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La “sinistra ZTL” unisce associazionismo, attivismo e affarismo, orbitando attorno al Pd e alla sua costola AVS. Quest’area, pur contestando, finisce per sostenerne la sopravvivenza. La recente protesta contro Conte appare incoerente, riflettendo dinamiche già viste.
La Sinistra ZTL e le piazzate ad orologeria
Esiste, a Roma soprattutto, una struttura reticolare informale rappresentata dal vasto mondo dell’associazionismo, dall’attivismo estemporaneo sulle tematiche inclusive, dalle frequentazioni ludico-sociali e da un malcelato sottobosco affarista incastonato nelle pieghe dell’impegno politico.
Questo alveare scompaginato di sigle, correnti, urgenze esistenziali e intelligenze diffuse finisce per avvicinare, inesorabilmente, il Partito democratico, con la sua costola manipolatoria AVS, all’agitato manipolo di estrema sinistra, ancora presente nel Paese, che naviga tra il radicalismo “americanizzato” dei centri sociali e la militanza strutturata dell’extra-parlamentarismo.
Nei passaggi politici decisivi, quelli che potrebbero far emergere le contraddizioni strutturali del Pd, il nucleo portante dell’estrema sinistra, immancabilmente, arriva a supporto della sopravvivenza democratica. Non è difficile comprendere il motivo di questa inclinazione all’accondiscendenza.
Il Partito democratico è il partito amministrativo per eccellenza, quello che a livello locale, da almeno trent’anni, dà le carte e permette al sottosuolo politico di galleggiare negli spazi sociali concessi dal personale burocratico.
Motivo per cui, al redde rationem, l’antagonismo radicale non intralcia mai il passo della sinistra liberal. Ieri, nel corso di un’assemblea, un gruppo conosciuto di questa variegata costellazione di militanza, ha contestato vigorosamente l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Per carità, non che la cosa di per sé sia scandalosa; Conte ha avuto responsabilità di governo e come tali possono essere legittimamente messe in discussione. Ma, come un tempo si amava affermare, esistono le fasi politiche, e la fase di oggi vede la contrapposizione di due piazze: la prima, quella del 15 marzo, organizzata dal giornale di regime “La Repubblica”, chiede, insieme al Pd e suoi accoliti, più Europa e più armi; l’altra, quella di Conte e dei 5stelle, del 5 aprile, chiede pace e democrazia.
Appare del tutto sconclusionata o inopinatamente programmata, la piazzata contestativa contro Giuseppe Conte. Sembra fare il paio con il particolare approccio di quel mondo alle elezioni europee, quando appoggiò, surrettiziamente, il Partito democratico, facendo confluire i voti sulla sua costola rosé, accreditando, nella sostanza, l’impostazione russo-fobica e belligerante della sinistra europea