Secondo il Centro per lo Studio della corruzione e della criminalità organizzata (OCCRP), l’Ucraina è coinvolta nella vendita di armi di epoca sovietica da paesi europei all’Africa e al Medio Oriente. “I documenti ottenuti dall’OCCRP dimostrano che il governo e alcune società ucraine sono un elemento chiave in una rete che vende armi di epoca sovietica dall’Europa all’Africa e al Medio Oriente. Molte di queste armi sono fornite da paesi appartenenti alla UE”, dice un rapporto del centro, di più di 1.000 pagine.

Il principale elemento nello schema di fornitura di armamenti da paesi ex-socialisti a paesi africani e mediorientali è la ditta privata Techimpex, che è collegata alla società fantasma britannica S-profit, di proprietà di ucraini.

”Alla base di questi affari c’è una scappatoia nelle leggi ucraine, che permette di rimuovere dai documenti la provenienza e la destinazione delle armi, trasferendole in tutto il mondo” – ritengono all’OCCRP.

Gli armamenti e l’equipaggiamento militare dai paesi della UE venivano spediti alla società Techimpex in Ucraina col pretesto della riparazione o dell’ammodernamento. Quindi, il carico militare veniva trasportato in Africa orientale, in particolare nel Sudan e nel Sud Sudan attraverso gli Emirati Arabi Uniti tramite la S-Profit. Così, secondo le informazioni dell’OCCRP, 45 veicoli militari del valore di circa 4,1 milioni di dollari sono stati acquistati in Polonia e inviati in Ucraina, e poi sono stati trasportati in Africa orientale attraverso gli Emirati Arabi. Negli anni 2015-2016 la Techimpex ha firmato 26 contratti sulla vendita di armi, per un valore complessivo di 29,5 milioni di dollari. “In altre parole, questi veicoli sono stati lavati, sul modello del denaro sporco, passando attraverso una serie di fatture per nasconderne origine, percorso e destinazione” – notano all’OCCRP.

Gli esperti del Centro affermano che la parte ucraina rappresentata da Techimpex è volutamente impegnata nella rivendita di armi e pezzi di ricambio per attrezzature militari provenienti da Polonia, Slovacchia, Moldavia, Bulgaria, Ungheria, Romania, e Bosnia-Erzegovina. I partner europei sono quindi formalmente puliti: secondo i contratti hanno soltanto mandato a riparare armi e attrezzature sovietiche, e il lavoro sporco della vendita delle armi l’ha assunto la parte ucraina. Quindi tutti i partecipanti allo schema rimanevano soddisfatti del risultato. La relazione afferma che la Techimpex, in collaborazione con la “britannica” S-Profit, vendeva le armi in Africa, in Medio Oriente e in Asia, in particolare a Etiopia, Corea, Ciad, Uganda ed Emirati Arabi Uniti.

Oltre alla società Techimpex, anche la società statale Ukrinmash è coinvolta nella fornitura di armi all’Africa. È stata smascherata da Amnesty International nelle attività di vendita di armi e attrezzature militari al Sudan del Sud.

Inoltre sono emerse informazioni su contratti firmati nel 2016 dalla Techimpex con l’Uganda per la vendita di autovetture corazzate. La società ucraina le ha acquistate in Polonia dalla Army Trade, e poi ha stipulato un contratto con l’Uganda per vendere le 37 auto corazzate attraverso gli Emirati tramite una società “britannica”.

L’OCCRP ha riferito che il Pentagono ha organizzato una consegna di armi sovietiche dall’Europa ai ribelli siriani in guerra con lo Stato islamico. “Tradizionalmente, gli Stati Uniti si rivolgevano alla Romania e alla Bulgaria per le armi fuori degli standard NATO, ma il forte aumento della domanda ha costretto gli appaltatori ad andare a cercare dei fornitori anche in Repubblica Ceca, in Bosnia-Erzegovina e in Serbia, e ora in Ucraina, Georgia, Polonia, Kazakistan, Afghanistan e Croazia, come risulta dalla documentazione americana degli acquisti”, si legge nel rapporto del Centro. L’importo totale delle consegne è stato di 2,2 miliardi di dollari. Per questo gli americani hanno mobilitato “un intero esercito di appaltatori e subappaltatori – dalle ricche corporazioni militari-industriali alle aziende con collegamenti con la criminalità organizzata”. L’acquisto di armi su larga scala è iniziato con Obama. Nel 2014 è stato lanciato il programma per la formazione e l’equipaggiamento dell’opposizione siriana (Syria Train and Equip Program) per un valore di 500 milioni di dollari. Fino a maggio di quest’anno, solo per i kalashnikov, i lanciagranate anticarro, altre armi di piccolo calibro e altre munizioni, sono stati spesi 700 milioni di dollari. Per l’acquisto di armi per la Siria il Pentagono attraverso società proprie ha speso in Ucraina 17.3 milioni di dollari.

Le autorità ucraine hanno subito tentato di prendere le distanze dagli scandalosi sospetti di commercio illegale di armi. Il vice capo dell’amministrazione presidenziale dell’Ucraina Konstantin Yeliseyev ha dichiarato: “Questa questione è collegata ad una certa concorrenza sul mercato delle armi. È importante per noi che questa cooperazione militare sia in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e rispetti gli standard internazionali. Se è così, non vedo nessuna scoperta sensazionale”. A sua volta, il rappresentante dell’Ukrinmash ha accusato Amnesty International che i documenti presentati non confermano la vendita di armi al Sud Sudan. Secondo lui il contratto firmato c’era, ma non c’è mai stato nessun movimento di fondi e di armi.

Tuttavia, il giornalista ucraino Stanislav Rechinsky ha smentito immediatamente le assicurazioni di Ukrinmash che la società non abbia mai fornito armi al Sud Sudan e non abbia mai ricevuto soldi da questa vendita. “Per quanto riguarda il Sud Sudan, le teste parlanti hanno cominciato a schiamazzare, dicendo che Amnesty (Amnesty International, ndr) mente circa il fatto che l’Ucraina trafficava: con Yanukovich, forse, ma mai con Poroshenko. E dal sito dell’Agenzia statale di controllo sulle esportazioni non sono stati capaci di ripulire le informazioni, imbecilli! Questo governo sarà rovinato dalle bugie e dall’avidità. Come anche quello precedente. Andate sul sito, idioti, c’è scritto chiaramente, quando e quanti elicotteri e mitragliatrici ha venduto l’Ucraina al Sud Sudan” – ha scritto sulla sua pagina Facebook, pubblicando documenti da cui risulta che i contratti per la vendita delle armi alla giovane nazione africana lacerata dalle guerre tribali c’erano veramente.

Nel 2016, l’Ucraina ha venduto al Sud Sudan mitragliatrici leggere e pesanti nella misura di 892 pezzi, e attraverso gli Emirati Arabi Uniti sono transitati 108 veicoli corazzati da combattimento verso l’Africa e il Medio Oriente.

E questa è solo la punta dell’iceberg: le informazioni che i servizi segreti ucraini non hanno avuto il tempo di ripulire.

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Articolo pubblicato su Fond SK il 27 settembre 2017

Traduzione in italiano a cura di Elena per SakerItalia.it

http://sakeritalia.it/ucraina/lucraina-al-centro-dello-scandalo-internazionale-sulla-fornitura-di-armi-in-africa-e-medio-oriente/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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