Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

La compagna Carla Nespolo, neo presidente dell’ANPI, per giustificare la retromarcia circa la manifestazione antifascista di Macerata si cimenta in una bella arrampicata sugli specchi. Il richiamo alle amministrazioni comunali come ossatura della democrazia e quindi posizione da rispettare e da accogliere ( espressa dal sindaco PD in omaggio al “lasciamo decantare” di Renzi e alla politica securitaria a senso unico del ministro Minniti) pare proprio una scusa abbastanza risibile.

Nel 1960 nessuno chiese il parere del Sindaco di Genova,, anzi del Commissario che era stato nominato il 1 giugno a causa della crisi della giunta Pertusio, per convocare la manifestazione antifascista contro il congresso del MSI e il conseguente sciopero generale.

Se poi il Ministero dell’Interno confermasse il divieto davvero ci troveremmo in una situazione di sospensione della democrazia e di favoreggiamento dei fascisti e il paragone con Luglio ‘60 si renderebbe ancor di più preciso.

Confermare la manifestazione pare proprio un imperativo d’obbligo, con buona pace di tutti i benpensanti, timorosi di espressioni di coerente antifascismo militante.

 

Di AFV

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