Cadono le bombe su Gaza e su tanti altri popoli innocenti mentre quelli che un tempo erano definiti “i grandi del mondo” stanno progettando una ulteriore spartizione dei nostri pani e dei nostri pesci, i pani e i pesci della povera gente.

Cadono le bombe su Gaza e su tanti altri popoli innocenti mentre il prof. Draghi fa lezione di riarmo ai parlamentari italiani, alcuni dei quali spazientiti dalla sua prolissità fanno cenno a guardare l’orologio: il predicatore delle armi allora si inalbera e sdegnato se ne va e chiude la lezione.

Continuano a cadere le bombe su Gaza e su altri popoli innocenti mentre il professor Draghi, l’uomo dal “quantitative easing” facile ai tempi di Francoforte spiega che il riarmo porterà alla ripresa economica di un Paese privo di struttura industriale e al di sotto di tutto nel know-how, nella tecnologia, nell’impiantistica, assente nei settori fondamentali della comunicazione e dell’intelligenza artificiale che riconverte la propria industria aeronautica tramite la “democratica” Turchia. Un paese anti-europeo ondeggiante come ai tempi della Triplice Intesa e della Triplice Alleanza che dovrebbe partecipare alla festa degli 800 miliardi spostati dal burro (se mai il burro ci fosse stato) ai cannoni: cannoni ovviamente riservati ai più forti in attesa del mitico “esercito europeo” che adesso come adesso verrebbe costruito al di fuori da un minimo meccanismo democratico: considerato che l’elezione del Parlamento di Strasburgo continua a servire per contare i voti a livello di singola nazione nel bailamme dell’unanimità e dei veti incrociati tra i 27. Tutto questo mentre è completamente mancata un’analisi della “non coincidenza” tra NATO e UE come invece bruscamente richiamato dalla nuova amministrazione USA.

L’Europa dei banchieri vuole andare alla guerra (copyright di oggi by Christine Lagarde) quasi fossimo nel 1914 e si dovessero distruggere gli Imperi Centrali e nel frattempo silenzio assordante sulle bombe che continuano a cadere su Gaza e su tutti gli altri popoli innocenti.

Sarebbe l’ora di smettere di manifestare seguendo specchietti per le allodole ma per qualcosa di molto più utile e concreto: la pace.

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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