Manuale pratico per aspiranti editorialisti
Sì, l’esercito israeliano ha ucciso almeno 60mila palestinesi, per lo più donne e bambini. Sì, Lancet stima che le vittime siano il 40% in più e che il conteggio reale sia ancora peggiore. Sì, il 90% della popolazione di Gaza sopravvive stipata in tende, senza casa, con le città bombardate, gli ospedali rasi al suolo e le incubatrici spente per mancanza di corrente. Sì, i medici sono stati costretti a scegliere chi far sopravvivere e chi no, e le ambulanze colpite mentre tentavano di soccorrere i feriti. Ma tranquilli: basterà una pennellata di retorica per trasformare tutto questo in “legittima difesa”
Sì, Israele ha vietato ai giornalisti l’accesso a Gaza per settimane, impedendo che le telecamere documentassero l’orrore. Sì, ha colpito i convogli umanitari, le panetterie, le scuole dell’ONU, i campi profughi e i mercati. Sì, perfino uno storico israeliano come Amos Goldberg parla ormai di “genocidio”. Sì, persino la Corte Penale Internazionale ha avviato indagini per crimini contro l’umanità. Ma, come da manuale, basta ripetere ossessivamente “Hamas usa i civili come scudi umani” e il pubblico si convincerà che i bambini palestinesi siano in realtà terroristi in miniatura.
Sì, mentre Gaza viene cancellata dalle mappe, Stati Uniti ed Europa alzano il ditino morale contro Russia e Cina, varano 18 pacchetti di sanzioni contro Mosca e neanche uno contro Israele. Sì, l’Italia si limita a “profonda preoccupazione” mentre continua a vendere armi a Tel Aviv. Ma fa niente: basta ricordare che “Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente” e tutto passa in cavalleria.
Sì, anche chi osa denunciare finisce bollato come antisemita. Sì, i palestinesi sono descritti come “animali” dai ministri israeliani, e chi si azzarda a ricordarlo viene silenziato. Ma non preoccupatevi: basta scrivere un editoriale sul meteo, su Bezos, su Elon Musk e Plutone per distrarre l’opinione pubblica.
Il trucco c’è e si vede
E così, mentre i cadaveri si accumulano a Gaza e le fosse comuni si moltiplicano, le prime pagine sono occupate dai Mondiali di calcio, dal gossip su Sanremo e dalle beghe di condominio alla Camera. È il trucco più vecchio del mondo: parlare d’altro. Dimenticare. Spostare l’attenzione.
Sì, il segretario generale dell’ONU ha detto che Gaza è un cimitero di bambini. Sì, i medici descrivono mutilazioni mai viste prima, traumi psicologici di massa e una popolazione ridotta a uno stato larvale. Ma chi se ne importa, quando possiamo indignarci per la tassa sui sacchetti di plastica?
Sì, Gaza è il laboratorio perfetto per testare la capacità dell’opinione pubblica di digerire l’indigeribile. E finora il risultato è brillante: indignazione a comando, memoria selettiva, e un silenzio complice che grida più di mille parole.
E domani?
Il manuale per ignorare i crimini di Israele funziona così bene che verrà probabilmente aggiornato per altri scenari. Oggi Gaza, domani chissà. Yemen, Congo, Sudan: basta cambiare il nome del Paese e la sceneggiatura è pronta.
Del resto, il trucco è già stato collaudato con successo in Iraq, Afghanistan, Siria e Libia: guerre umanitarie, esportazione della democrazia, danni collaterali. Sempre con lo stesso copione: chi denuncia è un traditore, un nemico dell’Occidente, un illuso che non capisce la “complessità”.
E così, tra un talk show e l’altro, la coscienza collettiva si addormenta placidamente, cullata dal mantra della “sicurezza” e dal mito dell’Occidente buono per definizione
