Il Ministro dell’Istruzione e del Merito si è calato fin troppo bene nel ruolo imposto dalla seconda parte della dicitura del suo ministero. Nella quotidiana ricerca di qualcuno da massacrare, mentre ai ricchi e ai potenti si stendono tappeti rossi e i problemi del paese sono lasciati nelle mani del “mercato”, il Governo Meloni, nella persona del ministro Valditara, oggi se la prende con i ragazzi violenti.
D’accordo, ci può stare. A patto di agire sulle condizioni che generano tale comportamento. Ma il Ministro, andando praticamente contro qualsiasi teoria pedagogica e sociologica, declina problema e soluzione nel seguente modo: il ragazzo è violento e basta. E se la scuola lo sospende c’è il rischio che questa sua inclinazione lombrosiana alla violenza si manifesti fuori dalla scuola.
Meglio quindi punirlo facendolo lavorare a dei lavori socialmente utili. Non perché questi lavori possano insegnargli qualcosa e aiutarlo in un percorso in grado di contrastare la situazione. No, perché il lavoro socialmente utile è umiliante in quanto tale e sarà l’umiliazione a farlo vergognare e quindi, per non incorrere successivamente nella vergogna, non ripetere il gesto.
In pratica il Ministro Valdiatara da un lato, in piena narrazione produttivista e consumista, ritiene a priori un lavoro socialmente utile, esclusivamente in quanto esterno alle logiche di profitto, produzione e consumo, umiliante per l’essere umano. Già questo dovrebbe far rizzare i capelli. Ma oltretutto ritiene l’umiliazione il modo migliore per correggere problematiche che hanno tutt’altra radice e tutt’altro margine di intervento.
Punire e colpevolizzare. Per un ministro che forse sta prendendo troppo sul serio la deriva della parola “merito” e poco sul serio la parola “istruzione”.
Maurizio Acerbo Prc