Privatizzazione delle imprese statali e il licenziamento di un terzo di lavoratori del settore pubblico, sono tra le riforme neoliberiste che le nuove autorità siriane stanno attuando per presentarsi al meglio e dare garanzie ai loro padrini e padroni occidentali.
Il nuovo governo in Siria con la caduta di Bashar al Assad ribadisce che vuole passare a “un’economia di libero mercato competitiva”. Gli ex dirigenti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ora ministri del governo presieduto da Ahmad al-Sharaa, ex comandante dell’ISIS e di Al-Qaeda Abu Mohammad al-JulaniIn, in un’intervista all’agenzia Reuters, qualche giorno fa, ha ribadito i piani per ridimensionare il ruolo dello Stato nell’economia, tra i quali il licenziamento di migliaia di “dipendenti fantasma”.
Il ministro delle Finanze ad interim, Basil Abdel Hanan ha spiegato che “l’obiettivo è bilanciare la crescita del settore privato con il sostegno ai più vulnerabili”.
Pur ribadendo che il nuovo governo è intenzionato a mantenere sotto il controllo dello Stato, è difficile immaginare cosa farà del settore energetico, dal momento che risorse come gas e petrolio situare nella parte nordorientale del Paese arabo sono da anni sotto il contro degli Stati uniti d’America.
Quando Hanan ricopriva il ruolo di ministro dell’economia nell’amministrazione guidata da HTS a Idlib, il gruppo finanziò le sue operazioni imponendo tasse elevate ai cittadini, comprese quelle sugli aiuti umanitari forniti dall’ONU.
Qualche mese fa l’agenzia Sputnik in lingua araba riferì che HTS dirottò centinaia di milioni di dollari in Turchia confiscando spedizioni di aiuti umanitari e successivamente vendendole sul mercato nero.
I funzionari siriani hanno anche dichiarato alla Reuters che vogliono che le fabbriche siriane “fungano da rampa di lancio” per le esportazioni globali.
Tuttavia, il malcontento sta crescendo in tutta la Siria a causa dei licenziamenti, nonostante le rassicurazioni dei funzionari sostenuti dall’Occidente. “Il mio stipendio mi aiuta a gestire le necessità di base, come pane e yogurt, per sostenere la famiglia. Se questa decisione verrà approvata, aumenterà la disoccupazione in tutta la società”, ha raccontato Adham Abu al-Alaya, uno dei tanti dipendenti del settore pubblico attualmente in congedo retribuito di tre mesi in attesa di valutazione per il suo status lavorativo.
Le riforme giungono in un momento in cui il Paese è alle prese con un’ondata di omicidi ed esecuzioni settarie, perpetrate da gruppi armati sotto il comando del Dipartimento per le operazioni militari del governo di transizione.
Mercoledì scorso, il Dipartimento delle operazioni militari ha sciolto la costituzione siriana, l’Assemblea popolare, l’esercito nazionale, i partiti del Fronte nazionale progressista, compresi quelli comunisti, i servizi di sicurezza e tutte le fazioni armate.
Sharaa e i suoi accoliti dovrebbero consegnare il potere a un nuovo governo a marzo, ma non è chiaro come avverrà la transizione. Inoltre, in un’intervista con Al Arabiya il mese scorso, Sharaa ha precisato che tenere le elezioni potrebbe richiedere fino a quattro anni e riscrivere la costituzione del paese potrebbe richiederne tre.
Nonostante l’incertezza, le nazioni occidentali stanno procedendo a pieno ritmo per revocare le sanzioni economiche che hanno devastato l’economia siriana per oltre un decennio.
Il mese scorso, solo pochi giorni il rovesciamento Assad, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) dichiarò: “Stiamo monitorando attentamente la situazione e siamo pronti a supportare gli sforzi della comunità internazionale per assistere una seria ricostruzione, se necessario e quando le condizioni lo consentiranno”.