Paolo Arigotti

Federico Greco e Mirko Melchiorre, grazie per essere con noi: potreste raccontarci qualcosa di voi e del vostro lavoro?

Dal 2017 abbiamo messo il nostro lavoro di filmmaker al servizio di una lotta politica: lo smascheramento della propaganda imperialista Ue e USA e del tradimento della sinistra italiana a partire soprattutto dal 1992 (ma in realtà da molto prima). In particolare dal punto di vista delle riflessioni macroeconomiche perché, come direbbe qualcuno: “Se non ti occupi di economia l’economia si occupa di te”. Ovviamente questo ci aliena le simpatie di molti colleghi, che degli argomenti di cui ci occupiamo noi non ne vogliono nemmeno sentire parlare. E ci costringe a lavorare “sotto i radar”, cioè trovando finanziamenti per i nostri film in maniera alternativa a quella classica.

I vostri documentari PIIGS (2017) e C’era una volta in Italia (2023), dedicati rispettivamente alla austerity targata UE e alla crisi della sanità pubblica, hanno toccato questioni spinose: che risposta hanno avuto e quanto è difficile affrontare certi argomenti da “indipendenti”? Il capitolo finanziamento non è affatto irrilevante, vero?

Da una parte ogni volta è un’impresa mastodontica riuscire a chiudere il budget che ci consenta di fare il film che vogliamo. Budget che è composto da quattro macro-voci: il nostro tempo non pagato (che è la voce più grande); mecenati privati; piccole cifre da film commission regionali pubbliche; il cosiddetto crowdfunding, cioè il finanziamento dal basso. Adesso per esempio è aperto il crowdfunnding del film su cui stiamo lavorando. Ma questo – fare film con capitali non dall’altro – è l’unico modo per essere indipendenti e liberi da (auto)censure.

Il vostro nuovo lavoro si intitolerà D’istruzione pubblica, un ulteriore tentativo di rendere edotto il grande pubblico sulle politiche cosiddette neoliberiste, che sbandierando finalità di interesse generale, sono in realtà funzionali a interessi privati e dei poteri finanziari sovranazionali?

Anche stavolta proveremo a fare vera e propria contronarrazione, con un film a metà strada tra un’inchiesta e una storia di resistenza, cercando di rendere caldi, emotivi, temi complessi. Cercheremo cioè di non essere “innocui”, come invece sono la stragrande maggioranza dei film italiani degli ultimi 30 anni. Oltre a spiegare cosa sta “davvero” succedendo alla scuola, chi la sta distruggendo e per quali ragioni (in particolare dalla legge Bassanini-Berlinguer del 1997-1999), proveremo a filmare qualcosa che all’inizio ci sembrava infilmabile: che cosa, esattamente, è sotto attacco nella scuola? A cosa mirano davvero i tagli, l’aziendalizzazione e l’autonomia scolastica? Secondo noi il cuore pulsante di ciò che avviene in un’aula scolastica in quei tredici anni dalle elementari al liceo, e che il capitalismo assoluto, come lo chiamava Massimo Bontempelli, non può digerire, è il miracolo dell’apprendimento, della conoscenza, della formazione dello spirito critico del cittadino. La scuola dell’autonomia sta cancellando l’otium e lo sta trasformando nel suo opposto (nec-otium), il negotium, cioè sta uccidendo l’opportunità della conoscenza per la conoscenza, offrendo in cambio le mere competenze professionali. E questo è assurdo anche dal punto di vista del potere, perché oggi le competenze diventano obsolete nel giro di poco tempo, mentre la conoscenza generale permette di avere una solida base su cui poi innestare le successive competenze specifiche. Una volta, ci racconta per esempio Lucio Russo, per iscriversi a medicina era necessario conoscere il greco antico. Gramsci è diventato Gramsci perché – pur in totale miseria – ha vinto una borsa di studio che gli ha permesso di fare l’università a Torino dove ha coniugato studio e militanza politica.

A che punto sono i lavori e quando prevedete di portare a termine il documentario?

Siamo a buon punto con le riprese e abbiamo iniziato a mettere mano sul montaggio. Potrebbe volerci ancora qualche mese, ma è difficile fare una previsione. Un film del genere nasce giorno dopo giorno e ha bisogno di tempo per maturare nelle nostre menti. Gli incontri che facciamo in giro per l’Italia per parlarne in realtà sono momenti di scrittura del film, occasioni in cui continuiamo ad apprendere e riflettere.

A chi è indirizzato D’istruzione pubblica, e quali finalità si propone?

A tutti. Assolutamente a tutti, perché tutti siamo legati in un modo o nell’altro alla scuola: docenti, alunni, genitori, cittadini. L’obiettivo è lo stesso dei film precedenti: fare il nostro piccolo pezzo nella lotta controegemonica. E siccome l’egemonia si basa sul “fascino” che le proprie idee hanno sulla gente, altrimenti è imposizione, “dominio”, stiamo molto attenti a che i nostri film siano ben fatti, rigorosi, autorevoli. Ma anche caldi e divertenti. Affascinanti, appunto.

Quali sono le principali problematiche e criticità che il documentario si propone di evidenziare?

Ci occuperemo per esempio di capire perché i nostri insegnanti sono i meno pagati d’Europa, perché sono così precari, perché la scuola sia diventata un progettificio, come siano state depotenziate le discipline, che cos’è davvero il PNRR, perché dell’invasione del digitale. Ma soprattutto perché lo smantellamento della scuola pubblica sia storicamente iniziato da parte della sinistra (Bassanini-Berlinguer) che ha poi aperto alla destra le opportunità di fare ancora peggio. In sintesi: chi, come e perché sta distruggendo quel poco di gramsciano che è rimasto nella scuola?

Si parla tanto di alternanza scuola/lavoro: parlerete anche di questo, posso chiedere il vostro punto di vista?

Lo direi con una sintesi che spero efficace: l’alternanza scuola-lavoro prevede anche che gli studenti imparino cos’è un contratto di lavoro collettivo, o quali sono i diritti costituzionali del lavoro? La risposta la conosciamo.

Nella vostra visione, quale dovrebbe essere la missione della scuola?

Quella che ha così ben descritto Gramsci quando parlava di cos’è la conoscenza: offrire ai subalterni (i meno priviliegiati) l’unico strumento a loro disposizione per emanciparsi. Da questo punto di vista, paradossalmente, pur avendo un orientamento chiaramente classista, la scuola gentiliana era migliore di quella attuale.

Teoria o pratica: su cosa l’insegnamento pubblico dovrebbe puntare di più? E quali sono le vostre proposte?

Vogliamo ricordare alcuni contributi di esperti che saranno inseriti nel documentario?

Anche stavolta abbiamo deciso di farci aiutare nell’inchiesta macroscopica da intellettuali liberi e autorevoli. Tra questi c’è per esempio Lucio Russo, fisico e matematico, ferocemente critico nei confronti della riforma dell’autonomia scolastica. Lorenzo Varaldo, che è anche il protagonista del film, è un dirigente scolastico atipico: vuole farsi chiamare preside, anzi direttore didattico. Ritiene ancora che la sua figura debba essere un primus inter pares e al servizio dei docenti. Con Clara Mattei, economista, invece ci concentriamo più sul dato economico e dell’austerità. Uno degli strumenti, non l’obiettivo, della distruzione della scuola pubblica. L’austerità, come spiega efficacemente nei suoi libri e nel nostro film, è tecnicamente uno strumento del capitale e dunque fascista. E chi ha sostenuto l’austerità proponendola come la panecea di tutti i mali in Italia? La sinistra, ovviamente. Ne deriva che la sinistra italiana sedicente progressista, ma veramente liberista, è…

Come potrebbe fare chi volesse contribuire al vostro progetto?

Semplice: andare sul nostro sito, www.studiozabalik.com/distruzionepubblica. Lì ci sono tutte le informazioni. E anche il teaser del film, un assaggio del prodotto finale

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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