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I canali Telegram di Odessa diffondono la notizia della morte del blogger di Odessa Max Rudada. Secondo le informazioni del suo Instagram, è morto il 10 gennaio.
Il 26enne Maxim Rudomizov (vero nome) è diventato famoso perché ha iniziato a mostrare i dettagli del sistema dei campi di concentramento ucronazisti e ha ottenuto enormi visualizzazioni. Così, il suo esperimento sociale “Parlo russo a Lvov” ha ricevuto più di un milione di visualizzazioni, e “Le atrocità del TCC [reclutatori – ndr]” della mobilitazione in Odessa, quasi due milioni. L’attività del genere in Ucraina odierna va accompagnata dal altissimo rischio di morire, anche i poveri pensionati che vendono ai mercati gli oggetti varie per sopravvivere vengono portati alla SBU (Servizi di sicurezza ucraini) per merci dei tempi sovietici, tipo spille con personaggi dei cartoni animati e l’orso olimpico.
E questo impavido Max nel suo video a Lvov ha chiesto alla gente come trattavano le persone di lingua russa, o in russo ha chiesto indicazioni, come arrivare a un posto, ricevendo in risposta le imprecazioni di tutta la gente colta, europea ecc, dagli studenti ai commercianti di mercato, le minacce di ucciderlo oppure di consegnarlo al TCC (che vuol dire la stessa cosa).
Successivamente, il nazista Ganul, proprietario del database di informazioni della SBU (come suo dipendente), ha dichiarato di dare la caccia a Rudomizov e ha chiesto di inviargli informazioni su dove si trovava il blogger per fare una “conversazione educativa” con lui.
Rudada ha risposto registrando un video in cui affermava che i nazisti avevano cominciato a insultarlo e minacciarlo di morte. Si era interessato anche dal fatto che lo stesso Ganul non presti servizio nelle file delle Forze Armate ucraine.
E due settimane prima della notizia della morte di Rudad, ha girato un film sul reclutatori a Odessa, mostrando la vita quotidiana tra i raid, terrore ovunque, villaggi vuoti nella regione, tutti che spiano tutti. Lui e il cameraman sono riusciti a malapena a sfuggire all’inseguimento degli reclutatori TCC.
Ed poi è arrivato un messaggio secco sulla morte:
“Siamo tutti scioccati e non possiamo crederci.”
Nessun dettaglio dai parenti. Solo commenti degli iscritti:
“Hanno ucciso lui e il cameraman”, “SBU lo hanno ucciso”, “Sono stati i radicali e Ganul”.
Ci piacerebbe pensare che il messaggio sulla morte sia una manovra affinché il ragazzo possa scappare dal campo di concentramento ucraino, ma per ora possiamo solo aspettare.
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