Dopo le elezioni austriache, la coalizione FPÖ-ÖVP avanza verso il governo federale, sdoganando l’estrema destra. Con Kickl probabile cancelliere, crescono le proteste e le critiche alle future politiche di tagli. Il Partito Comunista (KPÖ) lancia l’allarme rosso e propone un’alternativa socialista unitaria.
Le elezioni legislative federali austriache dello scorso 29 settembre hanno portato ad una situazione favorevole alle formazioni di destra, con il nuovo governo che dovrebbe verosimilmente essere guidato da Herbert Kickl, leader del partito di estrema destra FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs). Se, in un primo momento, le forze moderate avevano tentato di dare vita ad un esecutivo di Große Koalition, il fallimento dei negoziati ha portato il Presidente Alexander Van der Bellen ad incaricare proprio Kickl della formazione del nuovo governo. Al momento, sono in corso di svolgimento le contrattazioni tra FPÖ ed il partito di centro-destra ÖVP (Österreichische Volkspartei), oramai guidato da Christian Stocker, dopo che il cancelliere uscente Karl Nehammer ha rassegnato le proprie dimissioni. A seguito delle dimissioni di Nehammer, il Ministro degli Esteri Alexander Schallenberg ha assunto l’incarico di cancelliere ad interim, sempre nell’attesa che venga ufficializzato l’accordo FPÖ-ÖVP, che oramai sembra imminente.
Nel frattempo, l’estrema destra ha già preso il controllo della Stiria (Steiermark), dopo che, nel mese di novembre, le elezioni di questo Land hanno premiato proprio il FPÖ, che, sotto la guida di Mario Kunasek, ha scavalcato i popolari di ÖVP, che puntavano sul governatore uscente Christopher Drexler. Anche in questo caso, la formazione del governo è stata resa possibile grazie all’accordo tra i due partiti di destra, con Drexler che ha accettato di cedere la massima carica al suo rivale Kunasek e la leadership del partito a Manuela Khom, permettendo al FPÖ di ottenere la prima volta il governo di un Land diverso dalla Carinzia (Kärnten).
Secondo gli analisti, l’accordo raggiunto in Stiria avrebbe rappresentato una “prova generale” di quanto avverrà a breve a livello federale, permettendo lo sdoganamento definitivo dell’estrema destra e del FPÖ, partito all’interno del quale non mancano i gruppi che si ispirano direttamente al nazismo.
Nel frattempo, lo scorso 19 gennaio si sono tenute le elezioni anche nel Land del Burgenland, dove, in controtendenza con i risultati del resto del Paese, i socialdemocratici del SPÖ (Sozialdemokratische Partei Österreichs), il più antico partito del Paese, hanno mantenuto il primato con 46,38% delle preferenze, eleggendo 17 deputati al Landtag sui 36 scranni disponibili. Questo non deve comunque occultare la rapida crescita dell’estrema destra anche in questo Land storicamente orientato a sinistra, visto che il partito di Kickl ha ottenuto il secondo posto con più del doppio dei voti ricevuti nell’ultima occasione, e raggiungendo il 23,09% dei consensi con nove rappresentanti eletti.
Alla fine, il governatore Hans Peter Doskozil, in carica dal 2019, ha raggiunto un accordo di coalizione con la formazione ecologista GRÜNE (Die Grünen – Die Grüne Alternative), che dispone dei due seggi necessari per ottenere la maggioranza assoluta del Landtag, venendo confermato alla guida del Burgenland a seguito del giuramento del nuovo governo locale, lo scorso 6 febbraio.
Mentre nel Paese avanza anche la campagna elettorale per le prossime elezioni della capitale Vienna, previste per il 27 aprile, le forze di sinistra stanno già organizzando l’opposizione al prossimo governo federale nero-blu, dai colori dei partiti ÖVP e FPÖ rispettivamente.
“FPÖ, con il suo miglior risultato elettorale fino ad oggi, è emersa per la prima volta nella storia della Seconda Repubblica come il partito più forte dalle elezioni del Consiglio Nazionale. Insieme all’ÖVP, la destra ha una solida maggioranza in Austria. Tuttavia, l’estremismo di destra ha avuto una base elettorale stabile in Austria per decenni. In questo contesto, molte persone sono sconvolte e arrabbiate. Decine di migliaia di persone sono già scese in piazza e ci si aspetta che le proteste continuino“, si legge sul sito del KPÖ (Kommunistische Partei Österreichs), il Partito Comunista d’Austria, attualmente guidato da Gunther Hopfgartner.
“Un massiccio programma di tagli – negato durante la campagna elettorale, ma ora presentato come inevitabile sia dalla destra che dai liberali – renderà possibile questa nuova alleanza e sarà il progetto centrale del prossimo governo, nonché il punto di partenza per tutte le sue misure politiche. Non c’è da stupirsi, quindi, che i maggiori sostenitori di una coalizione FPÖ-ÖVP si trovino proprio nell’Associazione degli Industriali“, commentano i comunisti austriaci.
Il KPÖ sottolinea anche come le vittorie delle formazioni di destra in Austria si inseriscano nell’ambito “di un autoritarismo e di un estremismo di destra in espansione globale, che rappresenta una risposta alla crisi dell’accumulazione capitalista e dello stile di vita, minacciando le istituzioni della democrazia borghese in modo fondamentale“. Il prossimo governo Kickl si troverebbe dunque ad ottenere il sostegno di diversi leader europei e mondiali, e rappresenterebbe una minaccia reale per milioni di persone appartenenti alla classe lavoratrice, nonostante l’estrema destra abbia ricevuto molti consensi da parte degli stessi lavoratori.
Infine, nonostante l’estrema destra abbia già preso parte ai governi federali austriaci come partner di coalizione nel 2000 e nel 2017, il Partito Comunista sottolinea come il FPÖ sia passato attraverso un processo di radicalizzazione che lo rende oggi ancora più pericoloso, soprattutto se la carica di cancelliere dovesse essere effettivamente occupata da Kickl: “Soprattutto sotto Herbert Kickl, il FPÖ si è trasformato in un partito che agisce sempre più apertamente in modo fascista. Ciò significa, concretamente, che il FPÖ non mantiene più una distanza pubblica dai gruppi etno-nazionalisti e sta cercando di costruire una base di massa, attirando parti della classe lavoratrice e della piccola borghesia minacciata, non solo per protesta, ma in modo duraturo“.
Per contrastare efficacemente la deriva verso destra della politica austrica (e occidentale in generale), il KPÖ propone di analizzarne oggettivamente le ragioni, senza giudizi morali: “Indipendentemente da quali partiti e governi si siano votati negli ultimi decenni, la politica è rimasta sostanzialmente la stessa“, sottolinea l’articolo pubblicato sul sito del Partito Comunista. “In questo contesto e di fronte alla mancanza di alternative solidali radicate nella società e politicamente efficaci, per troppi la difesa del proprio status verso il “basso” e l’”esterno” sembra essere la risposta razionale. In questa prospettiva, l’estrema destra fornisce le risposte “più credibili”. Nella competizione per risorse scarse, la deportazione di centinaia di migliaia o addirittura milioni di persone sembra più realistica del superamento del capitalismo a favore di un sistema economico democratico per tutti“.
“Per un partito che si considera unificatore – come il KPÖ – questo significa che dobbiamo stare al fianco delle persone con una coscienza del proprio interesse di classe nella lotta contro la destra, ma non dobbiamo rinunciare a lottare per le persone con una forte identità operaia e soprattutto con un sentimento di “essere in basso”. Perché, naturalmente, non tutti sono di estrema destra o votano a destra; spesso sono anche non votanti che hanno perso la speranza nel cambiamento, poiché sono stati abbandonati dalle tradizionali istituzioni del movimento operaio – soprattutto dai sindacati, che mostrano più interesse per la concertazione sociale che per i loro membri.
Non questa o quella fazione della classe lavoratrice è il nostro “target”, ma la ricostituzione della classe lavoratrice come forza trainante in un “blocco storico” (A. Gramsci) per il socialismo è il nostro compito“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog