Foto Kulturjam
Charlie Kirk, 31 anni, fondatore di Turning Point USA e icona MAGA, è stato assassinato da un cecchino all’Utah Valley University. Paladino delle armi e voce dell’odio, è caduto vittima delle stesse idee che propagandava. Non un martire: un monito per l’America.
Charlie Kirk, l’odio che ha seminato lo ha ucciso
Mercoledì 10 settembre, alle 19:32, un colpo di fucile ha spezzato la vita di Charlie Kirk, 31 anni, voce tonante della destra americana, fondatore di Turning Point USA, icona del movimento MAGA. È successo all’Utah Valley University, durante un evento pubblico.
Un cecchino, descritto come un’ombra vestita di nero, ha sparato dal tetto di un edificio vicino, centrando Kirk al collo mentre rispondeva a una domanda sulla violenza armata. Ironia feroce: stava difendendo il Secondo Emendamento, quello che permette agli americani di armarsi fino ai denti. È morto sul colpo, tra le urla della folla e il sangue sul palco. L’FBI, che ha diffuso su X la foto del presunto killer chiedendo “l’aiuto del pubblico per identificare questa persona di interesse in relazione alla sparatoria mortale”, brancola nel buio, il campus è chiuso fino al 15 settembre, e l’America si ritrova a fare i conti con l’ennesimo assassinio politico.
Trump lo ha chiamato “martire per la verità” su Truth Social, Netanyahu un “leone per Israele”, persino Obama e Clinton hanno mandato condoglianze di rito. Ma qui, lontano dalle ipocrisie dei comunicati stampa, ci chiediamo: dobbiamo avere pietà per lui? Empatia per questa fine brutale? La risposta, per molti, me compreso, è un secco no. Kirk non era un filosofo in cerca di verità. Era un megafono dell’odio, un suprematista bianco che flirtava con teorie razziali, un omofobo che tuonava contro i diritti LGBTQ+, un antiabortista così estremo da voler vietare l’interruzione di gravidanza anche per le vittime di stupro.
Negava il genocidio palestinese, difendeva acriticamente Israele, derideva la scienza come no-vax e negazionista del cambiamento climatico. E, ciliegina sulla torta, era un paladino del Secondo Emendamento. Nel 2023, a un evento TPUSA, disse: “Penso che valga la pena pagare il costo, purtroppo, di qualche morte per arma da fuoco ogni anno, per avere il Secondo Emendamento che protegge gli altri nostri diritti divini. È un accordo prudente. È razionale.” Ora, rileggere quelle parole mentre il suo corpo giace freddo è un pugno di black humor che non si poteva scrivere meglio. È morto per un’arma, proprio come quelle che celebrava. Il raccolto del suo seminare.
L’America di Kirk è un’arena violenta, nata sulla violenza e costruita per perpetuarla. Quattro presidenti assassinati: Lincoln, Garfield, McKinley, Kennedy, e una lista infinita di politici falciati, da Robert Kennedy a Gabby Giffords, fino ai recenti attentati a Trump e Pelosi. Con oltre 400 milioni di armi in circolazione, gli Stati Uniti sono un polveriera dove l’odio che Kirk spargeva era benzina. Ogni suo comizio, ogni post su X, ogni pagina dei suoi libri era un invito alla polarizzazione, un’esca per il caos. Ha costruito la sua carriera demonizzando minoranze, negando diritti, glorificando un sistema armato fino al midollo.
E in un paese dove un “disagiato” con un fucile può decidere di “estirpare l’erba cattiva” invece di votare, Kirk non era solo un provocatore: era un bersaglio delle sue stesse idee. La retorica cristiana del “pietà per tutti i morti” qui inciampa. Non tutti i morti sono uguali.
La sua vedova Erika, che comunque sapeva chi si è sposata, e i loro due figli piccoli meritano compassione, non hanno scelto questa tragedia. Ma Charlie Kirk, l’ideologo? No. È stato vittima di ogni parola che ha pronunciato, di ogni seme di divisione che ha piantato. Non era un eroe, né un martire. Era un architetto del veleno che lo ha inghiottito.
E mentre l’FBI dà la caccia al cecchino e i politicanti gridano al “complotto della sinistra radicale” (parole di Trump), la domanda vera è: quanto ancora l’America può permettersi di glorificare l’odio e le armi? Quanti Charlie Kirk dovranno cadere prima che il paese smetta di scriversi epitaffi con il sangue? Questo non è un lutto. È un monito.
