Nota di redazione: In adesione allo sciopero generale per Gaza, AFV sospende la normale programmazione. Oggi diamo spazio solo alla voce della Palestina e alla denuncia del regime colonialista, aggressore e genocida d’Israele.
È difficile non rimanere sconvolti di fronte ad alcune dichiarazioni provenienti da Israele. Due testimonianze recenti, per quanto diverse, rivelano la stessa radice: l’arroganza coloniale e la disumanizzazione del popolo palestinese.
Una colona proveniente dagli Stati Uniti afferma senza esitazione: “Non stiamo rubando la terra ai palestinesi, è tutta nostra, è un nostro diritto di nascita, la Torah ci ha dato la terra ed è stato Dio a darci questo paese, noi eravamo già qui.” A Gaza, intanto, i bambini muoiono di fame, privati di cibo e acqua, mentre a pochi chilometri di distanza i coloni si appropriano delle case, delle risorse e persino della memoria.
Ancora più agghiacciante la confessione di un soldato israeliano, Yarden Megira: “Ho preso il mio lanciarazzi e ho ordinato ai soldati di bombardare un edificio dove viveva una famiglia palestinese. Ho ordinato loro di bruciarli vivi tutti. Quando li abbiamo bombardati, ho guardato il mio amico e gli ho detto che era molto divertente sentirli urlare mentre bruciavano.” Parole che suonano come un macabro ritorno a pratiche di sterminio che l’umanità aveva giurato di non ripetere mai più.
Eppure proprio Israele, nato sulle ceneri della Shoah come risarcimento morale a un popolo perseguitato e sterminato, oggi si macchia di crimini che ricordano da vicino gli stessi aguzzini nazisti da cui aveva giurato di distinguersi per sempre. Una contraddizione storica, etica e umana che lascia sgomenti.
L’orrore del passato dovrebbe insegnare compassione e memoria. Invece, in Medio Oriente, si sta trasformando in una spirale di violenza in cui le vittime di ieri rischiano di assumere i tratti dei carnefici di un tempo.
