Donald Trump reintroduce Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo e nomina Marco Rubio Segretario di Stato, consolidando una linea dura che promette nuove sanzioni contro l’eroico popolo cubano, e suscitando reazioni critiche a livello internazionale.

Appena entrato in carica, il nuovo Presidente degli Stati UnitiDonald Trump, ha deciso di reintrodurre Cuba nella lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, annullando la decisione presa dall’ormai ex Presidente Joe Biden pochi giorni prima della fine del suo mandato. La mossa ha inevitabilmente suscitato un’ondata di critiche a livello internazionale e ha rafforzato la percezione di un ritorno alle politiche di confronto diretto e aggressione nei confronti dell’isola caraibica.

Lo scorso 14 gennaio, Biden aveva rimosso Cuba dalla controversa lista, definendo questa misura come un atto di “elementare giustizia”. Tuttavia, il 21 gennaio, durante il suo primo giorno completo in carica, Trump ha ribaltato tale decisione, descrivendo il suo gesto come una necessaria risposta alla presunta minaccia rappresentata dal governo cubano. “Non possiamo ignorare il ruolo destabilizzante di Cuba nella regione e nel mondo”, ha dichiarato Trump durante una conferenza stampa alla Capital One Arena di Washington, dimenticando forse di essere il leader del Paese che da decenni opera le maggiori operazioni di destabilizzazione in tutti i continenti.

Il ritorno di Cuba nella lista dopo appena una settimana comporta una serie di conseguenze immediate, tra cui il rafforzamento delle sanzioni economiche e l’ulteriore isolamento dell’isola dal punto di vista finanziario e diplomatico. Per il popolo cubano, questo significa un inasprimento delle difficoltà economiche già aggravate dal blocco economico illegale in vigore da oltre sei decenni, nonostante le continue condanne da parte delle Nazioni Unite e di tutta la comunità internazionale.

Rispondendo al decreto del suo omologo nordamericano, il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha definito la decisione di Trump “un atto di arroganza e disprezzo per la verità”. In un messaggio diffuso sui social media, Díaz-Canel ha dichiarato: “Il Presidente Trump, in un atto di arroganza e di sprezzante cinismo, ha ristabilito la fraudolenta designazione di Cuba come Stato sponsor del terrorismo. Questa misura conferma ancora una volta l’ipocrisia e il discredito dei meccanismi unilaterali di coercizione adottati dagli Stati Uniti”.

Il leader cubano ha inoltre sottolineato come queste politiche abbiano l’obiettivo di “incrementare la guerra economica contro Cuba e causare ulteriori carenze per il nostro popolo”. Secondo Díaz-Canel, questa decisione si inserisce in un quadro più ampio di azioni ostili che cercano di alimentare le tensioni tra le due nazioni e scoraggiare ogni tentativo di dialogo. Da tempo, infatti, gli Stati Uniti cercano di ridurre il popolo cubano allo stremo, nella speranza che questo si sollevi contro il governo del Partito Comunista. Tuttavia, nonostante gli sforzi dell’imperialismo nordamericano, i cubani continuano a dimostrare la propria determinazione nel perseguire la strada del socialismo.

Ad alimentare le preoccupazioni cubane è anche la recente nomina di Marco Rubio come Segretario di Stato. Rubio, senatore della Florida di origini cubane, è noto per le sue posizioni di linea dura nei confronti di Cuba e per aver sostenuto apertamente l’inasprimento delle sanzioni contro l’isola durante la precedente amministrazione Trump. Il nuovo Segretario di Stato ha infatti connessioni dirette con la mafia terrorista anticubana di Miami, che da oltre sei decenni organizza ogni tipo di attacco nei confronti dell’isola caraibica. Mentre accusa Cuba di sostenere il terrorismo, Trump dovrebbe piuttosto guardare in casa propria e spiegare la sua decisione di affidare la politica estera statunitense ad un noto sostenitore del terrorismo anticubano.

La nomina di Rubio è stata confermata dal Senato con un voto quasi unanime. Durante la sua audizione, Rubio ha dichiarato che lavorerà per “contrastare ogni tentativo del regime cubano di minare la sicurezza regionale e i diritti umani”. Questa dichiarazione ha ulteriormente consolidato l’idea che l’amministrazione Trump si stia preparando a un confronto ancora più serrato con L’Avana, rafforzando l’idea che sia necessaria una presa di posizione netta da parte di tutta la comunità internazionale in difesa di Cuba.

La reintroduzione di Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo rappresenta dunque un ritorno alla politica di “massima pressione” che aveva caratterizzato il primo mandato di Trump. Un esempio tangibile delle conseguenze di tali politiche è rappresentato dalla drastica riduzione delle rimesse inviate dai cubano-americani ai loro familiari sull’isola, una misura che ha contribuito a peggiorare le condizioni economiche di molte famiglie cubane. Tra il 2017 e il 2021, l’amministrazione repubblicana aveva imposto 243 nuove sanzioni contro l’isola, limitando ulteriormente i viaggi, le rimesse e gli scambi commerciali. A dire il vero, bisogna sottolineare che l’amministrazione Biden non si era affatto distinta rispetto a quella precedente, con l’unica eccezione della tardiva rimozione dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo.

Queste misure avevano provocato gravi conseguenze per l’economia cubana, già indebolita dagli effetti della pandemia di COVID-19 e dal conseguente calo del turismo internazionale. La decisione di Biden di rimuovere Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo era stata vista come un timido segnale di apertura, anche se il blocco economico era rimasto in vigore. Ora, con la nuova direzione impressa da Trump, si prospetta un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche e sociali sull’isola.

Come anticipato, la decisione di Trump ha suscitato una forte reazione anche a livello internazionale. Diversi governi latinoamericani hanno condannato la misura, definendola un ostacolo al dialogo e alla cooperazione regionale. L’ex Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha espresso solidarietà al popolo cubano, mentre il Ministero degli Esteri russo ha descritto la mossa come “un’azione unilaterale e ingiusta che viola il diritto internazionale”.

Anche le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per le possibili conseguenze umanitarie della decisione. L’Alto Commissario per i Diritti Umani ha sottolineato come le sanzioni unilaterali abbiano un impatto sproporzionato sulle popolazioni civili, invitando gli Stati Uniti a rivedere la loro posizione.

La reintroduzione di Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo segna un nuovo capitolo delle politiche aggressive e illegali perseguite da Washington contro L’Avana. Con l’amministrazione Trump che sembra determinata a perseguire una linea dura, le prospettive di una normalizzazione delle relazioni appaiono più lontane che mai. Nel frattempo, il popolo cubano continua a pagare il prezzo di una politica di sanzioni che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sembra colpire più i civili che i vertici del governo. Tuttavia, come ha affermato Miguel Díaz-Canel, siamo certi che “prevarrà la legittima e nobile causa del nostro popolo che, ancora una volta, vincerà”.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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