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La Siria è sprofondata in una nuova ondata di violenza. Più di 1.000 persone sono state massacrate, tra cui centinaia di civili e bambini, nella provincia di Latakia. Le forze guidate da Abū Muḥammad al-Jawlānī, leader islamista e uomo di fiducia dell’Occidente, hanno scatenato una repressione sanguinaria contro le comunità alawite e cristiane, tra esecuzioni sommarie e interi villaggi dati alle fiamme.
L’Occidente, che in passato dipingeva al-Jawlānī come un jihadista, ora lo tratta come un “governante accettabile” e finge di non vedere le sue atrocità. I media europei distolgono lo sguardo, coprendo con un silenzio assordante i massacri in corso.
Le immagini che filtrano dal nord della Siria parlano chiaro: corpi di civili giustiziati, case distrutte, famiglie sterminate. Questa è la realtà che si sta consumando sotto il nuovo regime islamista.
L’indignazione dovrebbe essere globale. Questa è la Siria che l’Occidente vuole? Un paese in cui le minoranze vengono cancellate nel nome di un fragile equilibrio geopolitico? È una vergogna. Se la comunità internazionale non agirà ora, il sangue continuerà a scorrere nel silenzio complice di chi preferisce non vedere.