, le elezioni sono state indette dopo che il primo ministro Benediktsson ha dichiarato, lo scorso 13 ottobre, il collasso del suo governo. Benediktsson aveva assunto le redini dell’esecutivo ad aprile, quando l’allora primo ministro Katrín Jakobsdóttir aveva rinunciato all’incarico per candidarsi alle presidenziali. Le divergenze interne su questioni centrali, tra cui la politica estera, l’immigrazione e l’energia, hanno reso insostenibile la coalizione. In particolare, Benediktsson ha evidenziato come la visione del Movimento Sinistra-Verde (Vinstrihreyfingin – grænt framboð) per il futuro differisse radicalmente da quella che lui intendeva sostenere.

Le elezioni hanno visto un totale di dieci partiti concorrere per i 63 seggi dell’Althing, assegnati attraverso un sistema misto di rappresentanza regionale e proporzionale. Tra questi, solo sei sono riusciti a superare la soglia del 5% necessaria per ottenere rappresentanza parlamentare. In particolare, due partiti storici, il Movimento Sinistra-Verde e il Partito Pirata (Píratar), non sono riusciti a ottenere seggi per la prima volta dalla loro fondazione rispettivamente nel 1999 e nel 2012. Gli analisti hanno sottolineato che questo dato rappresenta un cambiamento significativo nella politica islandese, segnalando la perdita di consenso per i partiti che avevano giocato un ruolo importante nel panorama politico degli ultimi due decenni, ed escludendo importanti voti di dissenso dall’organo legislativo.

Tabella dei risultati:

PartitoVoti%SeggiVariazione
Alleanza Socialdemocratica44.09120,7515+9
Partito dell’Indipendenza41.14319,3614-2
Viðreisn (Riforma)33.60615,8211+6
Partito Popolare29.28813,7810+4
Partito di Centro25.70012,108+5
Partito Progressista16.5787,805-8
Partito Socialista8.4223,9600
Partito Pirata6.4113,020-6
Movimento Sinistra-Verde4.9742,340-8
Partito Democratico2.2151,040Nuovo

Secondo gli analisti, diversi temi hanno dominato la campagna elettorale e influenzato i risultati:

Economia e inflazione: l’Islanda ha affrontato un periodo di difficoltà economiche, con l’inflazione che ha raggiunto il picco del 10,2% nel febbraio 2023. Sebbene scesa al 5,1% nell’ottobre 2024, rimane ancora alta rispetto ai vicini europei e agli Stati Uniti. Il costo della vita e la crisi abitativa hanno rappresentato questioni cruciali per gli elettori.

Immigrazione e rifugiati: l’aumento del numero di richiedenti asilo, passato da meno di 1.000 a oltre 4.000 all’anno negli ultimi tre anni, ha sollevato tensioni in un Paese tradizionalmente omogeneo. La gestione di queste dinamiche ha rappresentato un tema di forte dibattito.

Cambiamenti climatici e catastrofi naturali: le eruzioni vulcaniche nel sud-ovest del Paese hanno avuto un impatto significativo sulla vita quotidiana, con migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case. Le critiche alla lentezza della risposta governativa hanno inciso negativamente sull’immagine del governo uscente.

Le prospettive post-elettorali

Dopo la pubblicazione dei risultati elettorali, Kristrún Frostadóttir, leader dell’Alleanza Socialdemocratica, ha espresso la volontà di formare un governo e di affrontare le principali sfide del Paese, tra cui la crisi del costo della vita e l’immigrazione. Tuttavia, potendo disporre di solamente quindici seggi, sarà necessaria una coalizione per garantire una maggioranza.

Tra le opzioni possibili, il partito Viðreisn (Riforma) emerge come quella che potrebbe essere la forza determinante. Il suo leader, Þorgerður Katrín Gunnarsdóttir, ha sottolineato l’importanza di un governo “coerente”, senza escludere nessuna delle opzioni sul tavolo. Secondo le previsioni, una coalizione tra l’Alleanza Socialdemocratica, Viðreisn e il Partito Popolare (Flokkur fólksins) potrebbe rappresentare una soluzione di centrosinistra, potendo disporre di un totale di 36 seggi sui 63 che compongono l’emiciclo di Reykjavík, ma non è esclusa la possibilità di una collaborazione con il Partito dell’Indipendenza. D’altro canto, il leader conservatore Benediktsson ha indicato che non avrebbe fatto uno sforzo speciale per cercare di formare un governo, riconoscendo la difficoltà di trovare un accordo dopo la sconfitta del suo partito.

Per quanto riguarda la posizione del Partito di Centro (Miðflokkurinn), il leader Sigmundur Davíð Gunnlaugsson ha dichiarato che il primo mandato per la formazione del governo dovrebbe essere affidato all’Alleanza Socialdemocratica, trattandosi della forza che ha ottenuto il maggior consenso popolare, ma ha mantenuto aperta la possibilità di negoziare con altre forze politiche.

In attesa che i partiti si accordino per la formazione del nuovo esecutivo, possiamo affermare che il risultato di queste elezioni riflette un desiderio di cambiamento da parte degli elettori islandesi, stanchi delle difficoltà economiche e delle divisioni interne al precedente governo, sonoramente bocciato come dimostra il risultato del Partito dell’Indipendenza. Allo stesso tempo, il risultato disastroso della sinistra deve far riflettere la leadership della compagine del Movimento Sinistra-Verde, che forse ha pagato il suo tentativo di invischiarsi nelle questioni di governo insieme a forze con posizioni troppo distanti da quelle del suo elettorato.

L’Alleanza Socialdemocratica ha ottenuto un risultato significativo, ma il percorso verso la formazione di un governo stabile rimane complesso. I negoziati delle prossime settimane saranno cruciali per determinare la direzione politica dell’Islanda, mentre il Paese si prepara ad affrontare sfide economiche, sociali e ambientali di grande portata.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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