Alexandro Sabetti

In Siria, il copione della geopolitica occidentale raggiunge nuove vette di ipocrisia. I superstiti di Al Qaeda, considerati per decenni il simbolo del terrorismo globale, il nemico pubblico numero uno dei ‘nostri valori’, ora vengono ridefiniti come “jihadisti moderati” e persino celebrati come “ribelli” nei media occidentali.

La loro utilità come strumenti contro il governo di Assad ha trasformato i nemici giurati di ieri in improbabili alleati di oggi, dimenticando le atrocità passate e il loro disprezzo per i valori che l’Occidente sostiene di difendere.

L’ipocrisia occidentale: quando i jihadisti diventano “moderati” per convenienza

Mentre Turchia, Israele e Stati Uniti avanzano i propri interessi geopolitici in Siria, il pretesto di “liberare” il Paese da Assad diventa la giustificazione per una spartizione di fatto. Israele si è appropriato di porzioni delle alture del Golan, mentre la Turchia, attraverso milizie ribelli, continua a consolidare il controllo su territori strategici.

Il tutto con il tacito consenso dell’Occidente, che ignora le sofferenze del popolo siriano in favore di un’agenda di potere regionale.

Difatti gli USA ora stanno discutendo della rimozione della taglia da 10 milioni di dollari su
Abu Mohammad al-Jolani, leader del gruppo qaedista Hayat Tahrir al-Shamil che ha invaso Damasco e rovesciato il governo di Bashar al-Assad domenica, come ha riferito a Middle East Eye un alto funzionario arabo informato dagli statunitensi.

Ahmed al-Sharaa, comunemente noto come Jolani, è stato designato come terrorista dagli Stati Uniti dal 2013, mentre la sua organizzazione è stata dichiarata ‘illegale’ dall’amministrazione Trump nel 2018, quando è stata posta una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa.

Ma nessuna paura, tutto procede per il meglio: Al Qaeda, Israele e Turchia stanno lavorando instancabilmente per il bene del popolo siriano. Hanno rimosso Assad mossi da amore e fratellanza, e ora si apprestano a costruire una democrazia inclusiva, rispettosa dei valori universali, della diversità e dell’uguaglianza di genere. È chiaro che una teocrazia guidata dagli eredi di Bin Laden e dai “parenti” degli attentatori del Bataclan porterà alla Siria un futuro di progresso, laicità e benessere.

Ora, a parte la tragica ironia, la caduta della Repubblica araba siriana non è la premessa per un paese democratico e plurale, ma piuttosto il rischio di una nuova teocrazia jihadista, ma fatta passare per moderata, come già si legge nei commenti surreali dei club “liberal” su X, in cui si parla dell’esempio di Idlib, governata dai qaedisti con fermezza ma ‘moderazione’.

Inoltre la destabilizzazione porterà ulteriori ondate di profughi, amplificando una crisi umanitaria già senza precedenti e spingendo migliaia di persone verso un’Europa che, ipocritamente, contribuisce alle cause dell’esodo mentre ne chiude le porte.

Vincitori e vinti: un gioco pericoloso

Se da un lato gli Stati Uniti e Israele possono vantarsi di aver indebolito Hezbollah e ridimensionato l’influenza iraniana, dall’altro hanno rafforzato l’egemonia turca, un attore che non nasconde le sue ambizioni espansionistiche in Siria.

Intanto, l’Iran, sempre più isolato, potrebbe accelerare il suo programma nucleare per garantire la propria sopravvivenza, aprendo la strada a nuovi conflitti.

Il marchio occidentale: risolvere un problema creandone altri più gravi

L’Occidente sembra non aver imparato dalla storia: come con l’ascesa di Bin Laden, alimenta oggi forze che potrebbero presto rivolgersi contro di esso. Nel tentativo di imporre il proprio ordine, l’Occidente crea il caos, un meccanismo che continua a devastare il Medio Oriente.

La Siria non è solo vittima di una guerra civile, ma anche del cinismo di una politica estera occidentale che sacrifica coerenza e principi sull’altare degli interessi geopolitici. Una lezione amara, ma che l’Occidente sembra destinato a ripetere.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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